Si celebra oggi 1° settembre 2016 la Giornata mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, espressamente istituita da papa Francesco l’anno scorso, come prima iniziativa a seguito della Enciclica Laudato si’.
Si tratta di una iniziativa che parte da molto lontano e affonda le sue origini nella esperienza della Chiesa ortodossa.
Questa proposta, infatti, fu lanciata nel 1989 dal Patriarca Dimitrios di Costantinopoli e poi ripresa e proseguita dal suo successore Bartolomeo. Importanti e successive tappe sono state la II Assemblea Ecumenica Europea, svoltasi a Graz nel 1997 e la III Assemblea Ecumenica Europea, quella di Sibiu del 2007, nella quale fu proposto di celebrare un “Tempo per il Creato” della durata di cinque settimane tra il 1° settembre (memoria ortodossa della divina creazione) e il 4 ottobre (memoria di Francesco di Assisi nella Chiesa Cattolica e in alcune altre tradizioni occidentali). Da allora tale iniziativa, con l’appoggio del Consiglio Mondiale delle Chiese, ha dato luogo ad altre attività ecumeniche in diversi parti del mondo. Nel 2006 anche la Conferenza Episcopale Italiana ha manifestato l’intenzione di parteciparvi.
La Chiesa Italiana, a firma della Commissione episcopale per i Problemi sociali e della Commissione per l’Ecumenismo e il dialogo, ha stilato il 15 maggio 2016 in preparazione alla giornata odierna un documento dal titolo: “La Misericordia del Signore per ogni essere vivente” che si articola in tre punti. Il primo è la gratitudine al Signore per il dono della creazione: ecco perché si tratta di una giornata di preghiera. Il secondo invita a riconoscere sia il grido che viene dalla terra, per i danni che l’uomo ha causato, sia il grido dei poveri, quelli che nell’Enciclica vengono definiti “più abbandonati e maltrattati”. Nel terzo il Messaggio invita “ad allargare il nostro cuore nel praticare la Misericordia, scoprendoci membri di una comunità della creazione, che vive di una molteplicità di relazioni vitali”.
Molto significativo anche il documento: “Manifesto dei giovani della GMG 2016 per una ecologia integrale”, distribuito a Cracovia e molto ben articolato che ha trovato un entusiastico consenso tra tutte le migliaia di giovani presenti. Di esso colpisce più che l’analisi, l’impostazione generale; non vi è nessuna specifica rivendicazione o accusa, mentre si snoda in un susseguirsi di capoversi che iniziano con le parole: “Ci impegniamo…” Questo è un cambiamento di rotta e di mentalità: assumere responsabilità personali lì dove ciascuno opera. Tra questi impegni occorre evidenziare quello che dice: “Ci impegniamo ad adottare un diverso stile di vita, più sobrio e più aperto allo stupore e alla meraviglia del creato, sull’esempio di san Francesco”.
Tutte queste sollecitazioni e tutti questi spunti trovano ampia eco nel Messaggio che papa Francesco ha lanciato oggi, dal significativo titolo: “Usiamo misericordia verso la nostra casa comune”.
Di esso va colto innanzitutto la spirito che è espresso all’inizio del secondo paragrafo lì dove sta scritto: “Dio ci ha donato la terra per coltivarla e custodirla (cfr. Gen 2,15) con rispetto ed equilibrio. Coltivarla “troppo” – cioè sfruttandola in maniera miope ed egoistica –, e custodirla poco è peccato”. La spiegazione di questa affermazione così radicale si trova poche righe più in basso: “In questo Anno Giubilare, impariamo a cercare la misericordia di Dio per i peccati contro il creato che finora non abbiamo saputo riconoscere e confessare; e impegniamoci a compiere passi concreti sulla strada della conversione ecologica, che richiede una chiara presa di coscienza della nostra responsabilità nei confronti di noi stessi, del prossimo, del creato e del Creatore.
Com’è nel suo stile papa Francesco non lancia proclami o stabilisce obiettivi da raggiungere, ma indica una strada. E’ molto significativo che il Papa dica che il primo passo in questo cammino sia un esame di coscienza. Per chiarire meglio il suo pensiero cita poi il discorso del Patriarca Ecumenico Bartolomeo secondo cui questo esame di coscienza «implica gratitudine e gratuità, vale a dire un riconoscimento del mondo come dono ricevuto dall’amore del Padre, che provoca come conseguenza disposizioni gratuite di rinuncia e gesti generosi […]. Implica pure l’amorevole consapevolezza di non essere separati dalle altre creature, ma di formare con gli altri esseri dell’universo una stupenda comunione universale. Per il credente, il mondo non si contempla dal di fuori ma dal di dentro, riconoscendo i legami con i quali il Padre ci ha unito a tutti gli esseri». Discorso a Santa Barbara, California (8 novembre 1997).
Proprio questo cammino indicato dal Papa richiede però un cambiamento di rotta che viene così espresso: “L’esame di coscienza, il pentimento e la confessione al Padre ricco di misericordia conducono a un fermo proposito di cambiare vita. E questo deve tradursi in atteggiamenti e comportamenti concreti più rispettosi del creato, come ad esempio fare un uso oculato della plastica e della carta, non sprecare acqua, cibo ed energia elettrica, differenziare i rifiuti, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico e condividere un medesimo veicolo tra più persone, e così via (cfr. Enc. Laudato si’, 211). Non dobbiamo credere che questi sforzi siano troppo piccoli per migliorare il mondo. Tali azioni «provocano in seno a questa terra un bene che tende sempre a diffondersi, a volte invisibilmente» (ibid., 212) e incoraggiano «uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo» (ibid., 222)”.
L’ultimo tema affrontato è definito nel Messaggio: “Una nuova opera di misericordia”. Facendo espresso riferimento alle opere di misericordia temporali il Papa suggerisce un ampliamento del tradizionale elenco ed aggiunge: “La vita cristiana include la pratica delle tradizionali opere di misericordia corporali e spirituali. «Di solito pensiamo alle opere di misericordia ad una ad una, e in quanto legate ad un’opera: ospedali per i malati, mense per quelli che hanno fame, ostelli per quelli che sono per la strada, scuole per quelli che hanno bisogno di istruzione, il confessionale e la direzione spirituale per chi necessita di consiglio e di perdono… Ma se le guardiamo insieme, il messaggio è che l’oggetto della misericordia è la vita umana stessa nella sua totalità». Ovviamente la vita umana stessa nella sua totalità comprende la cura della casa comune. Quindi, mi permetto di proporre un complemento ai due tradizionali elenchi di sette opere di misericordia, aggiungendo a ciascuno la cura della casa comune. Come opera di misericordia spirituale, la cura della casa comune richiede «la contemplazione riconoscente del mondo» (Enc. Laudato si’, 214) che «ci permette di scoprire attraverso ogni cosa qualche insegnamento che Dio ci vuole comunicare» (ibid., 85). Come opera di misericordia corporale, la cura della casa comune richiede i «semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo […] e si manifesta in tutte le azioni che cercano di costruire un mondo migliore» (ibid., 230-231).
Il Messaggio del Papa si conclude riprendendo una delle due preghiere con cui si conclude l’Enciclica:
“«O Dio dei poveri,
aiutaci a riscattare gli abbandonati
e i dimenticati di questa terra
che tanto valgono ai tuoi occhi. […]
O Dio d’amore, mostraci il nostro posto in questo mondo
come strumenti del tuo affetto per tutti gli esseri di questa terra» (ibid., 246).
E poi conclude: “O Dio di misericordia, concedici di ricevere il tuo perdono e di trasmettere la tua misericordia in tutta la nostra casa comune.
Laudato si’.
Amen”.