Preston Thomas Tucker (1903-1956) è stato un geniale protagonista dell’industria automobilistica americana. Nel corso della prima metà del Novecento egli inventa, produce e prova a commercializzare le sue autovetture che, rispetto a quelle del tempo, hanno soluzioni ingegneristiche e meccaniche avanzate. La sua vita è stata narrata in un film di successo diretto da Francis Ford Coppola e uscito nelle sale nel 1988: Tucker, un uomo e il suo sogno è il titolo tradotto per la distribuzione nei cinema italiani. Nella sua storia troviamo la descrizione della poeticità del self-made man, di colui che dà forma al sogno americano. Tucker vive per affermare il valore e la positività di un’intuizione industriale, la mette alla prova dei fatti e combatte per saggiare il dramma della libertà che costruisce opere. In effetti, tra le pieghe della sue ispirazioni e realizzazioni si trova la nobiltà di un tentativo fatto per diffondere benessere e non per negare ad altri qualcosa. La storia di quest’uomo nato nel Michigan, negli Stati Uniti d’America, ha molti punti in comune con la storia di un uomo nato e vissuto poco prima ad Adrano, in Sicilia, nella seconda metà dell’Ottocento. L’uno e l’altro hanno invenzioni e soluzioni industriali innovative; a entrambi non riesce la commercializzazione dell’idea come prodotto di larga diffusione.
Giovanni Petronio Russo (1840-1910) è stato un ingegnoso interprete della seconda rivoluzione industriale, di cui capisce acutamente gli sviluppi riguardanti i trasporti su strada grazie all’utilizzo del motore a vapore. La sua vita inizia e si conclude con il merito e la dignità dell’uomo vero in una città di antica fondazione, che una volta era chiamata Adernò e che oggi è nota anche perché situata tra le bellezze naturali del Parco dell’Etna. L’inventiva straordinaria di questo siciliano cresce nella periferia d’Europa, quando l’Italia non era stata ancora unita del tutto e che il cattolicissimo genio di Adrano, tra l’altro, contribuisce a rendere libera e indipendente combattendo con onore nella Terza Guerra d’Indipendenza. Una mostra in corso nella sua città celebra «Giovanni Petronio Russo: l’inventore e l’uomo» (cfr. la scheda su "Sicily Present" La “Trinacria” di Giovanni Petronio Russo) e diventa occasione per illustrare nella “XIV Settimana della Cultura” il cospicuo patrimonio culturale e umano di quest’isola al centro del Mediterraneo.
Il motivo per cui la sua storia merita di essere conosciuta e divulgata parte dall’idea industriale da lui concepita e realizzata nella forma di un prototipo che, alla fine, è messa da parte per assenza di finanziamenti adeguati. Russo inventa una locomotiva a tre ruote marciante su strada e non su rotaia, azionata da un motore a vapore e molto agile nelle manovre tra le vie cittadine. Quando la videro procedere tra le vie di Roma e Catania, nell’estate del 1873, furono applausi e incoraggiamenti a scena aperta. Non si può dire quale sarebbe stato il successo effettivo di quest’idea, se fosse stata sviluppata con le risorse necessarie. Resta il fatto che molte delle intuizioni e soluzioni erano di per sé interessanti e avevano una finalizzazione sociale. La locomotiva pensata da Russo poteva diventare un mezzo di trasporto pubblico. Infatti, essa era strutturata per portare a bordo di un vagone trainato una ventina di persone. A questa sua invenzione egli, come ricorda la mostra di Adrano, diede nome “Trinacria”. Gli investimenti su larga scala privilegiarono la locomotiva a vapore su rotaia e le automobili, un po’ alla volta, furono perfezionate nei decenni successivi. La locomotiva "Trinacria", smontata dal suo autore, cadde così nell'oblio della storia.
Eppure, a distanza di quasi un secolo e mezzo, la storia di quest’uomo e della sua invenzione torna a farci compagnia. L’inventore della locomotiva “Trinacria” senz’altro soffre per l’insuccesso della propria idea, ma rimane saldo nel proposito di costruire una vita positiva per sé e per la propria terra. Ad Adrano, dopo un periodo trascorso a Napoli dove vive facendo l’insegnante, ritorna mosso da virtù civica e offre un contributo importante nell’ora terribile di un’epidemia di colera che si diffonde nella sua città. La mostra ricorda i suoi gesti nobili in questo frangente e l’efficacia di alcune soluzioni idriche realizzate per migliorare la condizione di tutti. Questo scienziato siciliano è stato anche un amministratore pubblico che non si è risparmiato nell’ora del lavoro e del sacrificio.
La Sicilia ha figli di questa levatura, che illustrano la storia del suo popolo e rimangono tra i giorni del tempo che scorre inesorabile. Ci sono uomini che ricordano a tutti una semplice verità: la forza delle idee buone supera le barriere e i contrasti del proprio secolo. A colui che dell’idea è autore la storia riserva, presto o tardi e mai secondo una misura scontata, il riposo nel pantheon della memoria pubblica. Russo ha amato il nucleo vivo dell’idea, non si è fermato all’involucro delle cose e, soprattutto, non ha subito gli abbagli del successo effimero e le malinconie delle cadute. La sua vicenda umana ci ricorda che le idee buone hanno radici piantate in cielo, da dove scendono in terra solo per dare linfa ad alberi sempreverdi i cui frutti sono per tutte le stagioni.