(10 luglio 2013) – Venerdì sera, il 5 luglio, c’era fresco al Cortile Abatelli e non sembrava dovessero riempirsi tutte le sedie, nonostante la celebrità del personaggio. Veniva infatti conferita una Laurea honoris causa a Giulio Rapetti, in arte Mogol.
La cerimonia è iniziata puntuale con il coro dell’Università e l’introduzione del Rettore, Prof. Roberto Lagalla. Il quale ha fatto ricorso alle sue “emozioni” legate alle canzoni di Mogol per motivare la laureae all’impegno “ profuso” dallo stesso paroliere lombardo nel campo dell’educazione, citando il Centro di eccellenza universitario della musica popolare, da lui fondato.
Poi lo stesso Rettore ha spiegato alla platea che si sarebbe sovvertita la cerimonia della Laurea Honoris Causa, in ragione della location, dell’orario e dello spettacolo.
Così in barba al protocollo, che avrebbe previsto prima il discorso del “candidato”, è stata la volta della laudatio del Prof. Michele Cometa, Presidente del Corso di Laurea in “Teoria della Comunicazione”, la prima “perla” della serata.
“Perché i poeti? e nel tempo della povertà poi….” questa è la domanda di Hölderlin, posta come incipit dal Prof. Cometa, a cui l’intera laudatio ha tentato di dare risposta. “I poeti sono necessari perché dicono le parole che non sappiamo dire”, perché sono i “Sacerdoti dell’Avvenire”,perché sono coloro che raccolgono “le impronte degli dei fuggiti”, perché “ciò che rimane lo fondano i poeti in una terra sconosciuta tra la terra e il cielo”. Quelli appena citati sono alcuni spunti di possibili risposte che lo stesso Hölderlin offriva tra le sue pagine e di cui Cometa si è sapientemente servito. Del restochi può avere l’ardire, in fatto di poesia, di definire mozzando gli spunti, le intuizioni e le possibili direzioni? Una definizione che invece è stata notevole, nella laudatio, è stata quella dei meriti di Mogol: “ha contribuito a costruire il lessico sentimentale degli italiani”. Riflettendoci, il suo contributo in tal senso (consapevole o no) è stato enorme.
Conclusasi la cerimonia, Mogol si è intrattenuto sul palco in un piacevole dialogo insieme a Laura Anello, giornalista e scrittrice palermitana, la quale, partendo dal volume di aforismi pubblicato dall’autore lombardo qualche anno fa, gli porgeva argomenti di conversazione.
E sugli spunti Mogol non si faceva attendere: “il talento? non è vero che ce l’ha solo qualcuno; la terra è la stessa, qualcuno la coltiva altri no…”. E ancora: “una persona assume una capacità magica quando assume e riesce ad assimilare gli automatismi. Come succede guidando la macchina…”.
Certo, forse i toni quasi misterici della laudatio erano più esaltanti, ma la calma e l’animo rappacificato col quale parlava il vecchio maestro, aveva un sapore genuino: come stessero sfornando del pane, che non è certo il cibo più gustoso al mondo, ma conserva il suo perché che affascina. “Il testo di una canzone? Bisogna non dir tutto: bisogna permettere alla gente di far vivere le proprie emozioni”.
Poi, a un certo punto della serata, Mogol si alza e presenta un pianista: uno che “quando è stato presentato all’Accademia, la direttrice del suo conservatorio disse: «Non è il più bravo del corso, è il miglior pianista che abbia mai avuto il Conservatorio di Messina»”. Lui si chiama Giuseppe Gioni Barbera e salendo di corsa sul palco si è subito fiondato al pianoforte ed ha iniziato a suonare le note di alcuni dei successi che hanno reso celebre Mogol. Le mani di questo pianista messinese sfioravano morbide i tasti e, per quanto non tutti fossimo in platea degli abituali ascoltatori di piano solo, si notava immediatamente la facilità con la quale ridisegnava sulle note di Mogol arrangiamenti che togliessero loro la scontatezza del già sentito, ma mantenessero la cantabilità del tanto amato. Mani di velluto, si dice, e si aveva la sensazione che non una nota fosse suonata con eccessiva o non sufficiente vivacità. Anche quando per introdurre “Con il nastro rosa” si è servito del mitico attacco del pezzo di Micheal Jackson “Smooth criminal”. Semplice, ma geniale. Un po’ come Mogol.
Tra una nota e l’altra si è tornati a parlare e la Anello non poteva non chiedere dell’amicizia con Lucio Battisti, la risposta di Mogol è rimasta impressa a tutti coloro che l’hanno sentita: “l’amicizia rende onore alla vita e ci aiuta a valutare noi stessi e gli altri”. Da rileggere e pensarci su.
La serata s’è conclusa con Barbera al piano a riarrangiare celebri pezzi di Mogol e la platea che lo seguiva cantando e ripensando alla propria vita.
PRIMA PAGINA - Laurea honoris causa a Mogol. Nelle immagini alcuni momenti del conferimento della laurea honoris causa a Mogol. L’evento si è tenuto presso il Cortile Abatelli dello Steri il 5 luglio 2013. – Sicily Present (ph. gl)