Vito Mauro, La Luna crollerà, pensieri in versi, Prefazione di Tommaso Romano, Edizioni Thule, Palermo 2012
(19 gennaio 2013) – Ogni libro è novità, crescita, ricerca, è analisi di se stessi e di quel mondo che vive di corsa e che ci ospita, ma contemporaneamente è pausa da quello stesso mondo, è silenzio, è luce ed ombra, è fascinosa tregua; aprire un qualsiasi testo significa prendere dimora nelle sue pagine, volteggiare con la mente, riflettere su una vita che in quel momento sembra riposare in attesa di un nuovo sorgere, sembra constare di un’eterna notte, di un silenzio che pare senza fine e di cui ci sentiamo suoi convitati; ma se tra la poesia e questo silenzio sembra costituirsi una fitta “corrispondenza d’amorosi sensi”, è pur sempre una quiete che canta, che urla, che sconvolge e muove, che porta quel mondo a prenderci per mano e a farsi raccontare: è un attimo di sospensione, una particella di quell’infinito silenzio il libro di Vito Mauro, La Luna crollerà, pensieri in versi (Edizioni Thule, Palermo 2012).
Come scrive nell’introduzione Tommaso Romano, direttore della casa editrice Thule che ha stampato questo testo, «accedere a questo incontro con la poesia di Vito Mauro, può essere una occasione di riflessione, di recupero dell’attimo, di tremore rivitalizzante interiore». Si tratta, infatti, di brevi spunti, agili riflessioni su un concetto, su un particolare aspetto della realtà, ma che, nella loro esiguità, portano chi legge a fermarsi, chiudere quel libro, spegnere la fioca luce che ci illumina la lettura, accostare le palpebre e rimanere a pensare.
Ogni pensiero di Vito Mauro, autore natio di Ciminna, in provincia di Palermo, è fortemente ancorato alla realtà che l’autore vive quotidianamente, nasce in seno alla sua famiglia, alle sue relazioni, alle sue osservazioni, è precisione quasi geometrica, direbbe Ungaretti, che così può venirci in aiuto: «la logica in un’opera d’arte precede persino la fantasia. Ma vorrei dire che tutto quel potere d’evocazione della realtà, quel potere magico di restituire per sempre, muovendo la fantasia, un momento della realtà, l’arte l’ottiene principalmente per la sua forza geometrica. Certo il dono degli artisti veri sarà quello di riuscire a dissimulare questa forza, come la grazia della vita nasconde lo scheletro».
Questo ci appare la poesia di Vito Mauro, mistero che viene svelato, parola che proviene da un’altura da cui il poeta osserva ciò che gli sta sotto, è l’infinitamente piccolo che cerca di aprirsi all’infinitamente grande: ma questa apertura all’ “oltre” non è mai urlata, è semmai sussurrata, in modo dolce e lieve, non ci si apre allo sguardo con irruente forza, è silenziosa, pacata, è un soffio che leggero giunge ai nostri sensi. Basti un esempio, un testo dal titolo Speranza: «Arriverà/quel dì,/che ti troverò./Insieme/andremo in posti ameni,/che non conosco». Ѐ una situazione che ha il colore e il calore del focolare, che sembra destinata alla moglie o ad una figura femminile. Ma quell’insieme che può ricordare, inizialmente, una concreta esperienza, si apre infine all’indefinito, al vago, all’apparente, alla speranza, per l’appunto.
Questa è la cifra stilistica che il libro La luna crollerà possiede, un silenzio che fa rumore, una vividezza e una corporeità che riescono a portare lo sguardo aldilà del mondo sensibile, un’Attesa, cosmica ed universale, che nasce, però, dalla materialità di un’attesa di un sonno che tarda a venire, come recita un’altra poesia: «il sonno tarda a venire/e mentre attendo,/i pensieri si accatastano,/fanno paura,/non danno pace,/anche se stanco/il sonno tarda a venire».
Così, l’immagine di una luna che crolla porta con sé i sedimenti di quanto detto: la luna è l’astro verso cui i poeti hanno da sempre volto lo sguardo, da Saffo, a Leopardi, a Baudelaire, alla contemporanea Silvana Grasso, ma è allo stesso tempo un’immagine vicina a chiunque, la notte, alza gli occhi verso il cielo; ci sembra estremamente vicina, familiare, amica, ma allo stesso tempo irraggiungibile, lontana, misteriosa. Ad essa Vito Mauro affida il quid del suo volume, l’animus di questa conclamata concretezza che si apre al mistero.
Il crollo della luna è forse più temuto che creduto, rappresenterebbe la fine delle illusioni, dell’incanto, dell’amicale presenza. Ma se quella luna dovesse crollare, ad essa si rivolge Vito Mauro: «io sarò con te./Il sublime corpo/resisterà,/ed io sarò con te./Solenne risalirà,/ed io sarò con te.//»
Un’immagine che da concreta si fa lieve, leggera, che nel clamore del mondo trova un frammento di pace, un silenzio cui Vito Mauro ci fa sentire convitati.