Presentato a Palermo il 28 novembre scorso Un rifugio sicuro, il nuovo romanzo di Licia Romano edito dall’Istituto Poligrafico Europeo di Palermo.
Il luogo scelto dall’editore Dario Carnevale è un luogo simbolo della lotta alla mafia e del riscatto della cittadinanza che si vuole liberare del giogo mafioso che la opprime: la presentazione è infatti avvenuta presso “La bottega dei sapori e dei saperi della legalità” che, nei locali di Piazza Castelnuovo a Palermo, si occupa della vendita al dettaglio dei beni forniti dalle cooperative “Libera terra” prodotti nei terreni strappati alla criminalità organizzata.
Anche gli stessi locali della “bottega” sono stati confiscati alla mafia e restituiti alla città, destinandoli quindi ad un uso sociale secondo quanto previsto dalla legge 109 del 1996; nell’introduzione di Dario Carnevale emerge proprio la coerenza di questa scelta editoriale, ossia “presentare il libro giusto, nel momento giusto e nel posto giusto”.
Le vicende del romanzo ruotano attorno a due figure femminili, Laura Noto e Rosalba Pace: Laura è proprietaria di un bed and breakfast nel cuore delle Madonie, splendida dimora immersa nei boschi di querce e chiamata Casale Paradiso per via del nome della strada limitrofa; Laura, in passato, ha già dovuto fare i conti con la mafia locale e conosce bene come sia difficile perseguire la via della legalità. Un giorno di inizio estate toccherà proprio a Laura, e al suo Casale Paradiso, il b&b dalle sette stanze che “avevano i nomi delle sette isole Eolie”, ospitare Rosalba Pace, una testimone di giustizia che, vedova con due figli, trascorrerà quei giorni estivi presso l’antica tenuta di Laura “sulle colline di Roccammare, a ottanta chilometri da Palermo”: sarà capace Laura di ospitare al meglio Rosalba offrendole un rifugio sicuro ?
Nell’intervento dell’avvocato Monica Genovese si pone l’attenzione all’aspetto psicologico delle due donne che, entrambi vittime della mafia, si oppongono in maniera preoccupata ma ferma e decisa a quella che è la logica della criminalità e dell’omertà, scegliendo, seppur fra mille disagi, l’inevitabile via della legalità e della giustizia.
Quello trattato in forma di romanzo da Licia Romano è un tema tanto difficile quanto attuale ossia quello del rapporto fra i testimoni di giustizia e la società e della difficoltà di vivere una vita normale in seno alla loro stessa famiglia.
Nel libro vengono colti aspetti complessi ma anche molto semplici senza cadere nella retorica, sottolineando con forza che “la lotta alla criminalità non va demandata solo ai magistrati”, ma essa è, e deve essere, compito quotidiano di tutti noi. In questa storia, apparentemente come tante altre, sono due le tematiche principali che vengono analizzate: la prima è quella relativa alla figura giuridica del testimone di giustizia “la cui realtà si scontra spesso con ciò che è nell’immaginario collettivo di tutti noi”; a tal proposito la legge 45 del 2001 disciplina le misure di prevenzione e protezione del testimone di giustizia similmente alle tutele poste in essere per i collaboratori di giustizia, figura giuridicamente molto distante ma ricca di confini comuni.
Ecco che diviene protagonista il disagio di Rosalba, costretta a vivere la sua scomoda vita lontana dalla sua terra e dai suoi affetti, in una condizione di continuo peregrinaggio e costante necessità di riadattamento.
Il secondo tema si lega indissolubilmente al primo ed ha il suo fulcro nella famiglia e nell’amore per i figli che è per Rosalba, donna e mamma, “un amore che dà e cha ha qualcosa in più”; amore verso quei figli a cui spiegare la realtà familiare e che devono essi stessi adattarsi, con estrema maturità, alla nuove condizioni di vita imposte dalla situazione.
Lo status di testimone di giustizia viene descritto minuziosamente da Antonino Di Matteo, il quale ricorda una delle sue prime esperienze ossia quando dovette trattare in un dibattimento del 1994 il caso di un commerciante siciliano che, testimone di giustizia, fu chiamato in Tribunale per il riconoscimento dei suoi estorsori.
In quel periodo, ricorda il Magistrato Di Matteo, non era ancora in uso la tecnica della videoconferenza e le procedure erano sicuramente più complesse di oggi; ebbene quel commerciante con la sua determinazione riuscì nel suo intento di giustizia con un impegno esemplare dando a tutti una grande lezione di coraggio.
Il pensiero va al personaggio di Rosalba che, come nella triste realtà, è chiamata a soffrire senza arrendersi mai, in un percorso di riscatto della sua storia e della sua terra; tipica è la sua ansia che la pervade nel giorno della testimonianza in tribunale con l’inevitabile sollievo del giorno successivo dato da un senso di estrema liberazione; questa consapevolezza di aver fatto il proprio dovere è ciò che Di Matteo ha definito “criterio della doverosità della giustizia”. Nel romanzo si nota una preponderanza del mondo femminile costituito da donne ricche di una forte personalità e di un’estrema tenacia, “che il coraggio di quelle donne del romanzo possa essere il coraggio di tutti noi e di tutti i siciliani” auspica il magistrato palermitano al termine del suo intervento.
La serata si conclude con il ringraziamento dell’autrice che racconta la genesi di questo libro i cui caratteri costitutivi andavano già delineandosi in fase di stesura del primo romanzo pubblicato nel 2010 dal titolo Casale Paradiso con cui Un rifugio sicuro costituisce un continuum; Licia Romano è anche l’autrice dello schizzo d’acquerello raffigurato in copertina.
Pensando ai luoghi di Casale Paradiso, la trama di questo nuovo romanzo è stata immaginata dall’autrice leggendo la tesi di laurea in Psicologia della figlia Martina, intitolata “Mafia e moralità” a cui si affianca l’intervista fatta a Piera Aiello, vedova del figlio di un boss mafioso e diventata testimone di giustizia grazie all’intervento di Paolo Borsellino. A Piera Aiello l’autrice si ispira per delineare i tratti personali della figura di Rosalba Pace e proprio a Piera Aiello è affidata la postfazione del libro nella quale, a conclusione del romanzo scrive: “Questo libro è di un’attualità sconcertante, si attenzionano le difficoltà alle quali si sottopongono i Testimoni di Giustizia, le immani privazioni, abbandonare gli affetti, la casa, tutto, solo per amore di giustizia e verità, per amore della propria terra”.
LIBRI - "Un rifugio sicuro", il delicato tema dei testimoni di giustizia nel nuovo romanzo di Licia Romano
(ph. Carlo Guidotti)