Domenica 18 settembre 2016 al Santuario mariano di Altavilla Milicia si è tenuto il Giubileo dei Migranti. Al gesto, organizzato dall'Ufficio Migrantes dell'Arcidiocesi di Palermo in collaborazione con l'Associazione Arcobaleno di Popoli, ha partecipato un numero considerevole di migranti appartenenti a varie nazionalità e etnie che, giunti nella nostra città per motivi diversi attraverso il lavoro già trovato o che ancora cercano, sperano di poter considerare Palermo come il luogo dove iniziare un percorso nuovo di vita, un luogo di accoglienza dove incontrare una cultura nuova da conoscere senza dover fare a meno delle proprie espressioni culturali.
Il pellegrinaggio è nato per rispondere all'invito di papa Francesco, in questo anno giubilare della Misericordia da lui indetto, di mettersi in cammino e percorrere la strada per giungere alla meta agognata. Infatti, come dice il papa, il pellegrinaggio è "un segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere e che richiede impegno e sacrificio. ... attraversando la Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi" (Misericordiae vultus).
La giornata ha avuto come momento centrale la celebrazione eucaristica interculturale officiata da p. Sergio Natoli; le letture e le preghiere, come sempre in queste occasioni, si sono svolte in lingue diverse così come i canti eseguiti dalla corale interculturale Arcobaleno di Popoli. Sono stati momenti intensi e a tratti commoventi a cui hanno partecipato non solo i migranti ma la comunità parrocchiale del santuario riunita per la consueta messa domenicale.
Gesti semplici e nello stesso tempo di grande importanza come quello della preghiera e del banchetto eucaristico che contribuiscono a creare una società nuova che lavora per il rispetto e la condivisione; momenti che si vivono nelle chiese locali ma che hanno il respiro grande della chiesa universale.
Proprio in questi giorni, infatti, si è vissuta ad Assisi la 30° Giornata di preghiera per la pace con i leaders di tutte le religioni a volere ancora una volta affermare che le religioni non possono avere niente a che fare con la guerra e che quando la fede è autentica non può che spingere ad operare in qualsiasi modo per la pace in tutte le circostanze.
Trent'anni sono passati da quando papa Wojtyla ebbe la grande intuizione della Giornata mondiale di preghiera ad Assisi, la pace è un bene prezioso e sempre in pericolo, è un dono di Dio che l'uomo deve salvaguardare e occorre la preghiera condivisa, l'espressione più alta del dialogo e ogni anno questa giornata ce lo ricorda.
Quest'anno la preghiera di Assisi si è svolta a conclusione di un meeting interreligioso dal titolo "Sete di pace: religioni e culture in dialogo" che ha messo proprio a tema il dialogo fra le diverse fedi e le loro espressioni culturali. Il rapporto dialogante tra le culture è veramente la grande sfida di oggi e della società del futuro perché, come afferma papa Francesco, la nostra non è "un'epoca di cambiamenti ma un cambiamento d'epoca" e per affrontare mutamenti radicali è necessario proprio un autentico incontro delle culture a partire dal dialogo.
Come ha affermato in una recente intervista il cardinale J.L. Tauran: "La risposta è sempre e comunque il dialogo, l’incontro, [...] l’unica strada percorribile è quella del dialogo disarmato. In sostanza, a mio avviso, dialogare significa andare all’incontro con l’altro disarmati, con una concezione non aggressiva della propria verità e tuttavia non disorientati. ... Siamo condannati al dialogo".
Oggi, invece, con tutto quello che accade, si corre il rischio di pensare che bisogna difendersi da chi viene da lontano, da chi ci appare diverso, da chi non comprendiamo in maniera immediata e spesso questa opinione corrente dettata dalla paura diventa decisione politica, legislazione e al posto del dialogo si alzano muri. La storia, e soprattutto quella del Novecento, ci ricorda che i muri non risolvono, occorre tutto l'impegno e la fatica del confronto e del dialogo, il coraggio e la forza di superare la concezione dialettica del dialogo per affermare una possibilità di incontro fatto di stima e amore alla vita dell'altro nella convinzione che dall'altro, chiunque sia e da qualsiasi parte del mondo provenga, può derivare per la mia vita un bene da riconoscere nel tempo. La sfida per la società del futuro passa attraverso una conoscenza fra i popoli che non può fermarsi al livello delle idee ma deve scendere nella profondità della vita vissuta, un dialogo inteso come dono di sè e attenzione all'altro; insomma è la rivoluzione della misericordia ricevuta e donata che cambia i rapporti umani e crea la società nuova.
Il Giubileo della Misericordia ci ricorda che c'è qualcosa di più della giustizia e dei calcoli di ogni genere su cui potere giocarci nelle relazioni umane. Questo anno giubilare straordinario ci permette di vivere gesti come quello del pellegrinaggio in tutti i luoghi dove si è aperta una porta santa. Ovunque e più volte nel corso di quest'anno ci è data la possibilità di fare memoria del dono della misericordia e di farci educare per poter essere "misericordiosi come il Padre". Il Giubileo dei Migranti è stato un significativo passo, come la Giornata di Assisi, nel cammino per realizzare la pace fra i popoli.