Giovedì 29 dicembre 2016 alle ore 18 si è svolto l'ormai tradizionale appuntamento del Centro Culturale Il Sentiero durante il periodo natalizio, la presentazione del libro-calendario di Russia Cristiana a cura di Rita Martorana Tusa e Giovanni Caronia. L'incontro è stato anche l'occasione per il consueto scambio di auguri per il nuovo anno ma questa volta ha voluto anche rappresentare un momento per ricordare insieme p. Romano Scalfi, fondatore di Russia Cristiana e amico del Centro Culturale, scomparso lo scorso 25 dicembre.
Padre Romano Scalfi nel 1957 aveva dato vita a Milano al Centro Studi Russia Cristiana e alla rivista "Russia Cristiana" che nel 1991 ha cambiato il suo nome in "La Nuova Europa". Il Centro Studi e la rivista sono stati negli anni del comunismo validi strumenti per far conoscere la voce del Samizdat, l'editoria clandestina del dissenso durante il regime sovietico. Nel 1991 è nata anche la Fondazione Russia Cristiana che ha continuato a lavorare per diffondere le conoscenze sulla grande tradizione spirituale, culturale e liturgica dell'ortodossia russa e favorire il dialogo ecumenico.
Il ruolo di p. Scalfi nel cammino di avvicinamento con il mondo ortodosso è riconosciuto da tutti e ne è prova la grande commozione per la sua morte in Russia e nei paesi dell'Est. Come ha ricordato Rosalia Pipia, presidente del Centro Culturale, "quest'anno nei rapporti tra Chiesa Cattolica e Chiesa Ortodossa ci sono stati passi particolarmente significativi: l'incontro del Papa a Cuba con il patriarca di Mosca Kirill, il viaggio del Papa e del patriarca di Costantinopoli Bartolomeo nell'isola di Lesbo ma anche fatti meno eclatanti come la mostra su Solzenicyn realizzata da Russia Cristiana ".
P. Scalfi è stata una persona a cui guardare, come ha detto la poetessa Ol'ga Sedakova: "pochi come lui hanno così amato la Russia e la sua tradizione cristiana e hanno fatto tanto perchè fosse conosciuta nel mondo", tanto che nel suo testamento spirituale p. Scalfi conclude con queste parole: "Chiedo agli amici di Russia Cristiana di amare la Russia nonostante tutto".
Il libro-calendario è uno dei frutti del lavoro svolto per far conoscere luoghi geograficamente lontani ma vicini per un comune sentire, quello di quest'anno dal titolo "La croce e la vite. Icone e affreschi dell'Antica Georgia" è stato curato dalla storica dell'arte Nana Burchuladze del Museo Nazionale Georgiano e da Giovanna Parravicini ricercatrice della Fondazione Russia Cristiana e direttore dell'edizione russa della rivista "La Nuova Europa".
50 pagine con 25 tavole a colori che ci introducono nel mondo della Georgia, paese dalla storia millenaria e ponte naturale tra l'Asia e l'Europa.
Giovanni Caronia, iconografo e grande appassionato della tradizione liturgica bizantina, ne ha tratteggiato brevemente la sua storia mettendo in rilievo come "l'adesione al cristianesimo nel 4° secolo sia stata nella storia del paese la chiave di volta che ha prodotto una stupefacente fioritura di arte e architettura con tematiche e stile del tutto propri". I georgiani nella loro lunga e travagliata storia hanno sempre dato testimonianza della loro appartenenza a Cristo e alla Chiesa, in ultimo l'era sovietica è stato uno dei periodi più duri, "centinaia di preti furono uccisi, arrestati e deportati nei gulag, circa mille fra chiese e monasteri furono chiusi, molti saccheggiati e tantissimi distrutti". Il 1° ottobre durante l'incontro fra Papa Francesco e il patriarca della Georgia Elia, "toccante testimonianza di fede", il Papa ha voluto proprio ringraziare "il cuore buono dei Georgiani che hanno sempre difeso e conservato l'identità cristiana".
Anche la prof.ssa Rita Martorana Tusa, nel suo contributo in cui ha anche illustrato la mostra sulla Georgia dal titolo "Paese d'oro e di fede" che si è tenuta al Meeting dell'amicizia fra i popoli di Rimini, ha voluto mettere in rilievo come, grazie all'adesione al cristianesimo, il popolo georgiano "è riuscito a mantenere una identità forte nel corso dei secoli ". A questo ha contribuito la presenza in tutto il territorio dei monasteri che "hanno avuto, come in Occidente, un ruolo fondamentale nel definire l'identità di questo popolo e mantenerla nelle avversità. I monasteri, roccaforti della fede, hanno resistito a tutte le occupazioni senza mai cessare di produrre cultura".
Il titolo del calendario rimanda a una immagine iconografica molto diffusa e che si trova anche in Occidente, "l'immagine della Croce, segno glorioso della vittoria di Cristo e anche della fioritura della vita. La Croce fiorisce come il vero albero della vita ". Nella tradizione Santa Nino, venerata in Georgia, fu inviata ad evangelizzare queste terre dopo che la Vergine le ebbe affidato l'immagine della Croce con il ramo di vite. "Il mistero della Croce è unito al segno della vite che rimanda all'eucarestia e all'idea di comunione. Cristo è la vite e i fedeli sono i tralci, un simbolo carico di grandi significati teologici".
In ultimo Giovanni Caronia, che sente profondamente di essere figlio spirituale di p. Scalfi, ha voluto ricordarne le parole nel suo ultimo messaggio per il Natale: "per riconoscere Cristo non basta un discorso, non basta neanche l’intelligenza: occorre l’incontro. Per vivere la novità che ha portato Cristo dobbiamo incontrare Lui, realmente e non nelle nostre fantasie... Occorre guardare alla realtà senza seguire l’istintività o i nostri pregiudizi, ma col cuore semplice, perché essa contiene Cristo. Anche a noi, se vogliamo godere di questa presenza nuova che ci investe con tutto il suo amore, non basta leggere qualche libro, occorre incontrare Cristo: nella realtà di ogni giorno, nelle condizioni di ogni giorno, nelle situazioni più diverse. Incontrarlo come un amico che ci viene incontro, come colui che ci vuol bene sempre e proprio in quella particolare situazione. Allora facciamo esperienza che questa novità è veramente la cosa che maggiormente soddisfa il nostro cuore: capisco che senza Cristo non si può più vivere, che non c’è più senso, fecondità, non c’è più niente."
La storia del popolo georgiano sono la verifica delle parole di p. Scalfi e, inoltre, come ha concluso Rosalia Pipia, "ci fa capire che il mondo ultimamente cambia non per quello che pensiamo noi ma a partire dallo sguardo che il bambino Gesù riesce a dare sul mondo".
Foto di Cristina La Manna