118 anni dalla nascita di Totò, a Palermo il suo ultimo sipario

(16 febbraio 2016) – 15 febbraio 1898: è questa la data di nascita di Antonio Clemente, che vide la luce 118 anni fa in via Santa Maria Antesaecula 109 a Napoli. Più di un secolo quindi è trascorso dalla nascita, e quasi cinquanta anni dalla morte, di colui che si fregerà di decine di titoli nobiliari ma che è passato alla storia con il nome di Totò.

Attore di rivista e di avanspettacolo nei primi decenni del ventesimo secolo diventa una star del teatro comico italiano che riscuote con le prime e con le repliche delle sue interpretazioni sempre il tutto esaurito. Approda, quasi per caso, al mondo del cinema nel 1937 con la brillante commedia “Fermo con le mani”, diretta da Gero Zambuto in cui, ancora legato ad una macchietta che ricorda lontanamente Charlot, dà forma ad una nuova maschera che diverrà protagonista assoluta della commedia dell’arte italiana.

Totò realizza in una vita dedicata alla recitazione novantasette film, nove telefilm, diversi caroselli pubblicitari e svariate apparizioni televisive, fra interviste, reportage ed interventi come ospite d’onore a programmi serali di successo del secolo scorso come “Il Musichiere” o “Studio Uno”, a fianco di Mario Riva e di Mina. Totò recita in film di denuncia sociale, in film neorealistici, in film tratti da opere letterarie di successo o in parodie dei peplume che ironizzano sui kolossal tanto in voga negli anni ’50 e ’60 o semplicemente è presente in pellicole di puro divertimento, in cui la trama è un semplice canovaccio che fa da traino e da sfondo per la sua spumeggiante recitazione ricca di frizzi e di lazzi, di grammelot e di contorsionismo, di risate e di riflessioni dove il suo strumento recitativo rimane sempre attuale e sempre presente nei palinsesti televisivi.

Non a caso è una locuzione linguistica di uso corrente la frase “film di Totò” proprio ad indicare tutti i film in cui il Principe De Curtis non ne è il regista bensì l’attore, proprio adefinire l’identificazione dell’attore con il film stesso di cui ne diviene immancabile protagonista.

Totò quindi protagonista del suo cinema e protagonista del cinema italiano stesso, che sarà traghettato dal principe della risata dal bianco e nero al colore con “Totò a colori” diretto da Stefano Vanzina nel 1952 e financo all’attualissimo 3D, che apparve per la prima volta sugli schermi cinematografici italiani proponendo proprio le gags del clown Tottons nel film del 1953 diretto da Mario Mattoli intitolato “Il più comico spettacolo del mondo”.

Impossibile dire quale sia il film migliore, o quello più impegnato, o quello più comico o, perché no, quello più brutto; ogni film racchiude in sé tutta l’energia, la personalità e la sensibilità di un principe di umili origini con una biografia travagliata e fatta di successi ma anche di terribili lutti, malattie, tragedie familiari e tanto dolore.

“Miseria e nobiltà”, è questo il titolo di un “suo” celeberrimo film del ’54 su un soggetto originale di Eduardo Scarpetta, papà del grande Eduardo De Filippo, fraterno amico di Totò; ma miseria e nobiltà sono due concetti chiave che, apparentemente in contrasto, si fondono nella vita e nell’arte di Antonio De Curtis e spesso probabilmente anche in quella di ognuno di noi, quella cioè di ogni uomo che è sempre borderline fra gli uomini e i caporali, citando un concetto chiave del De Curtis-filosofo.

Totò attore di cinema, sceneggiatore, amante degli animali, benefattore verso numerose istituzioni di beneficienza, scrittore, poeta ed autore di musiche e testi di tante canzoni: è sufficiente citare “A’ Livella” e “Malafemmina”, ma andrebbero citate tantissime liriche da lui composte che ci trasferiscono emozioni ancor maggiori se le ascoltiamo dalla stessa voce dell’autore, fine narratore, incisa in una registrazione in vinile del giugno del 1967: parteciperà come autore anche al IV Festival di Sanremo con la canzone “Con te” nel 1952.

Ma in una carriera così vasta e variegata uno dei suoi amori principali rimaneva sempre quello del teatro, fatto da quel contatto fisico diretto con il pubblico che tanto lo caricava e che tanto determinava il successo della serata stessa.

Tantissimi sono i titoli interpretati ma di cui nulla di filmato è rimasto, tranne qualche breve frammento muto; a tramandare il ricordo di quel pubblico che rideva, applaudiva e gridava a gran voce chiedendo una nuova uscita sul palco del protagonista vi sono le locandine, le foto di scena e le testimonianze di tutti coloro i quali hanno avuto la possibilità di stare al suo fianco in quei momenti indimenticabili.

Nel 1956, richiestissimo dal pubblico e dagli impresari, torna finalmente sulle tavole del palcoscenico con la rivista “A Prescindere”, al Sistina di Roma ma durante le repliche di Milano si ammalerà di una terribile broncopolmonite virale che, nonostante tutto, non lo fermerà nella sua tournée che vedrà Palermo come tappa futura.

E proprio durante la serata palermitana, in scena presso il Teatro Politeama Garibaldi, perderà la vista dal solo occhio da cui vedeva a causa di una corioretinite emorragica essudivante acuta, che lo rese completamente cieco durante la sua coinvolgente e trascinante interpretazione di Otello, fra le risate e il fragore del pubblico che nulla ebbe ad intendere. “Non ci vedo… è buio pesto”, queste sono le parole pronunciate nel camerino del Politeama da un tremante e piangente Totò, la cui testimonianza ci è stata consegnata dalla stessa figlia di Totò, Liliana De Curtis, proprio nello stesso teatro dove il padre perse la vista, in occasione della mostra “Un principe chiamato Totò”, inauguratasi nell’ottobre del 2005.

Da quel maggio del 1957 Totò sospese l’attività teatrale per dedicarsi, ormai quasi totalmente cieco, alla poesia ed al cinema, con gli intramontabili prodotti artistici che ancora oggi a tanti decenni dalla loro produzione, vengono tramandati di generazione in generazione.

Principe Antonio Griffo Focas Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi de Curtis di Bisanzio, altezza imperiale, conte palatino, cavaliere del Sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia, principe di Costantinopoli e del Peloponneso, conte di Cipro e d’Epiro; è questa soltanto una parte dei titoli riconosciuti ad Antonio de Curtis nel 1941 e nel 1945 dai tribunali italiani, ma Antonio, nato nel popolare rione Sanità, resterà per sempre Totò, che visse a Palermo il suo ultimo successo teatrale.

Concludo l’articolo con un estratto della “Preghiera del clown” di un sublime Totò-poeta: Noi ti ringraziamo nostro buon Protettore per averci dato anche oggi la forza di fare il più bello spettacolo del mondo... dacci ancora la forza di far ridere gli uomini, di sopportare serenamente le loro assordanti risate e lascia pure che essi ci credano felici. Più ho voglia di piangere e più gli uomini si divertono, ma non importa, io li perdono, un po’ perché essi non sanno, un po’ per amor Tuo, e un po’ perché hanno pagato il biglietto. Se le mie buffonate servono ad alleviare le loro pene, rendi pure questa mia faccia ancora più ridicola, ma aiutami a portarla in giro con disinvoltura. C'è tanta gente che si diverte a far piangere l'umanità, noi dobbiamo soffrire per divertirla; manda, se puoi, qualcuno su questo mondo capace di far ridere me come io faccio ridere gli altri”.

Buon compleanno Principe!

 


 

 

PRIMAPAGINA - 118 anni dalla nascita di Toto', a Palermo il suo ultimo sipario

(ph. Carlo Guidotti)


 

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