(12 febbraio 2014) – Il 10 febbraio, presso la Libreria Feltrinelli di via Cavour a Palermo, la Fondazione “Salvare Palermo” ha presentato al pubblico il numero 38 della rivista “Per”, quadrimestrale pubblicato che fa un puntuale resoconto sulle attività culturali svolte negli ultimi mesi, denunciando vecchi e nuovi problemi legati al patrimonio artistico del nostro territorio, sempre in maniera propositiva e proattiva; “Per Salvare Palermo”, appunto, è il leitmotiv dell’associazione e del suo periodico.
Nell’introduzione la direttrice della rivista, Maria Lucia Ferruzza, ricorda il professore Giuseppe Basile, insigne storico dell’arte e una tra le personalità più autorevoli e stimate del restauro italiano, scomparso nel 2013; presente in sala il nipote, testimone e continuatore dell’opera condotta dal Basile durante tutta una vita dedicata all’ arte.
Gioacchino Barbera, professore di Storia dell’Arte e direttore della Galleria di Palazzo Abatellis, leggendo un estratto dell’articolo “Musei come Bancomat. Il mercato delle mostre”, spiega come purtroppo oggi l’arte e la cultura in genere siano protagoniste solo se in grado di generare profitto o di richiamare molto pubblico mediante abili attività di marketing pubblicitario. Il caso messo in evidenza è quello legato all’attività ed alla vita stessa dei musei; essi risultano, in molti casi, quasi snaturati e privati della loro funzione originaria, ridotti prevalentemente a spazio espositivo dove organizzare grandi esposizioni che spesso hanno il solo ruolo di attrarre pubblico di massa e produrre merchandising, in quanto prive di un propedeutico studio scientifico o di un comitato organizzativo formato da personalità competenti.
Ecco quindi il “museo come bancomat”, ossia la mostra che diviene un evento mediatico che si svolge e si consuma all’interno del museo ma che eclissa il museo stesso, il quale ritorna ad essere, al termine della mostra, un luogo spento e spesso vuoto. Il fatto che le grandi mostre, così come sono organizzate oggi, abbiano l’abilità di portare molto pubblico all’interno dei musei, è ovviamente un fenomeno lodevole, occorre però ripensarne i contenuti, affinché possano davvero produrre cultura oltre il business e valorizzare le potenzialità del patrimonio contenuto negli spazi museali, donando nuova luce, quindi, al museo stesso.
Rosario Lentini, storico ed esperto di economia, prosegue il dibattito facendo un bilancio delle attività sociali volte al recupero dei monumenti e degli arredi urbani della città. Le associazioni culturali che si occupano della salvaguardia del patrimonio artistico, negli ultimi 20 anni, hanno attraversato diverse fasi evolutive, dalla discussione privata delle problematiche alla pubblica denuncia del degrado, dalla formale richiesta d’intervento all’amministrazione fino all’ attiva collaborazione tecnica ed economica per la realizzazione del restauro.
Oggi sono poche le associazioni che, in un periodo di forte crisi economica, riescono a mantenersi proattive e a sopravvivere collaborando con l’amministrazione pubblica, lavorando con le istituzioni universitarie e culturali e dialogando con i privati: “siamo quasi all’ultima fase del percorso evolutivo, ma il rischio è che si torni alla fase 1”, continua Rosario Lentini, “purtroppo oggi la mancanza di fondi e la crisi economica sono soltanto alibi per giustificare ignoranza ed immobilismo”.
Sfogliando il fascicolo 38 di “Per”, Lentini cita gli articoli di Alessandra Mottola Molfino, Storico dell’arte e museologa, di Francesca Spatafora, direttore del Museo Archeologico “A. Salinas” di Palermo, Renata Prescia, docente di restauro architettonico presso l’Università di Palermo, e degli architetti Adriana Chirco e Dario Cottone.
Nel corso dell’incontro vengono forniti gli avanzamenti sulla campagna di scavi archeologici condotti presso il Palazzo Lanza-Trabia o Gran Cancelliere, tra le vie Celso e Candelai a Palermo, durante i quali sono stati rinvenuti ampi tratti della cinta muraria facenti parte del circuito difensivo settentrionale della città punica; si avanzano delle proposte di valorizzazione del tessuto viario della zona che va da via Celso a piazza Bologni; si parla del recupero dell’area dell’ex Cotonificio Siciliano di Pietro Ajroldi e Franco Gioè, interessantissimo sito di archeologia industriale palermitana che occupa una vasta area nella zona di Partanna Mondello, ormai in rovina; si ricordano i fasti dei Florio e le testimonianze architettoniche della zona dell’ Olivuzza della Palermo dei primi del ‘900.
Chiude la presentazione, ringraziando tutti i presenti, Rosanna Pirajno, architetto e presidente della fondazione Salvare Palermo che, dal 1985 come associazione culturale e dal 1997 come fondazione, si occupa della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale del territorio, promuovendo il restauro di beni artistici e architettonici condannati al degrado.