Angela Maria Mistretta, Con l’alba nel cuore, Libridine
«Le ragazze siciliane hanno gli occhi fermi e seducenti, ma come velati da una malinconica apatia… In quegli occhi sono stratificati le sofferenze, l’ansia e il torpore di intere generazioni». Così scriveva Sebastiano Aglianò in Che cos’è questa Sicilia, saggio ancor oggi tra i più penetranti dell’anima siciliana pubblicato nel 1945 da una tipografia di Siracusa (ma il libro, successivamente edito da Mondadori e più tardi da Sellerio, sarà conosciuto solo dopo la riscoperta di Sciascia negli anni ’80).
Se la condizione delle donne in Sicilia era segnata negli anni ’40 da dolente subalternità, ancora più marcata doveva apparire la loro soggezione agli uomini che ne determinavano i destini tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, periodo in cui è ambientato il romanzo di Angela Maria Mistretta Con l’alba nel cuore edito da Libridine. Un romanzo, appunto, che ha come protagoniste donne vittime di una società saldamente ancorata a valori patriarcali, e una, in particolare, Eleonora Solano, personaggio principale che vive i suoi travagli a causa delle sopraffazioni di uomini avvezzi a detenere lo scettro tra le mura domestiche e a decidere le sorti del “sesso debole”.
Con l’alba nel cuore è un romanzo nel senso pieno della definizione che si dà del romanzo, un concatenarsi di storie dettate dalla fantasia, avvincenti e seducenti per i loro sviluppi, spesso imprevedibili; e, però, se ha il suo pregio nel catturare i lettori con una trama avvolgente, ha anche un suo risvolto sociologico, proprio perché prende di mira lo stato di sottomissione delle donne in una Sicilia dai costumi ancestrali. Eleonora Solana è costretta a lasciare il suo paese e a raggiungere l’America per una violenza subita, per poi ritornarvi con la figlia Virginia le cui vicende sentimentali s’intrecceranno con il suo passato quasi vi fosse nelle storie delle donne un andamento ciclico, un «eterno ritorno dell’uguale» di nietzschiana memoria.
Ma le donne del romanzo della Mistretta – autrice di diverse sillogi di poesie, una, Storie di Uomini e Dèi, di singolare suggestione per avere cantato i miti – hanno, seppure nelle costrizioni che l’opprimono, una straordinaria forza interiore capace di dare voce al riscatto delle loro anime. Ciò spiega il finale agro-dolce dell’aggrovigliata storia raccontata; finale non privo di sorprese.
Con l’alba nel cuore è un romanzo declinato al femminile, sia per la partecipe adesione dell’autrice alle vicende delle protagoniste e alla loro causa, sia per la cifra di scrittura cristallina e pervasa di acuta sensibilità.
Il romanzo si muove in contesti provinciali, e ciò potrebbe indurre un lettore superficiale a individuarne dei limiti. Ma non era una scrittrice provinciale quella Maria Messina, salvata dall’oblio ancora una volta da Sciascia, a cui la Mistretta per sensibilità e temi prediletti appare vicina?
Da ultimo va notata la tecnica narrativa del romanzo che, per il frequente alternarsi del presente e del passato (tanti i flashback che la ravvivano), si apparenta a quella cinematografica.