Settimana per l’unità dei cristiani. Lorefice: “Oggi noi cristiani siamo chiamati ad essere segno di unità”

 

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(21 gennaio 2016) – Ha preso avvio il 18 gennaio e si concluderà il 25 la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che come ogni anno vede impegnate le confessioni cristiane in numerosi gesti, soprattutto di preghiera, per invocare l’unità.

Il tema scelto quest’anno è: “Chiamati per annunziare a tutti le opere meravigliose di Dio”. (1 San Pietro 2,9).

Non si tratta – come potrebbe apparire – di una iniziativa recente, magari post conciliare (anche se il Concilio vi ha dato un notevolissimo impulso), ma di una preoccupazione che le diverse confessioni hanno avuto da molto tempo per cercare l’unità, anche se in passato si trattava di iniziative prese separatamente.

Fu proprio verso la fine del Settecento e nel corso dell’Ottocento che presero forma alcune iniziative di preghiera con questa intenzione, specialmente in area protestanteeanglicana.

La prima della durata di otto giorni, simile quindi a quella attuale, fu presa dalla relazione epistolare di due ministri: l’inglese Spencer Jones, anglicano, e l’americano Paul James Francis Wattson, episcopaliano. Nel 1907, il rev. Jones suggerì l’istituzione, per il 29 giugno festa di san Paolo di ogni anno, di una giornata di preghiera per il ritorno degli anglicani, e di tutti gli altri cristiani, all'unità con Roma. L’anno seguente Wattson ampliò l’idea, proponendola in forma di un'ottava allo scopo di domandare a Dio"il ritorno di tutte le altre pecore all'ovile di Pietro, l’unico pastore". Convenzionalmente è il 1908 l’anno cui viene fatta risalire la nascita ufficiale dell’attuale settimana.

Una profonda evoluzione dello spirito di questo ottavario è dovuta all'abate francese Paul-Irénée Couturier (1881-1953), che è considerato“il padre dell’ecumenismo spirituale”. Diversi pontefici tra cui Pio X, Benedetto XV, e altri approvarono l’iniziativa, ma non come preghiera comune con gli altri cristiani. In ambito protestante, il movimento ecumenicoFaith and Order(Fede e Costituzione) nel 1926 propose a sua volta un ottavario che iniziasse però la domenica diPentecoste (tradizionalmente considerata la commemorazione della fondazione della chiesa di Cristo).

Nel 1958, il tema annuale della preghiera e i materiali per la celebrazione, iniziarono ad essere preparati congiuntamente dal gruppo cattolico francese Unité Chrétienne. Dopo le aperture del Vaticano II la partecipazione della chiesa di Roma divenne ufficiale e dal 1966 la preparazione fu affidata congiuntamente aFaith and Order e dal Segretariato per l’unione dei cristiani voluto da Giovanni XXIII (divenuto in seguitoPontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani). Dal 1994 il gruppo di lavoro per la preparazione dell’Ottavario fu ampliato, comprendendo due organismi ecumenici laici: le Federazioni mondiali delle Associazioni cristiane della gioventù maschile (YMCA) e femminile (YWCA). Oggi i materiali prodotti sono pubblicati in varie lingue e utilizzati da tutte le confessioni aderenti.

I sussidi per la preghiera di quest’anno sono stati preparati in due fasi.La prima bozza è stata redatta da un gruppo interconfessionale riunitosi su invito dell’arcivescovo di Riga, monsignor Zbigņevs Stankevičs. Il sussidio è poi stato steso nella forma finale dalla commissione internazionale nominata dalla Commissione Fede e Costituzione del World Council of Churches e dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani. 

La data tradizionale per la celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, nell’emisfero Nord, va dal 18 al 25 gennaio, data proposta nel 1908 da padre Paul Wattson, perché compresa tra la festa della cattedra di san Pietro e quella della conversione di san Paolo, apostolo delle genti. 

La settimana si concluderà con una celebrazione ecumenica presieduta dal Papa nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura, il 25 gennaio, giorno in cui si celebra l’Apostolo delle Genti. Papa Francesco presiederà i Vespri alle 17.30.

Come ha spiegato mons. Nino Raspanti, Vescovo di Acireale, Amministratore Apostolico di Messina e Delegato per l'Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso, “L’unità è un dono di Dio e non si può ottenere a partire dalle nostre volontà. Anzi, le nostre volontà hanno dimostrato in 2.000 anni che da sole ci portano verso la disunione. Solo dinnanzi a Dio si possono riconoscere le proprie responsabilità, chiedendo perdono. Ecco perché l’unità va invocata pregando”.

Molteplici le iniziative che si svolgono in questa settimana in tutte le 18 diocesi siciliane. Molte si svolgono separatamente, cioè per singole confessioni, ma molte sono anche ecumeniche e vedono la partecipazione di tutte le comunità presenti sul territorio.

Particolarmente significativa quella che si è svolta ieri nella Parrocchia di San Basilio in Via Paruta a Palermo. Con la sapiente regia di don Piero Magro, responsabile dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e per il dialogo interreligioso, si sono stretti intorno all’altare tutti i rappresentanti delle confessioni cristiane.

“Siamo qui – ha detto l’arcivescovo mons. Corrado Lorefice – perché crediamo nello stesso Cristo che ha dato la vita per noi ed è il principe della pace. Questo ci accomuna. “In questo momento storico – ha aggiunto - i cristiani siamo chiamati a essere segno di unità».

La preghiera è stata guidata dal parroco di San Basilio, don Giuseppe Di Giovanni, che non ha nascosto di avere un sogno: “Fare di questa chiesa un polo di ecumenismo”.

Papa Francesco ha dedicato l’udienza generale di mercoledì a questo tema ed ha concluso il suo messaggio così:La condivisione di questa grazia crea un legame indissolubile tra noi cristiani, così che, in virtù del Battesimo, possiamo considerarci tutti realmente fratelli. Siamo realmente popolo santo di Dio, anche se, a causa dei nostri peccati, non siamo ancora un popolo pienamente unito”. Pur di fronte a queste difficoltà papa Francesco ancora una volta ha fatto appello alla misericordia dicendo: “La misericordia di Dio, che opera nel Battesimo, è più forte delle nostre divisioni. Nella misura in cui accogliamo la grazia della misericordia, noi diventiamo sempre più pienamente popolo di Dio, e diventiamo anche capaci di annunciare a tutti le sue opere meravigliose, proprio a partire da una semplice e fraterna testimonianza di unità. Noi cristiani possiamo annunciare a tutti la forza del Vangelo impegnandoci a condividere le opere di misericordia corporali e spirituali. E questa è una testimonianza concreta di unità fra noi cristiani: protestanti, ortodossi, cattolici.”

 

 

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