Antonino Cangemi, Beddamatri Palermo! Cronache satiriche della città più incasinata d’Italia, Di Girolamo Editore, Trapani 2013
Un punto esclamativo segna e rende inconfondibile questo volume di Antonino Cangemi pubblicato con i tipi della casa editrice Di Girolamo. Beddamatri Palermo! è affermazione perentoria che dice tutto di una città dalla lunga storia e dai mille paradossi. Non a caso, del resto, per precisarne il contenuto e mostrarlo senza equivoci di sorta il titolo è opportunamente completato con la seguente didascalia riassuntiva: «Cronache satiriche della città più incasinata d’Italia». Ecco posti in evidenza, così, i primi elementi per ragionare intorno a vicende e problemi di una città e ribadire i motivi che la rendono unica agli occhi del mondo. L’autore cita e documenta innumerevoli esperienze raccolte con cura e metodo in un lavoro che risulta pregevole anche per l’ordine e la ricercatezza stilistica con cui si offre all’attenzione del lettore.
Beddamatri Palermo! è un libro che si articola in 196 pagine suddivise in 9 capitoli. Vi sono raccontati i chiaroscuri del contesto cittadino, appuntando storie e sorrisi traendone lo spunto dai fatti di ogni giorno, cioè dalle vicende che costituiscono la stoffa con cui sono intessute le giornate dei palermitani. Gli aneddoti sono una vera e propria rassegna di casi e fatti noti a tutti perché vissuti in prima persona o per sentito dire. Non manca, né poteva essere diversamente, il capitolo conclusivo dedicato al problema del «traffico» e diventato una celebre gag per trattare una «piaga» dell’isola nel successo cinematografico Johnny Stecchino portato nelle sale nel 1991 con la magistrale regia e interpretazione di Roberto Benigni.
Antonino Cangemi racconta episodi che danno il timbro alla città dove svetta «il più bel promontorio del mondo». E lo fa con intelligenza e ironia, restituendo tra il serio e il faceto e per la via del singolo aneddoto questioni e verità sulle quali è bene riflettere. Molte volte, infatti, il sorriso suscitato dagli episodi descritti fin nel loro specifico dettaglio diventa amaro, mostrando la parte del paradosso che è meno piacevole vedere e puntando il riflettore dove ciò che s’illumina è la versione buia di questa città, altrimenti bellissima e felicissima come è stata spesso illustrata nelle opere dell’arte e della letteratura.
Non mancano i riferimenti al malcostume e alla malvivenza che nel tempo sono diventati una congerie di materiale abbondante per raccontare questa città, come si evince attraverso la cronaca di non poche vicende riguardanti politici e mafiosi. Gli aneddoti diventano occasione di denuncia civile, il tramite per mettere in rilievo il valore del bene comune come parametro con il quale interpretare in controluce il fine autentico dell’amministrazione pubblica. Palermo in questo senso è un osservatorio privilegiato per entrare dentro la dimensione del potere, soprattutto perché qui hanno la loro sede la giunta e l’assemblea della Regione Siciliana. E Cangemi ne parla, anche in questo caso con piglio pungente, spigolando tra le prassi poste in atto per assicurarne il funzionamento burocratico e legislativo.
Ma il suo punto di vista va oltre il limite che la realtà cittadina a volte mostra attraverso le forme detestabili di malcostume di cui volentieri si farebbe a meno. Cangemi mette in campo le trame di vicende che regalano un sorriso consapevolmente mosso dalla forza dell’ironia e così, con un sarcasmo che tiene il passo fino all’ultimo brano del libro, spinge in avanti lo sguardo aprendo la strada verso un’altra prospettiva. L’assurdo e le contraddizioni di una città splendida, come senza alcun dubbio è Palermo, diventano allora le incoerenze inevitabili con cui fare i conti durante un cammino della vita che per tutti si svolge desiderando motivi semplici di felicità di cui ridere e gioire. Ed è a questo livello dell’esistenza che si trovano le ragioni antiche e profonde del paradosso, cioè quell’iniziativa originale della persona che la porta a cercare bene e bellezza ovunque e sempre.