Alla presentazione del recente bel volume di Simone Piraino, tenuta domenica scorsa al Caffè letterario del Teatro Massimo, “rinascita” è stata una parola pronunciata molte volte. E, come si specificherà più avanti, la si è contestualizzata rispetto alla città di Palermo e collocata nel circolo dei concetti e temi riguardanti significati e prospettive del progresso civile favorito dall’arte in generale e dalla musica in particolare.
Ritratti dal vivo: la musica di Marco Betta, Giovanni D'Aquila e Riccardo Riccardi, pubblicato con i tipi di Abeditore, è il titolo del saggio di cui hanno parlato Francesco Giambrone (sovrintendente della Fondazione Teatro Massimo), Daniele Ficola (direttore del Conservatorio Vincenzo Bellini di Palermo) e Oscar Pizzo (direttore artistico della Fondazione Teatro Massimo). All’incontro, organizzato dall’Associazione Kaleidos e moderato da Anna Annaloro, erano presenti i due compositori Marco Betta e Giovanni D’Aquila, di cui il libro con piglio narrativo interessante approfondisce il percorso artistico fin qui svolto, raccontandolo anche per il tramite di interviste che lo documentano e offrono al lettore nella forma della prima persona. A margine conclusivo della serata Valentina Vitti (soprano) e Alessia Sparacio (mezzosoprano) accompagnate da Vito Mandina (pianista) hanno cantato e interpretato con voce decisa brani di Marco Betta, Giovanni D’Aquila, Riccardo Riccardi e Simone Piraino.
«L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire». Questa frase si legge nell’architrave del portico del monumentale teatro palermitano dalla storia lunga e celebrata nel mondo. Sono molti, del resto, i motivi che lo rendono noto e degno di ammirazione. Ed è bene tenere a mente tutta la frase che lo identifica, legando i due periodi per trarne insegnamenti utili ai nostri giorni.
Arte, popoli e vita sono termini interrelati e svelano l’essenza del cammino umano nei secoli, la ricerca mai finita che porta a collegare bellezza e svago. Ma c’è dell’altro in quest’epigrafe: se le diverse messinscene di arte e spettacoli non consentono la scrittura di nuove pagine di storia sono momenti inutili dell’esistenza personale e pubblica. Ecco il punto di giudizio scolpito a chiare lettere grazie a un’ispirazione rimasta di autore ignoto. Ebbene, il libro e le riflessioni che ne sono scaturite nella presentazione di domenica sera indicano una serie di elementi nei quali l’orizzonte del discorso artistico si apre in tanti modi verso la vita delle persone che abitano e sono parte di questa città. Ed è qui che torna con forza il valore della parola “rinascita” rispetto a Palermo.
Certo, le questioni che un discorso simile si trascina sono complesse e hanno bisogno di significativi approfondimenti e chiarimenti. In forma di sintesi se ne può dare senz’altro un approccio tematico e schematico. Applicare la parola “rinascita” all’arte e intenderla sul piano culturale e politico come “rinascita civile” vuol dire rimettere in gioco l’opportunità di un nuovo inizio per Palermo. La storia, che è sempre maestra di vita, porta nel suo corso millenario momenti oscuri, criticità e sfide da valutare e affrontare. Ciò vale a ogni latitudine del pianeta, anche se in maniera accentuata per città e sud del mondo. Ma, ancora una volta, sono presenti le premesse e speranze per puntare verso una rinascita. E si trovano nell’io di persone che, cercando bellezza nella musica e costruendo così bene comune, si fanno compagnia vera e sono protagoniste di nuova storia.