Antonino Cangemi, Il bacio delle formiche. Poesie del giorno e della notte, LietoColle 2014
È un libro di poesie che merita più di una lettura attenta. I versi ci richiamano a guardare e stare tra le esperienze quotidiane comprendendone e assaporandone il valore e la bellezza: cerca questi risvolti essenziali Il bacio delle formiche di Antonino Cangemi (LietoColle 2014). Le poesie vi sono pubblicate nell’ambito di due parti dedicate al giorno e alla notte e raccontano contesti e scene di vita, ne mettono in versi i frammenti e frangenti tratti dalle esperienze di tutti giorni con il loro carico di dinamiche molteplici in quanto a ragioni ed emozioni. La vita che vi si coglie è vera e deriva da spunti che conducono proprio dove l’esistenza palpita mossa da fatti e storie semplici e reali.
Questa tensione narrativa si distingue nelle trame delle singole poesie, da esse promana come una sorta di invito a riconciliare anima e cuore mettendo l’una e l’altro di fronte alla straordinaria unicità e irripetibilità di momenti e motivi dell’esistenza. Lungo lo scorrere del libro resta come principale linea guida la conversione dello sguardo verso il desiderio di bene e verità oltre le preoccupazioni e l’intersecarsi delle minute vicende. Attraverso le poesie di Cangemi va in scena il quotidiano con le allegrie e gli affanni delle storie di tutti.
Il bacio delle formiche è una raccolta di poesie che con argutezza e delicatezza sospinge il lettore verso una valutazione chiara ed inequivocabile. In fondo, leggendole una per una e ricercandole alla fine per la via delle loro molte metafore, si trova nelle poesie un suggerimento che indica e distingue la direttrice su cui stanno insieme i 45 componimenti.
Tutto vale e merita l’attenzione dell’universo perché è valore della vita in cerca di verità. Questo è il punto di giudizio che i versi della raccolta poetica di Cangemi documentano con il movimento ragionato delle parole. In effetti, lo stesso titolo suggerisce questa cifra interpretativa. Alle formiche sono dedicate tre poesie che raffigurano tre episodi specifici della loro esistenza; sono tre circostanze in cui il valore delle cose è comunicato in termini essenziali. Non è certo casuale, del resto, la scelta di questo insetto minuscolo e laborioso: “Il bacio delle formiche”, “Il nemico” e “Processione” sono le poesie in cui compare distinta l’immagine della loro caratteristica umile e operosa, la dimensione del loro faticare senza scampo trascinando mollichine. Cangemi le presenta raffigurandole più volte per quello che sono: creature «proletarie», «che solcano sulla terra rossa labili rughe» e che «percorrono sui muri screpolati di campagna il loro strano, solidale giro verso una meta certo meno incerta di quella che a noi pare così certa» (pp. 55, 38, 17).
Le poesie di Antonino Cangemi, proprio come accade in altri suoi volumi (in questo senso sono esemplificativi I soliloqui del passista, Zona 2009 e Beddamatri Palermo!, Di Girolamo 2013) vanno diritto al cuore della vita. Non mancano le possibilità di ragionarne mettendo in campo il confronto con altre note ispirazioni e suggestioni liriche ed esistenziali. Nel verso «gli uomini che passano» della poesia “Villeggiatura” (p. 45) affiora il pensiero imperituro che Eugenio Montale rivolge agli «uomini che non si voltano» nella poesia “Forse un mattino andando in un’aria di vetro”.
Mette conto segnalare l’ultima poesia “Norimberga” (p. 58). Ne è occasione la memoria dell’Olocausto come notte oscura e crudele dell’umanità. Vi si dice del «pullman» che fa sosta «sulla Storia», come a voler delineare con un passaggio di parole discreto e deciso il valore assoluto del percorso umano nei secoli, la verità e la giustizia cercate accanto alla pace nelle cose piccole e grandi. Quello che resterà nel tempo come ricordo di morte e orrore trova riscatto nell’amore di un uomo e una donna non ostacolato dal colore diverso della pelle. Qui Cangemi, pur non dichiarandolo, forse allude al «bacio delle formiche» posto nel titolo e ai significati che vi sono compresi. La bellezza, infatti, è l’ultima parola della vita e permane come speranza di bene inattaccabile per sempre e per tutti. A questo livello dell’esistenza non vince nemmeno il più violento tra i totalitarismi.