(7 luglio 2013) – Si entra ed è come immergersi nello sciabordio di onde o nel vociare della gente sulla banchina del porto poco prima della partenza di una nave, invece è il romorio delle chiacchiere prima di un evento, che rimbombando sui tetti riempiono l’aria e le orecchie degli astanti: siamo negli ex depositi di biancheria delle navi Tirrenia, in via dell’Arsenale 7 a Palermo.
È il pomeriggio del 5 luglio e si sta per inaugurare la mostra fotografica “Sicilian Crossing. Migrazioni siciliane in America e le comunità derivate”, realizzata dalla “Rete dei Musei Siciliani dell’Emigrazione” e già esposta per sei mesi nel museo di Ellis Island a New York.
I musei di questa Rete sono dislocati in vari comuni della Sicilia, a presiedere la Rete è il Professore Marcello Saija, docente ordinario dell’Università di Palermo ed impegnato ormai da più di un decennio in ricerche sul tema delle migrazioni. È lo stesso Sajia che all’inizio del suo intervento spiega che sin dall’apertura del primo museo comunale dell’emigrazione, era chiaro l’obiettivo di realizzare un museo regionale dell’emigrazione. E il rettore dell’Università di Palermo, Roberto Lagalla, quando prende la parola promuove il valore dell’iniziativa, sostenendo che con queste opere “si mantiene alto il valore della coesione, della tradizione e della qualità della vita della nostra comunità”. Ricordare d’essere stati emigranti, al tempo in cui la Sicilia è diventata terra d’immigrazione.
Non a caso, in occasione di quest’inaugurazione, viene posta la firma da parte del commissario straordinario dell’Autorità Portuale, ing. Antonino Bevilacqua, dei già citati Rettore dell’Università di Palermo, prof. Roberto Lagalla, e Presidente della rete dei Musei Siciliani dell’Emigrazione, prof. Marcello Saija suun protocollo d’intesa finalizzato alla istituzione del Museo Permanente nei locali ora occupati dalla mostra
Ma c’è di più, perché durante il suo intervento il professore Saija, membro della commissione scientifica del Museo Nazionale dell’Emigrazione (che ha sede a Roma), dichiara di aver presentato nell’ultima seduta della commissione succitata la candidatura di Palermo per ospitare il Museo Nazionale, dal momento che lo stesso museo – finora ospitato al Vittoriale – a causa dei tagli alla spesa pubblica dovrà chiudere i battenti a dicembre 2013. “Il mio appello è che domani il Sindaco Orlando chieda al Ministro Emma Bonino di portare il Museo Nazionale a Palermo”, queste le parole di Saija.
La presenza all’inaugurazione di questa mostra del Comune di Palermo, nella persona del Vice Sindaco Cesare Lapiana, e della Regione Siciliana, nella persona dell’Assessore Patrizia Valenti, testimonia la sintonia delle istituzioni attorno a questo progetto. Adesso bisognerà far diventare gli intenti e i progetti realtà. Il lavoro d’ogni giorno, il lavoro d’ogni uomo.
Ma visto che si presenta una mostra non si parla solo di futuro: durante l’incontro inaugurale il prof. Saija ha tenuto la presentazione della mostra “Sicilian Crossing. The America and the Derived Communities”. Essa parte dalla volontà di ribaltare lo stereotipo del migrante con la valigia di cartone che scappa dalla propria terra per fame o ingiustizie, non perché non siano reali i problemi che attanagliano la Sicilia nell’Otto-Novecento, ma perché altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui il picco dell’emigrazione sia proprio a cavallo tra XIX e XX, visto che i mali siciliani non erano una novità, né si sarebbero dissolti di lì a poco.
La tesi della mostra individua come fattore scatenante dell’emigrazione verso l’America il grande business delle compagnie di navigazione che fomentavano il sogno americano nelle menti dei siciliani, nei pannelli si trovano i numeri: più di 90 compagnie di navigazione operanti nelle tratte tra l’America e la Sicilia, oltre 5000 venditori siciliani di biglietti che avevano al loro attivo una piccola percentuale su ciascun biglietto staccato. Nella seconda parte della mostra si espone il sistema di credito, ‘offerto’ dal “Boss del lavoro” residente in America agli emigranti, che avevano poi l’onere di ripagare il debito col sudore del loro lavoro e con i notevoli rincari degli interessi non difficili da immaginare. Infine le ultime due sezioni della mostra intendono rappresentare le Little Italy sorte nelle città americane e la vita di queste comunità attraverso le mutual-aid society. Il percorso è concluso da un filmato che gira in loop e narra le tappe principali dell’esposizione.
Alla fine della presentazione: il concerto della fanfara dei Carabinieri della Legione Sicilia e il taglio del nastro inaugurale. Da domani rimarrà da godersi i pannelli della mostra e attendere i passi che dovrebbero portare il Museo Nazionale dell’Emigrazione a Palermo.
PRIMA PAGINA – Inaugurazione della mostra “Sicilian Crossing” a Palermo. Le immagini sono tratte dall'inaugurazione della mostra “Sicilian Crossing. Migrazioni siciliane in America e le comunità derivate” aperta al pubblico presso i Padiglioni ex Tirrenia in via dell'Arsenale n. 7 a Palermo.– Sicily Present (ph. gl)