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(18 giugno 2013) – Un legame tiene insieme musica e libertà, facendone il vertice di ideali e pensieri che diventano le parole di un discorso privo di confini ideologici e geografici. Questo giudizio vale anche in due precise circostanze; entrambe hanno a che fare con la vita di quest’isola al centro del Mediterraneo. Eccone le ragioni. In Sicilia, a Palermo, è stata presentata una campagna per sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore delle opere di solidarietà portate avanti dall’Associazione Cilla. Sulle nostre pagine abbiamo posto in risalto gli aspetti sociali e artistici messi in movimento dal concerto che si è tenuto martedì 11 giugno al Conservatorio di musica “Vincenzo Bellini”. Gaetano Burgio ha illustrato caratteristiche e luoghi delle case poste a disposizione da questa onlus per ospitare i familiari dei pazienti ricoverati negli ospedali di moltissime città italiane. Chiara Giacopelli ha documentato la bellezza delle suggestioni musicali suggerite durante il concerto eseguito sul palcoscenico della Sala Scarlatti dall’Orchestra Giovanile dello stesso conservatorio diretta da Alberto Maniaci.
Ebbene, note e armonie di un concerto sono un’espressione limpida del ruolo che l’arte manifesta ovunque e sempre. E l’evento palermitano ha mostrato che la musica giunge fin nel cuore dell’umano vero, rende prossima la gente nell’amicizia, ne legge i desideri di bellezza e bene autenticandoli di fronte al mondo come valori preziosi con cui fare i conti ogni giorno. Nel concerto di un’orchestra vibrano ideali ed emozioni che promuovono l’energia originale della libertà, creano vita nuova e rendono così possibile uno spunto per costruire nel presente, per cooperare fianco a fianco lungo i giorni di un tempo difficile riconoscendosi nel volto e nella speranza dell’altro. La solidarietà che muove un concerto ha queste caratteristiche. «Una condivisione che diventa cultura» è, non a caso, uno slogan divulgato dall’Associazione Cilla come giudizio richiamato per identificarne le opere di fronte a tutti.
In Grecia è stata posta la parola fine alla lunga e gloriosa storia dell’Orchestra Sinfonica Nazionale. La vicenda è nota; vi agiscono come fattore malevolo le spire di una crisi che attanaglia e angustia la gente di questa terra, cioè la terra da cui è storicamente sorta la prima identità riconoscibile dell’Europa in generale e della Sicilia in particolare. Alle origini questa è una storia che parla della libertà e la contrappone al dispotismo quale dimensione di un destino storico per cui vale la pena lottare contro ogni nemico. L’idea d’Europa si definisce attraverso questo carattere essenziale; non pochi pensatori hanno ragionato sulla libertà come cifra culturale e tradizione aperta che qui si affina ed evolve lungo il travaglio dei secoli. La chiusura di quest’esperienza artistica greca non può passare inosservata e restare senza clamore, non può non lasciare una traccia di rammarico tra persone e nazioni. Quando un musicista suona una melodia è una parola di speranza che si riverbera nel mondo; nel respiro arioso e aperto di un’orchestra le parole che raccontano la bellezza della vita diventano più d’una, e tutte insieme assumono forza maggiore e rimangono un bene comune a cui altri attingeranno in futuro. L’Europa dei popoli e della libertà oggi si costruisce con l’energia degli stessi ideali in Grecia come in Sicilia, ad Atene come a Palermo.