(16 luglio 2013) – Sedie piene, muretto affollato e gente in piedi: così si presentava Cortile Abatelli Mercoledì 10 luglio alle 21. Stava per iniziare la cerimonia di conferimento della laurea honoris causa in Scienze Filosofiche al regista Giuseppe Tornatore.
Perché una laurea in “Scienze Filosofiche”? La laudatio del prof. Lo Piparo, ordinario in Filosofia del Linguaggio, ha puntato su due nuclei per motivare l’onorificenza: la riflessione sul “senso del tempo” e quella sulla triade “immagine, menzogna, verità”. Per comprovare la validità di tali argomenti Lo Piparo ha scelto di proporre alla platea alcune scene dei film del regista bagherese, in cui questi temi emergono con forza.
La prima scena proiettata è stata tratta da Una pura formalità (1994): ci si è soffermati sui frames che ritraggono un orologio senza lancette, con i numeri scoloriti ma col pendolo oscillante. “Immagine geniale di un tempo caotico (senza prima né dopo), che scorre in maniera confusa senza una direzione”, commenta Lo Piparo.
Interessante anche la lettura filosofica di due scene tratte da La migliore offerta (2012): il momento del furto, interpretato come un “furto generazionale”, metafora di una trasmissione culturale concepita alla maniera dei greci, come “furto e conquista”; e la scena finale, anch’essa caratterizzata dalla presenza vistosa di orologi (come a manifestare la percezione soggettiva del tempo dei personaggi), in cui il protagonista conclude il suo percorso di conoscenza, dichiarando di rimanere “in attesa” di qualcuno.
L’ultima scena proposta, è stata tratta da Baarìa: la sequenza in cui si incrociano le corse di due bambini, appartenenti a due momenti di tempo separati da una generazione. “Di fronte a questa scena, a quell’incrocio, mi sono emozionato come figlio, come padre, come persona che per mestiere riflette su queste questioni” ha confessato Lo Piparo. Quello per cui si conferisce questa laurea non sono dimostrazioni filosofiche, ma riflessioni precipitate in sequenze di immagini.
Dopo gli interventi del Rettore dell’Università di Palermo e del Preside della Facoltà di Lettere, la parola è passata al “candidato”. Tornatore s’è calato perfettamente nei panni del laureando, pronunciando un’articolata tesi che, passando per registi come Truffaut, Sokurov, Capra e Malik e filosofi come Platone, Aristotele, Bergson e Sant’Agostino, metteva a tema il senso del tempo nel cinema e nella vita.
Se, all’inizio del suo discorso, il regista premio Oscar affermava, sulla scorta di Hitchcock, che il “cinema non è altro che la vita senza tempi morti” e, con più precisione, che “ogni film è basato sulla menzogna della falsificazione del tempo, tranne i piani-sequenza” e che, al contrario, “nella nostra vita reale non abbiamo diritto al montaggio”.
Lungo la sua prolusione Tornatore ribalta questi presupposti, partendo dall’osservazione di come “il cervello umano possa comportarsi come un regista che modifica il film” ed esemplifica, proponendo il caso dei meccanismi di autodifesa (rimozione dei dolori o dei traumi in genere).
Questa intuizione che, rivela il regista, è stato “il concetto assoluto” da cui è scaturito il film “Una pura formalità” (1994), lancia Tornatore verso la conclusione secondo cui il cinema è un “prodotto della filosofia” e, come la coscienza, è un prodotto artificioso che “invece di spingersi all’interno dello scorrere delle cose, le ricostruisce artificiosamente”. E continua dicendo che la migliore definizione del tempo e del cinema l’ha data Sant’Agostino parlando di “presente del passato (la memoria), presente del presente (intuizione diretta) e presente del futuro (attesa)”. “Si tratta dell’esatta allegoria di ciò che accade in una sala cinematografica durante la proiezione di un film - sostiene in conclusione Tornatore - il presente del passato coincide col tempo in cui è stato girato il film, il presente del presente coincide con il tempo in cui lo spettatore guarda il film e il presente del futuro coincide con l’attesa dello spettatore di prendere coscienza del messaggio del film”.
Lunga e impegnativa come serata, ma estremamente interessante e non priva di emozioni. Infatti, dopo la tesi di Tornatore c’è stato il conferimento della laurea ad opera del Rettore ed il bagherese non è riuscito a trattenere la commozione. Non spesso che l’opera di un regista venga riconosciuta come opera di pensiero; non accade più frequentemente che un uomo venga riconosciuto dalla terra che lo ha visto crescere. Tornatore ha vissuto le due occasioni contestualmente e dall’interno della propria esperienza di vita, dei suoi ricordi e dei propri affetti. Auguri dottor premio Oscar!
Spettacoli - Laurea honoris causa a Tornatore: Unipa da Oscar. Le immagini documentano alcuni momenti del conferimento della laurea honoris causa al regista Giuseppe Tornatore.– Sicily Present (ph. gl)