(28 gennaio 2013) – Nella piovosa serata dello scorso venerdì 25 gennaio, all’interno della centralissima libreria Mondadori di Palermo, si è tenuta la presentazione dell’ultimo libro di Benedetto XVI: L’infanzia di Gesù (Rizzoli - Libreria Editrice Vaticana, Milano - Città del Vaticano 2012).
La presentazione è stata realizzata dal centro culturale “Il Sentiero” per dare seguito all’iniziativa del “libro del mese”: il centro propone ormai da tempo alla città, a cadenza mensile o bimestrale, un libro ritenuto significativo. “Leggere fa bene se apre a un’esperienza e a un giudizio più grande e più completo sulla vita. È per questo che proponiamo il libro del mese”, così ha aperto l’incontro alla Mondadori Rosalia Pipia, presidente de “Il Sentiero” (nella foto di Giovanni Caronia un momento della serata). E il volantino d’invito alla presentazione, prendendo in prestito le parole del Papa, ribatteva da una prospettiva diversa sullo stesso tasto: “È vero? E in che modo mi riguarda?”: è proprio dopo aver lanciato queste domande che viene passata la parola al relatore, Pigi Colognesi.
Pigi Colognesi è un milanese di alta statura, dalla fronte spaziosa e l’occhio ben piantato sul suo interlocutore. Di mestiere fa il giornalista ma non disdegna, da buon letterato, scrivere libri: il suo ultimo lavoro è la biografia dello scrittore francese Charles Peguy (il titolo del volume da poco uscito per i tipi della Bur è “La fede che preferisco è la speranza”). Era lecito attendersi, e l’ho sentito ripetere anche ad alcune tra le persone che riempivano la sala, la presentazione attenta quanto asettica del volume in questione: magari citando qualche particolare interessante o raccontando qualche retroscena nel conflitto delle interpretazioni teologiche. E andando a spulciare, il libro avrebbe potuto offrire trampolini sia per discorsi di un tipo che dell’altro. D’altronde l’autore di un libro non è mai responsabile del vento di chiacchiere che si consuma a parlare di esso.
Ma la cosa interessante che è successa in quella serata piovosa di gennaio è stata che, partendo dal primo capitolo del libro del Papa, Pigi Colognesi ha dismesso le vesti di relatore d’occasione ed è rimasto nei panni del testimone. “Di dove sei?”: è questa la domanda con cui si apre il libro del Papa; è la stessa domanda che Pilato pone a Gesù poco prima di condannarlo (e Bulgakov nel suo Il Maestro e Margherita lo ha descritto come solo un grande romanziere russo poteva fare); “ed è la domanda che, a turno, quanti di noi si sono imbattuti in quella strana e formidabile persona hanno dovuto formulare. Eppure Pilato lo sapeva da dove venisse Gesù Cristo” ha incalzato Colognesi, magari attraverso chi gli ha esposto il caso prima del processo o qualche cartiglio: i giudici romani non potevano prendere delle decisioni così delicate in quella terra straziata dagli odi e dalle divisioni religiose, senza documentarsi e rischiando la sommossa generale. “Di dove sei?”. Questa domanda chiede di più della terra di provenienza di quell’uomo: chiede dell’origine. “Il punto – ha continuato Colognesi – è che quel nazareno poneva un margine di indefinibilità: tutti gli elementi che si conoscevano sulla sua persona non esaurivano la comprensione della sua figura umana. Questo fenomeno ci pone la stessa domanda oggi: questo è il cristianesimo”. Come a dire, questa “indefinibilità”, questa eccedenza per cui i conti non tornano, è ciò che mi ha fatto cristiano ed è ciò che ancora oggi mi fa venire a Palermo a parlare del libro del Papa.
Chi era lì l’ha percepito anche in altri momenti della serata: si è passati in pochi istanti dall’intellettuale dalle parole sorvegliate, al pellegrino con lo zaino aperto nell’atto di mostrare i valori conservati.
Prima di concludere sono state offerte tre chiavi di lettura per leggere il libro di Joseph Ratzinger: la prima è stata la “decisione di immedesimarsi”. Ha ricordato il giornalista lombardo che lo stesso Papa, nell’introduzione del primo libro sulla vita di Gesù, ha definito quest’opera come l’“espressione di una personale ricerca del volto di Dio”. Per seguire questa personale ricerca occorre – scrive il Papa – un “anticipo di simpatia”: occorre decidere di immedesimarsi nell’indagine.
La seconda chiave di lettura suggerita da Colognesi è la “storicità”: tutto il libro è costellato dalle ricostruzioni storiche di ciò che avvenne 2013 anni fa, o giù di lì, in quella regione del Medio Oriente. La questione è di metodo: sarebbe inutile parlare di una cosa non realmente accaduta. “Il punto di partenza è un fatto”. Appurata l’attendibilità della narrazione del Vangelo, si può passare al terzo e ultimo passaggio: l’“esegesi teologica”.
L’incontro si è concluso con le domande dal pubblico e i ringraziamenti finali. Tornando a casa qualcuno ha cercato il proprio ombrello per ripararsi dalla pioggia e altri hanno comprato il libro presentato. A chi scrive, la pioggia non ha fatto dimenticare quanto sia semplice e personale la scelta di cosa e quanto mettere in comune con chi ti sta ascoltando.