(15 settembre 2014) – Come di consueto durante i mesi di luglio e settembre sono tante le manifestazioni legate al ricordo ed alla glorificazione di Rosalia de’ Sinibaldi, fanciulla normanna di nobili origini, fuggita dalla ricca casa paterna per votarsi al Signore tra riflessione e preghiera, in eremitaggio fra Palermo e la cittadina di Santo Stefano di Quisquina.
In questi due periodi dell’anno le celebrazioni religiose e i riti pagani si fondono per onorare quella giovane ragazza cresciuta presso i fasti della corte reale destinata a divenire la Santa protettrice del capoluogo siciliano nonché di numerose altre città.
Domenica 7 settembre l’associazione Treno DOC ha organizzato l’interessante evento “Il Treno di Santa Rosalia”, visita guidata dell’eremo di Santa Rosalia presso il bosco della Quisquina mediante un’escursione a bordo di un treno storico, allestito per l’occasione dai soci del prestigioso club.
Si parte quindi da Palermo alla volta della stazione di Cammarata e San Giovanni Gemini, per raggiungere la quale è stato realizzato un convoglio ferroviario d’eccezione: due vagoni modello “tipo ‘59”, in livrea grigia, seguiti da due antiche carrozze denominate “centoporte” per la presenza di porte interne nel corridoio centrale che separano gli scompartimenti disposti orizzontalmente; i sedili in legno, le strutture in ferro, i lampadari e le caratteristiche tende raccolte ai lati dei finestrini donano alle carrozze, progettate nel lontano 1928, una tipica atmosfera di un lontano passato.
Chiude il convoglio un carro bagagliaio adibito ad area bar.
Giunti in stazione si prosegue con dei pullman verso Cammarata e San Giovanni Gemini, comuni tra loro confinanti che, immersi nel bosco circostante, compongono insieme un unico panorama, fatto da antiche case rurali, chiese barocche e tipiche stradine in pietra, a ridosso del Monte Cammarata che nella sua vetta supera i 1500 metri.
La cittadina di Cammarata ha origini molto antiche e tanti sono i reperti che documentano la presenza di nuclei abitati già in epoca romana ma è durante la dominazione normanna e successivamente durante la presenza degli svevi, che la città diviene uno dei più importanti centri cittadini dei Monti Sicani, divenendo la residenza di diverse nobili famiglie che hanno fatto grande la Sicilia: i Vinciguerra, i Moncada, i Branciforte e, nel XV secolo, gli Abatellis.
A testimonianza di quel florido periodo storico di particolare rilievo è, il Crocifisso processionale del 1574 conservato presso la Chiesa di S. Caterina eretta nel XVI secolo, la tela di Santa Domenica del 1595 custodita nella Chiesa omonima costruita intorno al 1400 e la Chiesa Madre, intitolata a San Nicola di Bari che custodisce numerose opere d’arte di carattere religioso.
In pieno centro sorge maestosa la torre facente parte del non più esistente “Castello di Cammarata”, fortificazione eretta nel XIII secolo ed utilizzata fino agli anno ’70 del secolo scorso come carcere. Oggi la torre, e parte dei ruderi, sono oggetto di restauro per una prossima destinazione degli ambienti a museo permanente, mostre e manifestazioni di carattere culturale.
L’escursione prosegue alla volta del bosco dell'antica Serra Quisquina, dove tra querce, frassini e lecci a poco meno di 1000 metri sorge l’Eremo di Santa Rosalia.
La scoperta di questo magico luogo risale al 1624, quando all’interno di una grotta, oggi meta di un continuo pellegrinaggio di turisti e di fedeli, venne alla luce un'epigrafe scritta in latino arcaico ed attribuita proprio a Rosalia, nella quale fu trovata incisa la frase: “ROSALIA SINIBALDI QUISQUINAE ET ROSARUM DOMINI FILIA AMORE D.NI MEI JESU CHRISTI INI HOC ANTRO HABITARI DECREVI”.
“Io Rosalia Sinibaldo, figlia del signore della Serra Quisquina e del Monte delle Rose, per amore del mio Signore Gesù Cristo ho deciso di vivere in questa grotta”: questa, secondo la tradizione, è quindi la frase incisa sulla roccia da Rosalia de’ Sinibaldi durante il suo soggiorno presso la Quisquina, feudo facente parte delle proprietà del nobile padre.
Attigui all’eremo sono visitabili i locali che, a partire dal XVII secolo, hanno costituito il complesso conventuale dei frati eremiti che per tre secoli hanno abitato le dieci caratteristiche celle situate nel corridoio centrale. Superate queste cellette, il cui unico arredo è costituito da un letto e da una panca, segue la “stanza del principe”, le due cucine, i due refettori e la legnaia, oggi adibita a museo etno-antropologico.
La congregazione dei frati devoti a Santa Rosalia, nel corso degli anni, fece del convento un luogo completamente autosufficiente dotandolo di un forno dedicato alla produzione settimanale del pane, un frantoio, un granaio, una falegnameria e una calzoleria.
Poco distante è la Chiesa; essa è ad unica navata e presenta un soffitto arricchito da un elegante affresco raffigurante l’incoronazione di Santa Rosalia con una corona di rose. L'altare maggiore custodisce invece una statua in marmo con l’effigie della Santa opera dello scultore palermitano Filippo Pennino; la genesi di questa statua è affascinante in quanto il monolite marmoreo con il quale è stata scolpita risultava per metà pieno di striature grigie che lo rendevano inappropriato per la rappresentazione della figura femminile di Rosalia ma l’autore seppe magistralmente valorizzare quel blocco di pietra destinando la parte grigia alla scultura delle vesti della Santa e le poche parti di color bianco candido al viso ed alle mani, creando così una raffigurazione plastica di Santa Rosalia di rara bellezza. Sempre del Pennino è il bel paliotto posto nella parte inferiore dell’altare maggiore realizzato ad intarsi di marmo policromo.
Terminata la passeggiata nel bosco limitrofo si ritorna in stazione per il viaggio di ritorno verso Palermo, nei pressi della quale è facile scorgere nel panorama Monte Pellegrino, definito da Goethe “il più bel promontorio del mondo” e altro luogo simbolo della venerazione della Santuzza.
LUOGHI & STORIE - "Il treno di Santa Rosalia", in visita all'eremo della Quisquina a bordo di un treno storico
(ph. Carlo Guidotti)