Ricorre quest’anno il decimo anniversario della scomparsa di Giuni Russo. La cantante siciliana si spegne nella notte tra il 13 e il 14 settembre 2004 a Milano, dove si era trasferita arrivandovi da Palermo sul finire degli anni Sessanta per dare espressione adeguata al suo talento. Ricordarne il nome e rinnovarne la memoria sono come le vie maestre dell’omaggio che va reso a una grande artista dotata di vera umanità e riconosciuta eccellenza. La sua carriera inizia giovanissima e trova fonti vitali nella sua famiglia, perché vi è forte la passione per la lirica e il bel canto. Non le sono mancati i riconoscimenti della critica specializzata: la sua ricerca di approdi canori e musicali sempre nuovi è un aspetto che si è soliti mettere in risalto per tracciarne il profilo biografico. Ed è a tutti nota la chiarezza e potenza di una voce dall’estensione pressoché illimitata e legata a forme interpretative raffinate.
Giuni Russo ha consegnato al pubblico più di 30 album che ne conservano la dimensione artistica e mostrano i diversi passaggi intercorsi nel tempo. Il volume di Bianca Pitzorno Giuni Russo: da Un’estate al mare al Carmelo (Bompiani 2009) ne presenta con ampia documentazione il profilo biografico.
Un’estate al mare è la canzone che per lei scrivono Franco Battiato e Giusto Pio nel 1982, l’anno del grande successo decretato dalla vittoria al Festivalbar. Sono i giorni di un’Italia euforica e vincente sulle onde del trionfo calcistico al Mundial in Spagna. E l’artista di Palermo esprime il volto e la voce di questa energia mediterranea che sprigiona bellezza e vita. Insieme a Franco Battiato e Maria Antonietta Sisini firma brani che recano il timbro di suggestioni musicali tra loro differenti ma non tanto, comunque, da smarrirne l’originale ispirazione mediterranea data dal ricamo canoro potente e struggente di parole e note. Si pensi, per esempio, a Strade parallele (aria siciliana) e Mediterranea.
La sua sensibilità artistica oggi continua a riverberarsi nel lavoro portato avanti dall’Associazione Culturale Giuni Russo Arte, a cui si deve l’impegno meritorio di conservarne l’opera e valorizzare le esperienze di ricerca nel campo vasto della musica. Alla sperimentazione, del resto, Giuni Russo si è dedicata senza mezze misure e mettendo da canto le non poche opportunità commerciali che le si erano ampiamente schiuse a partire dagli anni Ottanta.
Al Festival di Sanremo parteciperà per l’ultima volta dopo oltre trent’anni di assenza nel 2003 con la canzone Morirò d’amore, classificandosi al settimo posto e regalando al pubblico un’altra perla di poesia e musica. Il testo e la melodia sono essenza purissima di una tensione inesausta verso il Mistero in cui s’intravedono l’attesa di un abbraccio pieno e senza riserve con la vita, la speranza di poter dire “per sempre” a tutti e a tutto. In fondo l’amore cantato da Giuni Russo ha la fisionomia delicata di uno spartito composto intorno a una felicità ritrovata e vissuta nel qui e ora del tempo, proprio come un’estate che non ha mai fine.