Lorenzo Castellani - Santo Primavera, Pensare per governare. Appunti per una destra globale, Bonanno Editore, 2014
“Ma cos’è la destra cos’è la sinistra…” si interrogava con ironia apparentemente divertita ma amara Giorgio Gaber prendendosi gioco dei vuoti luoghi comuni che soffocano le radici e la sostanza delle ideologie, le quali, seppure travolte dalla confusione mediatica, continuano a costituire lo spartiacque di orientamenti differenti (“l’ideologia l’ideologia/ malgrado tutto credo/ ancora che ci sia”).
In un momento storico in cui nel nostro Paese il populismo dilaga, annebbiando le coscienze, le provocazioni di Gaber sono ancora più attuali: che cosa resta della destra e della sinistra nell’odierno dibattito politico?
Il tema è stato sinora trattato, nella saggistica o in riflessioni giornalistiche, sul versante della sinistra. Anche la satira ha preso spesso spunto dalla crisi della sinistra punzecchiando con battute a volte al vetriolo gli esponenti degli schieramenti un tempo ispirati a culture e orientamenti marxisti.
Non vi è stato, invece, un analogo movimento di pensiero volto a meditare sull’ identità, anch’essa oggi assai confusa, della destra.
Consapevoli di tale lacuna due giovani studiosi appassionati di politica, Lorenzo Castellani e Santo Primavera (quest’ultimo siciliano di Acireale) hanno di recente pubblicato un breve ma interessante saggio, Pensare per governare, che punta i riflettori sulla crisi e sull’identità della destra.
Nel libro, edito da Bonanno, i due autori ripercorrono, con una lettura attenta, il cammino della destra in Italia nell’ultimo ventennio evidenziando gli errori e i limiti di una politica in cui i proclami e le promesse sono prevalsi sui contenuti. Naturalmente l’jaccuse è rivolto soprattutto a Berlusconi, l’indiscusso principale esponente della destra in questo ventennio. Gli autori, sebbene gli riconoscano il merito di avere “sdoganata” la destra, gli addebitano la colpa di avere promosso una politica che ha privilegiato gli aspetti mediatici e comunicativi sulla realizzazione di riforme che, in linea con un’ideologia liberale (da lui soltanto invocata), alleggerissero il peso dello Stato ampliando la sfera delle libertà degli individui.
Castellani e Primavera, però, nel loro saggio non si limitano a muovere critiche supportate da dati e argomentazioni dettagliati, ma sono anche propositivi. Già il titolo, Pensare per governare, è di per sé eloquente: la ricetta proposta è quella di ridare alla politica della destra un substrato ideologico che sgomberi il campo dalle improvvisazioni semplicistiche e dalle spinte emotive. Quelle che hanno condotto in questi anni al “pensiero corto”, felice espressione con la quale Castellani e Primavera connotano, cogliendone l’essenza, una corrente “ideologica” (in realtà presente anche nella sinistra) in cui gli slogan sensazionalisti e il tatticismo con finalità meramente elettorali si sostituiscono alla riflessione e alla pianificazione strategica. La destra che Castellani e Primavera vorrebbero che si ricostituisse, e alla cui riedificazione contribuiscono con il loro saggio, si fortifica attraverso confronti e meditate elaborazioni, anche tramite i blog e le esperienze pratiche delle aule consiliari, intorno ai capisaldi del liberalismo conservatore alieno ai populismi. Ed è una destra moderata quella da loro caldeggiata, aperta al dialogo, fondata sulle libertà individuali che, seppure difese dalle insidie dello statalismo, si conciliano con le istanze collettive. Una destra saldamente radicata nella tradizione democratica che anche chi ha una visione ideologica contrapposta auspicherebbe per realizzare una sana alternanza di governo. Così come accade nelle più mature democrazie occidentali.