“La Quaresima sia tempo non di mestizia, ma occasione per ringraziare Dio del dono della vita e possibilmente tornare a goderla e a gustarla”. Così Mons. Carmelo Vicari spiega il significato della Quaresima

 

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Con il rito cristiano della imposizione delle ceneri ha avuto inizio la Quaresima, il periodo di 40 giorni che nella Chiesa cattolica prepara alla celebrazione della Settimana Santa e alla Pasqua. La parola Quaresima evoca subito riferimenti poco piacevoli, legati alle parole: digiuno, astinenza, sacrificio, ecc., forse anche perché ha inizio subito dopo la fine del Carnevale, periodo dell’anno da sempre riservato all’evasione, alle feste sfrenate e al divertimento oltre misura.

Tutto ciò che significato assume per l’uomo di oggi? Come si può parlare oggi di sacrifici, seppur liberamente scelti, quando il contesto economico e sociale, sintetizzato dalla parola crisi, ci costringe a farne già tanti? La Chiesa, inoltre, propone in questi 40 giorni gesti non proprio piacevoli, quali la rievocazione della Via Crucis, gli esercizi spirituali e per finire i riti del Triduo pasquale. Dunque, tutto ciò è ancora attuale? Coglie il bisogno dell’uomo di oggi o non è piuttosto un ricordo del passato che serve per evadere e distrarre dalle preoccupazioni di oggi?

Ne abbiamo parlato con Mons. Carmelo Vicari, attualmente parroco di Sant’Ernesto ed inoltre Vicario del Terzo Vicariato, una fetta della nostra città che va dalla parrocchia di San Paolo a Borgo Nuovo e giunge fino a quella di San Pietro e Paolo al porto.

Mons. Vicari che significato assume oggi la Quaresima? Quale interesse riscuote tra gli uomini di oggi?

Se ci fermiamo a ricordare esperienze e riti passati, di cui per altro i giovani non hanno alcun ricordo, forse poco o nulla. Ma se facciamo lo sforzo di andare oltre la forma e l’apparenza, è un periodo di grande importanza ed è una grande opportunità che bisogna saper cogliere.

E in che modo?

La Quaresima ha uno scopo educativo: aiutare gli uomini a comprendere il significato della vita umana in tutti i suoi aspetti, a partire da Colui che vi ha dato senso, non con una dotta spiegazione, ma con la sua personale partecipazione, Gesù Cristo; partecipazione che ha attraversato tutta la condizione umana, fino al sacrificio della Croce, a cui Lui ha aggiunto la Resurrezione.

Ma questo è l’impegno di tutto l’anno e di tutta la vita. Perché la Quaresima?

Poiché la Pasqua è il vertice della esperienza e della fede Cristiana, la Chiesa ha riservato alla sua preparazione un impegno particolare e specifico che non solo dura più a lungo di altri periodi, ma che soprattutto intende accompagnare i fedeli con gesti e riti particolarmente significativi, che servano a far riflettere ciascuno innanzitutto sulla propria condizione umana.

Ed allora partiamo dall’inizio. Perché il rito delle ceneri?

Una volta al momento dell’imposizione delle ceneri si diceva anche: “Ricordati che cenere sei e cenere ritornerai” Era un invito a comprende la natura più profonda dell’uomo, che senza riscoprire la dipendenza da Dio, finisce col divenire cenere, cioè “cosa inutile”. Questa imposizione delle ceneri, poiché avveniva a ridosso della fine del Carnevale, serviva come una sorta di scossone per introdurre tutti in un cammino di conversione che si sarebbe concluso a Pasqua.

Questo può forse essere compreso da un adulto, ma come si fa a dire a un bambino che dopo Carnevale arriva la Quaresima, che dopo il divertimento ha inizio la contrizione?

Quest’anno l’ho spiegato ai bambini del catechismo facendo ausilio alla maschera e al suo significato. Ho detto loro che la tradizione del mettersi in maschera nasce dal desiderio che ciascuno di noi ha di apparire diversi da quelli che siamo, ma che questa è una finzione che non si può reggere per tutta la vita. Ed è per questo che dopo la maschera bisogna accettare quello che siamo, la vera identità e chiedersi piuttosto che cosa ci può aiutare a riscoprire il nostro vero volto.

Come è andata con i bambini?

Uno tra loro alla mia domanda: “Ma tu a chi vuoi assomigliare”? Ha risposto: “A Gesù”. Questa semplice risposta ha consentito a tutti di farsi la stessa domanda. La persona di Gesù è diventata, attraverso quella semplice battuta, più vicina e più compagna per tutti.

E con gli adulti come è andata?

Ho impostato la questione allo stesso modo. Ho detto che la festa della maschera, ha un grande significato: esprime il bisogno dell'uomo di essere un'altra persona, perché nessuno di noi è contento di sé stesso. Noi non ci piacciamo. Da qui nasce il desiderio di prendere un'altra faccia, un altro volto, un'altra personalità. Durante il Carnevale si diceva che era tutto permesso. Ma il suono della campana, la voce di Dio, invita a togliersi la maschera, scoprendosi non re e sudditi, ricchi e poveri, ma tutti peccatori; tutti bisognosi di perdono. Ecco la vera immagine dell’uomo.

E quindi?

Anche oggi noi tutti abbiamo bisogno di toglierci la maschera, liberarci e assumere la faccia vera, ma non quella costruita da noi stessi e che non ci soddisfa, ma il volto dell'uomo vero, rivestito di Cristo, l'immagine visibile del Dio invisibile. Il desiderio è poterci un giorno rivestire totalmente del Signore, il nostro volto splendente, diventare una cosa sola con Lui. Allora sì il cuore raggiungerà la sua pienezza e saremo una cosa sola, non nel peccato, ma nell'amore. Tutto questo oggi si è perso.

In che senso?

Oggi restano le mascherate senza comprenderne il significato, non si capisce cosa si desidera. Per questo si parla giustamente di cammino quaresimale. Ci viene chiesto di ritornare nel profondo della vita per conoscere veramente Dio e noi stessi, per introdurci tutti anziani e giovani nella vera vita e non in una vita mitologica fatta di illusioni.

Ma allora le indicazioni più tradizionali: il digiuno, la penitenza, ecc. non servono più?

Non bisogna continuare a fermarsi alla adesione formale ad un gesto, anche se di privazione, senza chiederne e comprenderne il senso. Dico sempre che in molti facciamo piccoli sacrifici alimentari per motivi di salute, ma questi non c’entrano nulla con quello di cui stiamo parlando. Bisogna andare al cuore della questione: l’esigenza e il desiderio della vera statura umana. Perché siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio, mentre ci stiamo trasformando in controfigure; stiamo diventando tutti degli attori, degli ipocriti, cioè persone mascherate. La Quaresima è il tempo favorevole per liberarci di quello che non siamo e di cui non siamo contenti. Essa serve per recuperare la gioia e la contentezza, non per metterci solo la cenere in capo; ma per riemergere e ringraziare Dio del dono della vita e possibilmente tornare a goderla e a gustarla.

Quindi lei non ha indicato ai suoi parrocchiani nessun gesto tra quelli più tradizionali da compiere?

Ho invitato tutti a compiere gesti di privazione o di gratuità in cui ciascuno sia il soggetto promotore. Non gesti di mera adesione, ma iniziative della persona che intende attraverso quel gesto assomigliare di più a Dio. Non ho indicato nulla, ma ho fatto solo un esempio: provate a rinunziare a stare qualche minuto davanti al computer e a dedicare quel tempo al vostro coniuge, iniziando con una carezza. Vi aiuterà di più a capire che dovete voler bene al coniuge come lo ama Dio, ma per questo c’è tutta la vita davanti, a partire da subito dalla Quaresima di quest’anno.

E degli altri gesti previsti durante la Quaresima che ci dice?

Che ne parliamo la prossima volta. Ma, ripeto, se si decide di accoglierli e ci si dispone a viverli lo si faccia andando al loro vero e profondo significato; vale a dire, per la vita.

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