Quando un nuovo libro è pubblicato è una buona notizia per tutti. La massima è nota. Lunedì 6 luglio alla Mondadori di Palermo è stato presentato il libro di Claudia Magistro Bellezza d’estate a tavola. 40 ricette di ispirazione siciliana (Edizioni People & Humanities 2015). Rosalia Pipia, che ne ha parlato insieme all’autrice e a chi scrive, ha legato a filo doppio i contenuti del volume a tre ordini di significati: bellezza, estate, Sicilia. Da queste parole si possono trarre molteplici suggestioni per situare il libro nell’ambito di una dimensione che va oltre il proprio specifico genere letterario.
Amicizia e nessi editoriali non fanno velo a volerne ragionare qui con piglio libero e sguardo aperto verso un orizzonte ampio, per individuare nell’ottica del presente un ventaglio di significati in prospettiva pubblica. Proprio come lo stesso libro suggerisce attraverso un testo la cui misura è sovente quella dell’attualità siciliana.
Questo libro non è solo e semplicemente un libro di ricette. La formula con cui l’autrice lo ha pensato e scritto documenta il suo grande amore per questa terra. La Sicilia è il cuore di un racconto che si snoda attraverso 40 ricette collegate all’estate e, quindi, a profumi e sapori della bella stagione nell’isola dove il sole ne illumina paesaggi e scenari tra mare e monti. Colori e parole diventano così libro, tratteggiando ingredienti e procedimenti di ricette per la via di una narrazione insieme letteraria e fotografica. Le immagini catturano l’attenzione dello sguardo grazie alla composizione di una figura che punta verso la ricerca della qualità estetica impressa nella struttura di un equilibrio coerente, pagina dopo pagina. E vi è chiara, come da esplicita dichiarazione dell’autrice, un’impronta lessicale ben precisa e voluta che riconduce la scrittura alle opere di Andrea Camilleri.
Ma non è ancora tutto. C’è, almeno, un altro aspetto da mettere in campo per dare il rilievo adeguato a questo libro e aprire una finestra sul palcoscenico di bellezza che la Sicilia offre al mondo.
Non serve un discorso lungo: una ricetta è occasione di bellezza e bene da mettere in comune, perché da essa provengono storie ed esperienze, lavoro ed umanità, cioè le cose che uniscono persone e generazioni nel tempo e le avvicinano nel presente. Lo dimostra il criterio adottato da Claudia Magistro nel rintracciare tra lo svolgimento dei fatti quotidiani il sapore e le tradizioni che il passato ci ha consegnato. E questo aspetto ci dice che la conoscenza delle cose rischia l’oblio senza la ripresa consapevole e adeguata della memoria; il che vale, appunto, anche in cucina e tra le consuetudini di ricette tramandate nei secoli. La cucina siciliana possiede questa tensione a sublimare nel cibo un amore alla vita che non sopporta finitezze, cioè ambisce a diventare metafora e pretesto per un compimento più alto rispetto alla pietanza messa in tavola. Per meno, del resto, non se ne potrebbe trarre spunto adeguato a farne principio di bellezza e valore della rinascita di un popolo.
Ecco, allora, il punto decisivo. Quel nucleo primario di ragioni essenziali che possono dare forza e futuro alla vita si trovano anche in un libro che racconta di ricette e storie siciliane. Bellezza, bene, giustizia e verità sono dinamiche all’origine di ogni opera. Ed è utile tenerlo a mente adesso più che mai, quando nel mondo non mancano difficoltà di varia natura e come la vicenda greca ci pone ogni giorno innanzi agli occhi.
Occorre un’educazione alla bellezza riproposta e rinnovata senza soste, perché ogni giorno d’estate conservi in Sicilia un’occasione per cercare la felicità e assaporarne il gusto nel pane quotidiano. I sapori e le storie di quest’isola al centro del Mediterraneo sono un indizio prezioso. Ci aiutano a seguire le tracce di un percorso che tra le vie della realtà conduce dove bellezza e felicità sono parole di un’esperienza.