Si inaugura venerdì 21 settembre a Catania l’Istituto intitolato a don Francesco Ventorino, che fu tra i primi collaboratori di don Luigi Giussani ed anche educatore di tante giovani generazioni catanesi e siciliane. Esso eredita la lunga tradizione dell’Istituto Sant’Orsola, che proseguirà in strutture e spazi più adeguate alle nuove esigenze educative.
Mentre in tutt’Italia, e anche in Sicilia, le scuole non statali, soprattutto quelle gestite da ordini religiosi, continuano a chiudere, venerdì 21 settembre a Catania si celebra una circostanza in contro tendenza: apre l’Istituto Francesco Ventorino. Per la verità non si tratta di una nuova scuola quanto della prosecuzione di una esperienza nata nel 1978, con un piccolo asilo, chiamato “Giona”, proseguita nel 2000 anno in cui è iniziata la collaborazione con la Congregazione delle Suore orsoline della Sacra famiglia e consolidatasi nel 2011, anno in cui è stata costituita la Fondazione allargando ulteriormente la base partecipativa.
La vera novità sta nel fatto che tornano a rivivere in tal modo i grandi spazi del vecchio San Filippo Neri, costruito e gestito dai Salesiani e chiuso qualche tempo fa. In particolare si tratta di una grande realtà che si estende per 14.500 metri quadri di superficie, di cui 8.500 coperti, che oltre alle aule per l’asilo (italiano e inglese) e la scuola primaria e secondaria, contano un ampio cortile, una palestra regolamentare, un campo di calcio a 11, un campo polivalente da basket e volley, un teatro da 340 posti, una Chiesa da 500 posti, palestre per scherma, arti marziali e ginnastica ritmica, una mensa di 120 posti con centro cottura interno, bar, sale ricreative e auditorium da 150 posti.
La cerimonia inaugurale avrà inizio alle ore 17, con la benedizione del nuovo Istituto da parte di S.E. Mons. Salvatore Gristina, Arcivescovo di Catania, e il saluto delle autorità, cui seguiranno l’intervento di Michele Scacciante, Presidente della Fondazione Sant’Orsola, e di don Julián Carrón. Colpisce la presenza del responsabile di Comunione e Liberazione. Michele Scacciante ne spiega il motivo: “Non è una scuola di CL, come molti vorrebbero intendere, perché questo progetto è nato da un gruppo di genitori, insegnanti e professionisti, solo alcuni dei quali erano ciellini, ma subito è stato condiviso da tanti altri che credono che formazione e istruzione siano la prima risorsa per lo sviluppo della persona e del territorio. Fin da quando per la prima volta, alcuni anni fa, ne abbiamo parlato con lui, abbiamo trovato sostegno e invito a continuare. È quindi normale che abbia deciso di partecipare all’inaugurazione. E, comunque, la stragrande maggioranza delle famiglie che scelgono la nostra scuola non fa l’esperienza di CL”.
Altro motivo di curiosità è perché la scuola è intitolata a Francesco Ventorino, uno dei primi e più fedeli collaborazioni di don Giussani fin dai lontani anni ’60. Chiarisce ancora Scacciante: “Don Francesco Ventorino è all’inizio di questa scuola, fin da quando invitò alcuni adulti di CL ad aprire l’asilo Giona, per sostenere l’esperienza educativa delle famiglie. Poi ci ha sempre invitato ad andare avanti. Con lui abbiamo avviato la collaborazione con la Fondazione Sant’Orsola nel 2000. Lui vi ha insegnato per alcuni anni. Don Ciccio, come lo chiamavamo tutti, ci ha educato ad una visione cristiana della realtà in grado di allargare la ragione e far vivere con gusto e pienezza la vita. Questa scuola è un segno ed una concretizzazione dell’amicizia che abbiamo vissuto con lui per tanti anni”.
La Fondazione Sant’Orsola, che gestisce la scuola, è nata proprio per promuovere lo sviluppo integrale della persona, attraverso una significativa e qualificata esperienza educativa e didattica, alla quale partecipano un qualificato numero di docenti “innanzitutto motivati nella propria esperienza professionale ed educativa – spiega il Dirigente Scolastico Michela D’Oro - pronti ad accompagnare gli alunni nel loro cammino di crescita, conducendoli nell’avventura dello studio come scoperta della realtà, che provoca e che richiede di essere compresa nella complessità dei suoi fattori costitutivi”.
“Non a caso – spiega il Direttore Generale Angela Pontorno – il nuovo logo dell’Istituto, realizzato per la Fondazione da un giovane architetto e brand designer, ex alunno della scuola, disegna i confini di una finestra sul mondo, di uno spazio protetto ma sempre aperto, libero, che ognuno è chiamato a riempire con il percorso che serve a Diventare Grandi”.
Tra i motivi dell’iniziativa vi è anche il fatto che l’Istituto Sant’Orsola non riusciva più a soddisfare nei locali di Via Macallè le richieste di iscrizione che ogni anno aumentavano e soprattutto non vi erano più spazi adeguati a svolgere l’attività didattica che ogni anno aumentava per quantità e qualità dei servizi.
“Quanto ai costi di ristrutturazione – prosegue Angela Pontorno – va detto che abbiamo chiesto alla società civile, alle imprese, attraverso progetti di responsabilità sociale, di contribuire a questo progetto, anche utilizzando le agevolazioni fiscali a fronte di donazioni finalizzate alla manutenzione o potenziamento delle strutture scolastiche (school bonus)”.
Concludiamo ponendo un’ultima domanda a Michele Scacciante: “Ma a che serve investire in scuole, aprire istituti, magari di eccellenza, se poi i nostri giovani sono costretti ad emigrare, spesso ancor prima di cercare lavoro?”. “È vero - ribatte - sembra in apparenza un controsenso, ma noi vogliamo continuare a costruire e a costruire qui, anche attraverso una scuola come questa. La scuola Francesco Ventorino intende aiutare, giovani e famiglie, a far crescere il desiderio di domandare, conoscere, creare, impegnarsi, insieme a dei maestri che indicano il percorso. Solo così potranno crescere donne e uomini capaci di stare di fronte alle sfide che pone la realtà, senza soccombere alla paura che sembra attanagliare tanti giovani di oggi.”. Ma Scacciante vuole aggiungere ancora una cosa: “Il Papa a Palermo sabato scorso parlando ai giovani li ha invitati a mettersi in cammino, a non rimanere ripiegati su sé stessi, ha detto di non stare nel chiuso della propria camera e di non guardarsi allo specchio. Insomma un invito a creare relazioni, evitando l’illusione che la realtà vada dal telefonino al televisore”. “E allora?” “Questa scuola, questo tentativo educativo va, in questa direzione. Il Papa ha invitato i giovani, ma credo anche noi non più giovani a camminare, cercare e sognare. Noi vogliamo camminare, cercare e sognare con quanti vorranno frequentare l’Istituto, come colui cui è intitolato ha insegnato a tanti giovani per tanti anni”.