(14 febbraio 2015) – Era il 1968 quando un terribile terremoto di magnitudo 6,1 devastò la Valle del Belice cancellando numerosi centri abitati e sfigurando intere porzioni di territorio della Sicilia occidentale, interessando le provincie di Palermo, Trapani ed Agrigento.
Tanti furono gli edifici distrutti o gravemente danneggiati fra cui semplici abitazioni civili, molte chiese e tanti palazzi storici che, privati del loro originario aspetto, spesso non vedettero più la luce: il medesimo destino non risparmiò un gioiello dell’architettura religiosa dedicato edificato a Castelvetrano nel XV secolo, trattasi della Chiesa dedicata a San Domenico.
Dopo più di quaranta anni di chiusura per inagibilità finalmente nel 2009, nell’ambito della campagna di Legambiente “Salvalarte”, iniziarono i restauri che terminarono cinque anni dopo e adesso, ad un anno dalla riapertura, la Chiesa di San Domenico si arricchisce di un nuovo allestimento museale con lo scopo di far conoscere ad un pubblico sempre più vasto i tesori e i dettagli decorativi di questo capolavoro del Manierismo siciliano che torna così a risplendere in tutta la sua magnificenza.
Proprio in occasione del primo anniversario, sabato 7 febbraio, il Club UNESCO Castelvetrano Selinunte con il contributo del Kiwanis Club, del Centro Polidiagnostico Multimedical e della Tipolitografia Rago hanno presentato il nuovo progetto finalizzato a garantire una più ampia promulgazione culturale ed una migliore e più profonda fruizione di questo grande esempio di architettura che con i suoi stucchi e ceselli rientra tra gli esemplari di quello che potremmo definire barocco ante litteram.
L’evento si è tenuto alla presenza del Vescovo Mons. Domenico Mogavero, del Sindaco Avv. Felice Errante, del Soprintendente dei BB.CC. di Trapani Dott.ssa Paola Misuraca e del Presidente dell’Unesco di Castelvetrano Selinunte Dott. Nicola Miceli.
La Chiesa di San Domenico fu edificata nel 1470 per volere dei Tagliavia, signori di Castelvetrano, e sorge in piazza Regina Margherita; l’arricchimento interno è dato dagli stucchi realizzati da Antonio Ferraro da Giuliana e dai suoi figli tra il 1577 e il 1580, su commissione di don Carlo Aragona Tagliavia.
Lo splendore delle opere del Ferraro sono apprezzabili soprattutto nel presbiterio nel quale sono raffigurati i temi cristiani legati alle promesse, alle profezie ed alle prefigurazioni; sulla sommità domina una grande creazione artistica che per la complessità della rappresentazione scenica e la dovizia dei particolari, catalizza l’attenzione del visitatore, trattasi del grandioso Albero di Jesse che, costituito da 14 statue sospese che agilmente svettano dalla parete, crea una particolare sensazione di tridimensionale e coinvolgente movimento: Jesse, genitore del biblico re Davide, appare alla base di un albero genealogico da cui emergono i dodici re suoi successori, fino ad arrivare alla parte apicale dell’opera che risulta popolata da angeli che coronano la figura della Madonna.
Questo dettagliato progetto iconografico, capolavoro nel capolavoro, già da solo caratterizzerebbe l’edificio nel quale è installato maosservando la Chiesa nella sua interezza si resta colpiti dalla precisione geometrica e dall’attenzione filologica con la quale la famiglia Ferraro crea le decorazioni in gesso, costituite da numerosi bassorilievi, altorilievi, statue ed affreschi che raccontano senza soluzione di continuità il Vecchio ed il Nuovo Testamento creando un unicum narrativo di affascinante e coinvolgente lettura, ricco di dotti particolari mai lasciati al caso.
Dopo i restauri della Chiesa sono stati ricollocati, nella loro originaria posizione, i tanti dipinti in essa contenuti fra cui Circoncisione di Simone di Wobreck del 1580, Adorazione dei Magi di Orazio Ferraro del 1602 con ai lati due statue di San Tommaso d’Aquino e di Sant’Alberto Magno, la copia della grande tavola di Giovan Paolo Fondulli Sacra Famiglia e santi del 1573 e la copia coeva, sempre del Fondulli, della Caduta sulla via del Calvario di Raffaello del 1574, il cui originale venne destinato alla Chiesa di Santa Maria dello Spasimo di Palermo e oggi esposto al museo del Prado; in alto è invece visibile un organo di Raffaele La Valle databile intorno al 1580.
Il recupero e la restituzione della Chiesa di San Domenico rientra in un grande progetto che prevede il restauro e la fruizione da parte del pubblico di un complesso di 44 beni appartenenti al Fondo edilizio di culto della Provincia di Trapani composto da luoghi meravigliosi e ricchi di opere pregevoli ma attualmente sconosciuti o dimenticati.
Per facilitare la complessa comprensione degli stucchi e dei dettagli degli affreschi presenti è stata installata, per il pubblico, una stazione multimediale dotata di telecamere, computer e joystick mediante i quali è possibile analizzare, con uno zoom ad alta definizione, tutti i particolari della magnificente opera del Ferraro, allievo del Gagini ed anticipatore del Serpotta, che con la sua summa teologica fa della Chiesa di Castelvetrano quella che viene sovente definita la “Cappella Sistina di Sicilia”.
LUOGHI & STORIE - Un nuovo allestimento museale per la 'Sistina di Sicilia': a Castelvetrano torna a splendere la Chiesa di San Domenico
(ph. Carlo Guidotti)