Prima all’interno della Fattoria Comunitaria e poi nel teatro della parrocchia di Sant’Agnese la testimonianza di fra Mauro Billetta e di mons. Carmelo Vicari. Una grande occasione per comprendere l’importanza della donazione dei farmaci ai tanti che ne hanno di bisogno.
Quest’anno l’ormai tradizionale appuntamento della presentazione della “Giornata Nazionale di Raccolta del Farmaco”, giunta alla XIX edizione e organizzata dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus si è tenuta in uno dei luoghi in cui l’attività della Fondazione a Palermo trova concreta espressione: la Parrocchia di Sant’Agnese a Danisinni. È un quartiere di Palermo, tanto noto quanto dimenticato del centro storico della città, il quale, grazie all’opera di fra Mauro Billetta e dei suoi collaboratori, sta trovando nuova vita offrendo ai suoi abitanti una opportunità di riscatto e di rinascita.
Prima dell’inizio della manifestazione abbiamo chiesto a Giacomo Rondello, delegato palermitano della Fondazione di spiegare i motivi di questa scelta.
“I motivi sono più d’uno - dice -. Innanzitutto perché abbiamo rilevato che le presentazioni degli anni scorsi, effettuate nella sala Lavitrano in Arcivescovado, risultavano spesso molto formali, quasi istituzionali. Il luogo pur molto accogliente era molto distante dai racconti che lì si ascoltavano. Dovendo optare per uno dei tanti enti convenzionati ci è parso che Danisinni, la parrocchia, fra Mauro e i suoi collaboratori, rispondessero bene alla frase di papa Francesco scelta quest’anno per la campagna di raccolta che dice: “Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati a essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società” (Papa Francesco, Giornata mondiale dei poveri 2018). A noi sembra che l’esperienza che qui si fa renda concretamente il senso dell’invito del Papa. L’esperienza del Banco farmaceutico va ormai oltre la mera raccolta dei medicinali e man mano che andiamo avanti incontriamo nuovi e diversi bisogni cui cerchiamo di fare fronte. E poi c’è anche la possibilità di far conoscere la bellezza di questa opera di carità e testimonianza cristiana chiamata Fattoria Comunitaria a quanti sono venuti oggi. Credo che già questo meriti l’impegno di essere qui”.
Ed in effetti la presentazione nel salone della Parrocchia è stata preceduta dalla illustrazione della Fattoria Comunitaria, fatta da fra Mauro, girando tra pollai e stalle, agnellini appena nati e pulcini inseguiti dalle chiocce, oche starnazzanti e asini raglianti. Il tutto in un clima di festa e amicizia che ha consentito a tantissimi lì convenuti di “toccare con mano” come in pochi anni sia stato rivitalizzato quel luogo.
La visita si è snodata tra i quattro settori in cui è diviso l’ettaro di terreno dato in comodato d’uso. Nella prima si coltivano ortaggi di stagione con l’impegno di alcuni volontari e di ex detenuti in reinserimento sociale. Vi è poi la zona con i giochi per i più piccoli e per le loro famiglie. Nel terzo spazio si allevano gli animali (agnellini, asini, galline, conigli). Per ultimo da poco tempo ha trovato collocazione un tendone creativo ove si snodano attività di vario genere, dall’attività circense al teatro, dal karate alla lotta greco-romana, dai laboratori di manipolazione a quelli di pittura. Al suo interno periodicamente vengono organizzati eventi, spettacoli o momenti di riflessione comunitaria.
Fra Mauro ha spiegato così questa scelta in contro tendenza: “Avevamo pensato in un primo momento di realizzare un campo da calcio, molto richiesto da tutti, anche perché non vi sono altre opportunità nel quartiere. Poi abbiamo riflettuto che era meglio offrire uno luogo di espressione ove tutti, grandi e piccoli, potessero trovare opportunità di dimostrare i propri talenti. Così è aumentato di giorno in giorno il numero di quanti si cimentano in questa attività al punto da andare anche fuori Palermo per esibirsi”.
La Parrocchia oltre alle normali attività: catechesi, liturgia, carità, svolge un prezioso lavoro di aggregazione e promozione umana dei suoi abitanti soprattutto attraverso la “Fattoria Comunitaria”. Essa rappresenta un contesto di accoglienza e quindi di inclusione sociale che si traduce innanzitutto nella possibilità di visitare il luogo e poi di partecipare alle varie proposte quali laboratori, eventi, o di sostenere con il proprio operato la sua cura la coltivazione delle piante e l’allevamento degli animali. “Diamo grande spazio anche alla musica – aggiunge fra Mauro – anche con ottimi risultati. Grazie alla collaborazione col Teatro Massimo, a settembre dell’anno scorso è stata rappresentata l’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti e poco dopo grazie, all’iniziativa Piano City del Comune, in piazza il maestro Marcelo Cesena ha suonato di fronte a circa mille persone musiche da film di Ennio Moricone”.
Gli ospiti sono rimasti molto colpiti anche dai murales che si trovano intorno alla Fattoria e in particolare da quello del pittore argentino Guido Palmadessa, posto sulla parete esterna dell’abside della chiesa che rappresenta una coppia che spezza il pane, segno della condivisione e della comunione. “È il frutto del lavoro della gente – ha spiegato fra Mauro - che fa della propria storia un’offerta e non un possesso da difendere e che scopre, con sorpresa, tale dono restituito quale cibo che lega il Cielo e la terra. Riconosciamo in questa immagine la sintesi di un percorso che fa della esistenza personale una vita di comunione, l’unica che dà senso e valore ai nostri giorni. “È bello non solo artisticamente - ha commentato Rondello - ma anche per quello che ci comunica: questa volontà di condividere un pezzo di vita da passare assieme, perché nella comunicazione ci si arricchisce”.
Durante la visita c’è stato modo di raccontare la storia del quartiere e della parrocchia di Sant’Agnese che è l’unico luogo di aggregazione e di vita sociale di una zona posta al centro storico di Palermo, ma da sempre dimenticata perché si trova in un avvallamento del terreno, risultato della cava di pietra da cui furo estratti i blocchi quadrati di calcarenite con cui furono edificati i bastioni di Palazzo dei Normanni e del Teatro Massimo. Questo sfruttamento ha fatto sì che essa si trovi al di sotto del livello dei quartieri circostanti e la celi alla vista di quanti vi passano accanto.
Giunti in fine in salone ha avuto luogo la presentazione della Giornata che si terrà a Palermo e provincia sabato 9 e lunedì 11 febbraio 2019. Ha coordinato gli interventi Calogero Zuppardo nella qualità di vice presidente della Compagnia delle Opere della Sicilia Occidentale che ha dato per primo la parola a Francesco Di Molfetta, Componente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Banco Farmaceutico onlus. Molfetta ha subito affermato come la visita alla Fattoria l’avesse colpito e ancor di più convinto che occorre lasciare da parte i preconcetti e farsi guidare dalla dinamica degli incontri che la vita propone e lo ha testimoniato raccontando alcune esperienze della sua partecipazione alle attività del Banco farmaceutico in Puglia dove vive. Di seguito una sintesi degli interventi programmati.
Sintesi dell’intervento di Giacomo Rondello, delegato provinciale del Banco farmaceutico a Palermo.
Nella difficile condizione sociale e politica in cui viviamo mi sembra evidente che il cambiamento più decisivo non riguarda le strutture sociali: si tratta invece di un cambiamento personale, che riguarda l’umanità di ognuno di noi. È per questo che proponiamo la Giornata di raccolta del Farmaco. L’origine di questa Giornata non è solo l’approvvigionamento dei farmaci necessari per le persone più povere; un altro è l’interesse principale che ci sostiene: educarci a scoprire la bellezza, l’affascinante attrattiva della carità’, cioè’ dell’amore di Cristo, come la risposta al desiderio di significato della nostra vita, in grado di renderci veramente umani, di cambiarci e quindi di cambiare, innanzitutto noi, e di renderci desiderosi di cambiare la realtà che circonda. Nel giro di alcuni anni, abbiamo incontrato amici, che condividendolo la stessa passione per la vita, hanno dato origine ad una rete di solidarietà, che include oggi oltre 20 Enti che si occupano delle persone più povere dai senza tetto ai pazienti terminali, che opera tutto l’anno e con creatività ha realizzato risposte a vari bisogni che inizialmente non avevamo neppure pensato
Mi riferisco per esempio all’offerta di farmaci per i carcerati del Pagliarelli, al tentativo di rispondere alla richiesta di presidi come l’affitto di carrozzelle, per le persone i cui familiari ne hanno bisogno, mentre espletano le pratiche per averli dispensati dall’ASP o altri presidi sanitari, o ancora la disponibilità di alcuni professionisti medici, desiderosi di mettere a disposizione delle persone inviate dagli Enti le loro competenze, il sostegno all’Arcivescovo dei Cristiani Armeni in Siria, il sostegno all’“emergenza freddo” a Palermo, il coinvolgimento di alcune scuole che hanno integrato didattica innovativa ed educazione alla solidarietà, ed infine l’attività di Raccolta dei Farmaci ancora validi. Quest’ultima, in particolare, partita da pochi mesi, l’abbiamo realizzata superando grossi problemi organizzativi, per la sua delicatezza e complessità. Oggi sono coinvolte 9 farmacie di Palermo e Provincia e vuole essere un completamento della Giornata di raccolta del Farmaco. Questa raccolta dura tutto l’anno e riguarda svariate tipologie di farmaci che le persone tengono a casa e che non utilizzano più Se consideriamo che in una città come Palermo, si sprecano in media 2 milioni di farmaci l’anno (con oltre 650.000 euro di costi di smaltimento), il recupero dei farmaci ancora validi potrà veramente avere un impatto significativo in termini di risorse da destinare alle persone più fragili.
Questo cammino inclusivo ci permette di incontrare nuovi e vecchi amici, come i Lyons, che da tempo collaborano con il Banco farmaceutico e che oggi ci donano 900 confezioni di un Farmaco di ultima generazione, che ringrazio di cuore. Ancora c’è molta strada da fare, tantissima, ma la cosa più importante per me, è scoprire che la mia persona è cambiata, grazie anche alla Carità, concretizzata, che mi ha reso capace di modificare il mio approccio alla vita, al lavoro, e cambia le persone che con me collaborano nell’avventura del Banco farmaceutico dimostrando che è possibile il cambiamento del cuore dell’uomo.
Concludo citando l’incipit dell’editoriale della rivista “Tracce”, interamente dedicato al tema della carità. Si dice: “Se c’è una cosa che non possiamo permetterci, nella situazione di malessere diffuso in cui siamo immersi è non accorgerci dei fatti che vanno in una direzione opposta … ed indicano una strada. Sicuramente una strada contromano rispetto al mainstream di diffidenza e rancore imperanti, ma reale e aperta a tutti”. L’origine di tutto ciò è la carità, cioè il modo di vivere e di condividere che Cristo ha portato nel mondo. Di questo ci daranno sicuramente testimonianza i due amici che abbiamo invitato
Sintesi dell’intervento di Fra Mauro Billetta, parroco di Sant’Agnese a Danisinni.
È prezioso riflettere con voi e in questo luogo e in questa circostanza. Quando 11 anni fa è stato chiuso il consultorio e la scuola d’infanzia che avete visto nella piazza al centro del quartiere, la nostra comunità ha riflettuto su come continuare a rispondere alla domanda di cura che veniva dagli abitanti e che da quel momento non trovava più risposta in loco. La tentazione era di abbandonare la cura e la prevenzione o di rivolgersi a strutture al di fuori del quartiere. Abbiamo invece ritenuto Parrocchia e Caritas che fosse necessario attivare un servizio proprio a Danisinni: è nato così un poliambulatorio in alcuni locali qui vicino ove è possibile fare diagnosi e prevenzione grazie all’opera gratuita di 10 professionisti che settimanalmente si alternano e offrono una ampia copertura a quasi tutti i bisogni. Questo è nato non da un progetto pensato a tavolino ma dalla nostra abitudine a dare risposta all’umano che ogni giorno incontriamo. Di fronte al grande e grave cambiamento che sta avvenendo nella nostra società in cui all’assistenza, all’accoglienza, alla cura, si stanno sostituendo l’egoismo, l’inimicizia e indifferenza, quando non si giunge addirittura all’intolleranza, abbiamo deciso di scendere ancora una volta in campo e di fronte alla richiesta che ci veniva da quanti giungono al poliambulatorio, abbiamo chiesto aiuto al Banco Farmaceutico perché ci donasse i farmaci di cui queste persone avevano di bisogno. Ne è nata una grande opportunità e una profonda amicizia. Infatti capita sovente che la mancanza di soldi produca nei genitori la rinuncia alle proprie cure per garantire quelle dei figli. Anche questa è cultura, aiutare i poveri a vivere la loro condizione con dignità e con la consapevolezza che non sono soli. Infatti donare un farmaco a chi non c’è l’ha vuol dire affermare e diffondere la cultura del dono, della condivisione evitando che ci si chiuda in sé stessi, rassegnati al pensiero che la propria vita non possa cambiare. La struttura urbana di Danisinni aiuta a chiudersi, a concepirsi isolati e rassegnati a risolvere da soli i propri problemi. Una esclusione che porta alla povertà. Il rapporto con Banco Farmaceutico ha fatto in modo che anche la consegna di uno scatolo di medicinale sia segno di una relazione con qualcuno che viene da fuori, con qualcosa di ben più grande della semplice e necessaria cura dalla malattia, di una attenzione, di un interesse di qualcuno che ti viene incontro e che poi si possa prendere cura anche degli altri. Possiamo dire che il farmaco veicola relazione. Il nostro mandato a essere Chiesa in un territorio vuol dire che la parola si è incarnata e si è compromessa con la situazione. Questo significa per noi qui e ora condivisione, compromettersi con l’altro. C’è una frase dialettale che chiarisce il concetto: u povuru capisci u povuru. Così anche in nostri parrocchiani si sono aperti ai bisogni di altri in difficoltà come loro. Ecco perché siamo grati agli amici del Banco Farmaceutico: per la loro amicizia, per la loro testimonianza … e anche per i farmaci che ci donano.
Sintesi dell’intervento di mons. Carmelo Vicari, parroco di Sant’Ernesto e vicario episcopale del terzo vicariato.
Desidero ringraziare per l’invito che mi è stato fatto a parlare dell’esperienza che facciamo in parrocchia perché questo vuol dire stima e amicizia non appena per la mia persona ma proprio per l’esperienza che lì si fa.
Anch’io desidero iniziare con un racconto: come l’esperienza della carità si è fatta carne nella mia vita di prete. Infatti, lo dico sempre, non basta essere stato ordinato sacerdote, per vivere pienamente la dimensione della carità. Tutto accadde quando un giorno compresi nel quartiere di Boccadifalco in cui ero parroco, che c’era una famiglia che sul serio non sapeva cosa mangiare gli ultimi giorni del mese. Questo incontro, preciso e concreto, mi fece aprire e appassionare all’esperienza del Banco Alimentare che proprio nel quartiere mosse i primi passi a Palermo. Poi giunsi alla parrocchia Madonna di Lourdes in Piazza Ingastone alla Zisa. Qui un giorno scoprii che non solo molti non potevano comprare le medicine, ma anche che c’era gente che non poteva curarsi perché priva dello strumento per fare l’aerosol, che costa meno di centro euro. Così il bisogno di cura è tornato presente e concreto nella mia vita. Anche a Sant’Ernesto l’esperienza della Farmacia che abbiamo aperto due mattine a settimana nasce dallo stesso impatto. Infatti, proprio perché ritenuta parrocchia “ricca” arrivano persone da tutte le parti della città. E così il bisogno dei farmaci è divenuto impellente e continuo. Alcuni dati che mi sono stati dati dai medici responsabili dicono meglio delle parole. Nel 2018 abbiamo assistito 138 persone, di cui 31 stranieri; ma molte tornano più volte e in totale abbiamo avuto 483 “accessi”, cioè una persona è venuta mediamente più di tre volte. Abbiamo ricevuto attraverso la Giornata del farmaco 404 farmaci, ma dai parrocchiani che portano farmaci di cui non hanno di bisogno e che hanno ancora a casa ben 2.681 confezioni. Questo dato è molto importante perché non esprime appena la necessità di liberarsi di medicamenti inutili, ma l’abitudine a pensare anche a coloro che non hanno la possibilità di acquistare quelle medicine che magari in casa sono in tre o quattro confezioni. A fronte di oltre 3.000 confezioni ricevute ne abbiamo donato oltre la metà. L’altra metà è pronta per essere quotidianamente donata. Nei farmaci donati sono inclusi anche i 146 che abbiamo fatto avere al Vescovo di Aleppo. Anche la storia della nostra farmacia non è nata a tavolino ma per gli incontri che abbiamo fatto e per la disponibilità dei medici che si sono coinvolti. Ma questa storia, anzi questa dinamica, non finisce qui. In forza dello stesso meccanismo abbiamo incontrato i bisogni dei bambini della parrocchia san Paolo a Borgo Nuovo che per mancanza di soldi non potevano andare in colonia nel mese di luglio. È bastato accogliere i volontari della parrocchia domenica mattina 16 dicembre e fare una vendita di dolci e oggetti natalizi per aiutarli a risolvere il problema e per far nascere una amicizia che già è piena di altri appuntamenti. Anche questa storia è simile nella dinamica a quella raccontata da fra Mauro: senza la comunità e i volontari non è possibile rispondere ad alcun bisogno. Proprio per assecondare questa dinamica abbiamo fatto a Natale un pranzo dell’amicizia con alcune delle famiglie che assistiamo normalmente nel corso dell’anno. Quel giorno, prima di augurare a tutti buon appetito ho detto: “Ricordate che prima di essere ricchi o poveri siamo tutti uomini e tutti salvati da Lui. La comunione viene prima di ogni considerazione”. Si è trattato di un gesto prima che di carità di stima e amicizia per persone che conosciamo da molti anni. Prima di venire a rendere questa testimonianza ho posto ai quattro operatori che gestiscono la farmacia questa domanda: “Ma voi perché lo fate? Che cose ve ne viene? Cosa ci guadagnate?” Mi hanno risposto che a loro non viene difficile quel gesto perché nasce dall’esperienza di essere stati voluti bene: quella ha generato la voglia di voler bene. In questo modo acquistiamo più umanità, quella nuova umanità che serve in ogni ambito della vita. Concludo con una esperienza che mi sta molto a cuore. Da quando sono responsabile di un vicariato che va da Borgo Nuovo fina al porto, e che quindi attraversa tutto il territorio della città dai monti al mare, mi sono accorto di quanto la circonvallazione produce in termini di divisione tre gli abitanti. Ci sono quelli al di là e quelli al di qua, quasi rassegnati ad una incomunicabilità senza speranza. Esperienze come quelle che oggi abbiamo ascoltato servono anche a superare quella distanza che le condizioni materiali ha determinato, ma che l’amicizia e la comunione ecclesiale possono contribuire a superare.
Il Racconto di Giacomo Rondello dell’iniziativa dei farmaci fatti giungere in Siria.
Il Banco farmaceutico di Palermo quest’anno ha donato farmaci anche a persone distanti dalla nostra città migliaia di Km. Sono i cittadini di Aleppo in Siria con cui siamo entrati in rapporto grazie al contatto avuto dalla Curia di Palermo con l’Arcivescovo dei Cristiani d’Armenia in Siria. Abbiamo appreso nell’occasione che le medicine inviate a quelle martoriate popolazioni dalle nazioni europee spesso non giungono a destinazione perché se ne appropriano le milizie governative e quelle opposte, anche con metodi violenti Quando è giunta questa richiesta è scattato un tam tam tra gli enti convenzionati e sono state raccolte oltre mille confezioni di farmaci, soprattutto per bambini che con tre successive spedizioni e grazie all’impegno dell’Arcivescovo, che spesso ha rischiato di persona, sono state donate ai beneficiari. L’arcivescovo ci ha ringraziato inviandoci una foto che lo ritrae insieme ai bambini.
Sintesi dell’intervento di Vincenzo Leone, Governatore Distretto Lions 108YB Sicilia.
L’attività del Lions è intessuta di gesti di solidarietà, che compiamo nel corso dell’anno in tanti settori della via sociale, anche a favore delle attività caritatevole prodotte dalla Chiesa locale. Avere ascoltato oggi il racconto e la testimonianza di fra Mauro Billetta e di don Carmelo Vicari è stato una grande opportunità. Ho capito ancora di più quanto sia importante finalizzare l’azione che compiamo ad un significato in più di quello che l’azione porta in sé. Oggi offrire un farmaco non significa appena contribuire alla cura di qualcuno che altrimenti non può farlo, ma significa riuscire ad incidere sulla propria coscienza perché quel gesto ci porti ad essere più solidali nella vita. Questo è il messaggio che da Governatore cerco di dare a tutti i Lions siciliani perché non è possibile che le cose che noi facciamo nella vita di tutti i giorni non siano anche finalizzate a creare un mondo migliore attraverso un esempio positivo. Questo è il motivo per cui abbiamo costituito questo service al Banco Farmaceutico e mi auguro che in futuro questa iniziativa possa servire per un salto di qualità nel nostro impegno rispetto a quanto abbiamo fatto in passato. E più concretamente affermare che il Banco Farmaceutico ha fatto di più grazie anche all’impegno dei Lions.
Sintesi dell’intervento di Erminia Bentivegna presidente del club Lions Palermo Normanna
In ambito sanitario l’ultimo è il malato gravemente affetto da malattie che portano anche alla invalidità. La sofferenza unisce tutti, ricchi e poveri, perché anche quando il ricco si ammala di certe malattie diventa povero, non lo vuole nessuno, soprattutto quando è colpito da malattie non solo invalidanti, ma anche maleodoranti. Io nella mia qualità di medico, specialista di malattie vascolari, ho deciso di occuparmi di questi malati maleodoranti e ho creato un percorso che tende a superare la condizione di maleodoranti, cercando di rigenerare piuttosto che demolire. L’aiuto migliore mi viene da due ditte farmaceutiche che hanno creato due farmaci specifici. La prima che si chiama Erbagil ha creato un tipo particolare di crema di tipo farmaceutico che interviene sulla pelle che è un presidio fondamentale per le malattie che curo. Questa crema è particolarmente innovativa perché è a base di ozono ed è un brevetto speciale. Quindi è particolarmente utili nei casi di scabbia, dermatiti atopiche, ulcere. La ditta produttrice ha donato 500 confezioni di questa crema a noi come Lions che noi giriamo subito al Banco Farmaceutico. L’altra ditta è l’Erboplanet che produce un farmaco fitoterapico a base di zolfo che è lenitiva per tutte le dermatiti e che suo abitualmente nella mia attività con buoni risultati. Di questo farmaco sono state donate 400 confezioni.
Sintesi dell’intervento di Roberto Tobia presidente Utifarma Palermo.
Come sempre nel lavoro quotidiano che accomuna il nostro con quello del Banco Farmaceutico anche quest’anno saremo presenti il 9 e 11 febbraio con le nostre farmacie ove sarà possibile donare i farmaci indicati nel foglietto che sarà distribuito. Riteniamo questa iniziativa fondamentale per i principi solidaristici su cui si fonda, perché ogni giorno facciamo il nostro lavoro di farmacisti facendo appello al servizio e alla solidarietà che riscontriamo in tanti che si rivolgono a noi. La farmacia è un luogo di accoglienza in cui il farmacista da un consiglio oltre che a dispensare un farmaco. Spesso basta una parola o un gesto per venire incontro a bisogni non sempre manifesti.
Colgo l’occasione per dire che a livello nazionale si stanno studiando progetti e iniziative per fa sì che la solidarietà di un giorno possa manifestarsi tutto l’anno.