(25 marzo 2016) – La Domenica delle Palme si è svolta a Palermo la Via Crucis dei Migranti giunta, quest'anno, alla sua 4^ edizione. Alla partenza alle 16.00 dal porticciolo di S. Erasmo nei pressi dell'Istituto di P. Messina una piccola ma significativa fiumana di gente ha percorso il lungomare del Foro Italico in una cornice suggestiva sullo sfondo di Monte Pellegrino che guarda la nostra città; meta del percorso la Chiesa di S. Maria dei Miracoli a Piazza Marina.
Insieme ai migranti tanti palermitani e tutti insieme sotto la croce per ripercorrere la passione di Cristo; la preghiera e la riflessione sono state guidate da p. Sergio Natoli missionario OMI e responsabile dell'Ufficio Migrantes dell'Arcidiocesi di Palermo.
Il tema approfondito è stato quello della misericordia e le meditazioni delle quattordici stazioni della Via Crucis sono state lette nelle lingue dei migranti provenienti da diversi paesi: Ghana, Sri Lanka, Isole Capoverde, Filippine, Mauritius, Costa d'Avorio, Congo, America latina. In lingua portoghese, spagnola, francese, inglese ma anche tagalog, kreol, twi, cingalese, tamil, oltre che in italiano, si è potuto riflettere sul mistero della misericordia di Dio che passa attraverso la passione di Cristo, si è potuto pregare per la pace, per tutti quelli che fuggono dalle guerre e dalla fame, per tutti coloro che si adoperano per accogliere, perché non si alzino mura. Uomini, donne e bambini con storie, tradizioni e culture diverse hanno camminato insieme pregando e cantando in varie lingue ma l'impressione è stata di grande unità tanto da sentire riecheggiare nel cuore le parole degli Atti degli apostoli: "la moltitudine dei credenti aveva un cuor solo ed un'anima sola".
Il gesto della Via Crucis dei migranti testimonia che l'intercultura è una strada possibile da percorrere, camminare insieme si può e non solo per un breve tratto di strada, si può percorrere insieme il cammino della vita accogliendo l'altro nella sua identità e proponendo la nostra in uno incontro che è la condizione per una conoscenza autentica e per rapporti veri. Il migrante che viene da noi per molteplici motivi ha la sua storia, la sua tradizione, la sua cultura che rappresentano la sua ricchezza ma che può diventare anche la nostra e tutto ciò che noi siamo può essere per lui un dono da accogliere.
L'altro comunque non possiamo dire di volerlo conoscere veramente e di amarlo se non lo accogliamo e rispettiamo nella sua diversità. Tutto l'aiuto che possiamo dare rimane sempre qualcosa di non autentico e non si può costruire in modo duraturo se si continua a pensare che integrazione voglia dire cambiare l'altro. Invece questo tratto di strada della Via Crucis, sulle orme di Cristo, è stato possibile farlo insieme a partire da uno sguardo all'altro teso a scoprirne tutto il suo valore, perché solo uno sguardo che valorizza tutto dell'altro, anche il più lontano per storia e cultura, che sa cogliere nell'altro tutto il bisogno umano, che è anche in noi, può far nascere una amicizia.
Perché di questo si tratta, il cammino della vita si può percorrere insieme solo in una amicizia che non è un fragile sentimento che riguarda esclusivamente le singole persone ma è una modalità di rapporto che nel tempo lascia un segno e ha il potere di cambiare il mondo.