19 luglio 1992: giustizia e verità oltre il buio

 

(19 luglio 2016) - Riproponiamo questo editoriale nel giorno in cui si ricorda il ventiquattresimo anniversario della strage di Via D'Amelio.

 

Alla data del 19 luglio è legata a filo doppio la memoria di un evento che ha segnato per sempre uomini e storie di quest’isola al centro del Mediterraneo. La Strage di Via D’Amelio a Palermo ha insanguinato una città già ferita e provata dal dolore di un male che con fattispecie tentacolare le si è aggrovigliato negli ultimi secoli ostacolandone uno sviluppo armonioso e globale. L’estate del 1992 è una tappa di questo cammino nel buio; ricordarla vuol dire allora, per tutti, mettersi di fronte alle lacrime di chi piange i propri cari e ne tiene in vita la memoria illuminandola con il fuoco sacro di una speranza di bene. In Via D’Amelio muoiono Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Tranchina; tra i poliziotti componenti la scorta al giudice resta ferito gravemente Antonino Vullo, l’unico a salvarsi quel pomeriggio dall’esplosione dei 100 chilogrammi di tritolo. Ancora oggi, dopo ventuno anni, sono sotto indagine le piste attraverso cui giungere alla verità e dare volti e nomi precisi a coloro che hanno voluto, deciso ed eseguito questa strage di stampo mafioso.

19 luglio 1992: intorno a questo giorno ne scorrono altri che restano con la stessa durezza pervicace nella storia e s’impongono negli anni che avanzano come concatenazione di altre vite spese per la giustizia di una terra che vuole la verità e cerca la luce oltre il buio. Altre vite e altri volti di un contesto simile nei fatti e nell’ideale: il 23 maggio porta lungo la linea del tempo i nomi di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. La foto che ritrae insieme Giovanni Falcone e Paolo Borsellino esprime nell’immagine del momento felice una scelta per il bene a cui è convocata la decisione di ognuno.

Quando la memoria si rinnova attraverso le generazioni che passano, vuol dire che la speranza di giorni migliori non è finita, che il desiderio del bene muove ancora la volontà delle persone, che l’opera di chi ci ha preceduto continua senza sosta nell’esperienza dei più giovani. E ciò ha a che fare con un giudizio irriducibile e persistente oltre ogni prova: giustizia e verità sono le luci che nei secoli illuminano l’orizzonte della speranza. È sempre stato così, a Palermo e ovunque. Giustizia e verità sono parole che riverberano nel presente una promessa vera e recano il sentimento antico quanto il mondo di una pace senza fine le cui origini sono tra cielo e terra. La memoria del 19 luglio rende attuali le ragioni profonde della giustizia e della verità. Un giudice e la sua scorta ne sono testimoni.

 

 

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