(12 gennaio 2015) – Anche quest’anno soci e amici del Centro Culturale “Il Sentiero” di Palermo hanno brindato al nuovo anno con una significativa iniziativa svoltasi all’inizio di gennaio: la presentazione del libro-calendario 2015 di Russia Cristiana “La Catalogna e Bisanzio: dal Romanico al Gotico”, edito dalla Fondazione Russia Cristiana.
Le splendide immagini presenti nell’edizione del 2015 attestano e documentano la ricchezza di una cultura che ha al centro le comuni radici cristiane d’Europa e gli influssi di Bisanzio nel territorio nord-orientale della Spagna che prese il nome di Catalogna.
La illustrazione del testo e delle immagini è stata preceduta dalla descrizione delle finalità e delle iniziative che Russia Cristiana porta avanti ormai da tanti anni.
La professoressa Rita Martorana Tusa ha introdotto l’incontro parlando delle linee portanti dell’ampio testo monografico e delle 24 tavole a colori che ripercorrono il ciclo dell’anno 2015 proponendo nel contempo immagini dei santi e delle feste più care alla tradizione religiosa degli Slavi meridionali, testimoniando la mirabile sintesi artistica espressa da tale cultura.
I testi di quest’anno sono di Anna Zacharova, bizantinista russa, professore associato di Storia dell’Arte presso la cattedra di Storia dell’Arte dell’Università Statale di Mosca, e docente di Arte bizantina all’Istituto Statale di Critica d’Arte.
“Nonostante la notevole distanza che separa la Catalogna dall’Oriente, – ha introdotto Martorana – i modelli iconografici bizantini attecchirono profondamente nei territori catalani assumendo forme diverse, come era accaduto del resto nella restante parte dell’Europa Mediterranea. Oltre ai guerrieri e ai pellegrini, anche gli artisti si spostavano con una frequenza e ad una velocità che per noi è inimmaginabile, seguendo lo svilupparsi dei grandi cantieri architettonici e delle grandi imprese decorative, e d’altro canto numerose icone bizantine, arrivavano in Europa tramite i Crociati che ritornavano dalla Terrasanta”.
“Le opere presenti nel calendario – ha proseguito – mostrano bene, come si tratta più che altro di un substrato, di un’ispirazione di fondo che porta a riprendere modelli iconografici autorevoli sia nei grandi cicli narrativi di affreschi, sia nelle immagini devozionali, a partire dal riconoscimento della grandezza e del prestigio di tale arte. Si tratta comunque di un’arte totalmente occidentale, sia per lo stile, che per le tecniche esecutive: la presenza dei grandi cicli narrativi di affreschi, corrispettivo dei cicli musivi dei paesi più direttamente legati a Bisanzio, testimonia una concezione prevalentemente narrativa e storica dell’arte, frutto di un’eredità mai smarrita in Occidente e risalente alla tradizione romana del bassorilievo narrativo di soggetto storico e realistico. Così nello stile di gran parte delle pitture, sia ad affresco che su tavola, la concretezza e l’immediatezza comunicativa delle immagini prevalgono sulla dimensione astratta, spirituale e trascendente della grande arte bizantina”
La docente ha poi spiegato come per comprendere il contesto della pittura catalana, si debba tenere presente che si tratta di un’arte in gran parte “anonima e corale, che si sviluppa principalmente nei grandi complessi monastici di Sant Climent di Taull, e di Santa Maria d’Aneu, di Sant Pere del Burgal, di San Quirze di Pedret, e nelle cattedrali quali Gerona, Barcellona, Urgel”.
La visione di alcune immagini del calendario e di tante altre scelte per contestualizzare i luoghi e le opere riprodotte hanno aiutato i presenti a comprendere meglio come la cultura architettonica del romanico catalano esprima una suggestiva concezione degli spazi interni, con ardite soluzioni nei volumi e nelle forme degli austeri edifici, rinunciando a rilevanti decorazioni scultoree.
“Infatti – ha precisato – il corpus dei principali artisti è stato ricostruito dagli studiosi sulla base delle affinità stilistiche, identificando delle figure di riferimento note con l’appellativo di maestro di…, per definire le opere pertinenti ad una medesima bottega. Tra i più rappresentativi vi è il vasto catalogo riferito alla bottega dell’artista noto con il nome di Maestro di Pedret, il quale ha lasciato opere fra le più antiche, caratterizzate da un imponente monumentalismo e una colta religiosità”.
Per aiutare la comprensione del percorso iconografico Rita ha individuato alcune fasi distinte della pittura catalana, proprio sulla base dell’affinità col mondo bizantino.
“Le prime testimonianze di arte romanica in Catalogna – ha proseguito – risalgono alla seconda metà dell’XI secolo, quando vennero assunti i modelli e le maniere che si erano già diffusi nei territori italiani. La caratteristiche delle origini sono determinate da un gruppo di opere molto coerenti che trova paralleli significativi in altre parti d’Europa, in particolare in Italia nell’area lombarda, e in Germania”.
“Durante il XII secolo - ha aggiunto - si verifica un processo di ricerca in Catalogna di una propria autonomia stilistica, basato su un sempre maggiore rapporto con i modelli del romanico europeo, e l’impronta bizantina diminuisce considerevolmente. Nel periodo di passaggio tra XII e XIII secolo, all’epoca del sacco di Costantinopoli del 1204, la Catalogna, come il resto dell’Europa Occidentale, subisce profondamente l’influsso bizantino, che da un lato apriva al nuovo, ma dall’altro si fondava su tradizioni preesistenti di familiarità con molti modelli. Durante questa fase le principali botteghe dimostrano anche una particolare attenzione allo sviluppo del linguaggio figurativo nel Nord Europa”.
“Un ulteriore allontanamento dai modelli bizantini per avvicinarsi al naturalismo gotico - ha spiegato - si avverte dalla seconda metà del XIII. I modelli e gli esempi bizantini continuarono a influenzare alcuni elementi della pittura catalana, ma in forma sempre più marginale, finché durante il Trecento quella che il teorico Cennino Cennini aveva definito “la maniera greca” si trasformò in misura sempre maggiore nel linguaggio “latino”, cioè decisamente occidentale, di Giotto”.
Rita Martorana Tusa ha voluto concludere con una “provocazione artistica” e ha detto: “Proviamo a guardare l’arte di questo periodo, apparentemente così lontano da noi, e a osservare contemporaneamente certe opere di Picasso, che a noi sembrano il vertice della modernità, e ci renderemo conto di quanto questi artisti debbano alla tradizione figurativa delle loro terre d’origine”.
Ha poi preso la parola l’architetto Calogero Zuppardo che ha raccontato della recente esperienza condotta a Monreale in occasione il XX° Laboratorio di arti e architettura per la Chiesa dal tema: “La Bellezza che salva”. La manifestazione internazionale, organizzata dall'Associazione Il Baglio di Palermo e da Imago di Vienna, ha riunito artisti provenienti da Russia, USA, Austria, Germania, Polonia e da ogni parte d'Italia. “E’ stata una occasione di grande amicizia e conoscenza - ha detto - non solo con l’arte russa, ma sopratutto con l’esperienza di Russia Cristiana e con le persone che sono venute a Monreale. Un’amicizia che intendiamo approfondire attraverso il contenuto del nostro lavoro e che ha già dato significativi frutti perché fondata sull’approfondimento delle comuni radici cristiane”.
A conclusione della piacevole serata, tra un brindisi ed un augurio, qualcuno fra i presenti si è subito augurato di poter fare un viaggio in quelle zone. A quanti hanno acquistato il calendario la certezza di portare a casa non un semplice strumento di misurazione del tempo destinato a consumarsi, ma un amico che potrà far compagnia e “dire qualcosa” anche dopo il 31 dicembre del 2015.