Ponti e strade in Sicilia tra fatti recenti e storie antiche

Non ci sono frasi esatte per giudicare la condizione viaria della Sicilia. Il crollo del viadotto Himera lungo il tragitto autostradale Palermo-Catania è l’ultimo di una serie di casi di varia entità e gravità. Quanto siano necessari in quest’isola diversi interventi strutturali è un’evidenza che non mette conto dibattere o negare. Le sue estremità sono parti di un tutto che restano l’un l’altra lontane, nonostante le distanze nel corso del Novecento sono state progressivamente abbreviate dallo sviluppo tecnologico e costruttivo applicato al sistema dei trasporti.

Oltre la cronaca dei fatti recenti c’è la storia del lungo periodo. Non sono pochi indagini e studi che ne hanno approfondito e tratteggiato il quadro generale di ponti e strade. Si tratta di una conoscenza delle strutture viarie siciliane che segue al fenomeno dei viaggi effettuati durante la stagione del Grand Tour e man mano diventa sempre più precisa.

Tra Sette e Ottocento la Sicilia è visitata e raccontata in scritti di valore assoluto; sono noti diari e appunti che ne divulgano al mondo vestigia classiche e bellezza dei suoi panorami tra mare e monti. Goethe, Bridone e Münter sono solo alcuni dei molti scrittori che l’hanno attraversata percorrendone il perimetro, non potendo cioè addentrarsi per via di strade spesso malmesse, che nei secoli hanno reso disagevole inoltrarsi nelle zone interne isolane e scoprirne quindi le bellezze del paesaggio. Si sarebbero potute visitare – oltre alle note e celebrate Girgenti, Segesta e Selinunte – Caltagirone con le sue maioliche colorate, Morgantina con le sue millenarie pietre, Enna l’ombelico di Sicilia con il suo carico di classicità. Non a caso quest’ultima città è ricordata nel viaggio goethiano anche a causa di strade diventate pesanti e impraticabili dopo una piovosa giornata di fine aprile 1787, malgrado il lavoro fatto poco prima per lastricarle. Lo annota con stupore il letterato tedesco quando vi si reca giungendo da Caltanissetta.

Ma negli anni il problema rimarrà in gran parte irrisolto e per i siciliani non mancheranno disagi da affrontare. Lo documenta Carlo Giachery – professore nell’Università di Palermo e per qualche anno ispettore di ponti e strade – in una Memoria descrittiva della Sicilia e de’ suoi mezzi di comunicazione sino al 1860 pubblicata nel 1861. Ebbene, quest’opera è da lui anticipata ad Agostino Depretis, che in Sicilia si era recato soprattutto per cercare una mediazione tra Cavour e Garibaldi durante l’avanzata vittoriosa dei Mille. Depretis era stato primo ministro nei governi della sinistra storica nell’Italia unita e in due occasioni ministro dei Lavori pubblici. Quest’ultimo aspetto ci segnala così, tra l’altro, quanto sia approfondita e dettagliata la conoscenza dei problemi viari siciliani da parte statale.

Oggi è l’11 maggio. Molto tempo è trascorso da quello stesso giorno del maggio 1860, quando Garibaldi e i Mille sbarcano a Marsala per fare dell’Italia una nazione libera e indipendente partendo dal suo lembo meridionale, la Sicilia. E ancora oggi continua il lavoro per rendere vicine le persone e città di questa terra. Non è cosa da poco o soltanto questione strettamente economica, perché insieme a idee e cose viaggiano sempre libertà e progresso.

 

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per offrire servizi in linea con le tue preferenze. Se non accetti le funzionalità del sito risulteranno limitate. Se vuoi saperne di più sui cookie leggi la nostra Cookie Policy.