La cucina della tradizione siciliana è percorsa dal ciavuru d’intrecciate dominazioni. In questa terra assolata nel mezzo di tre mari, greci, saraceni, normanni, spagnoli, borboni e francesi ficiru, a loro agio, li comodi so’. Il titolo, curiusu per una rubrica di cucina, anela alla raffinatezza dei francesi, mutuato dalla sostanza dei siciliani. Scorza d’arancia è un foodblog e un libro di ricette scritto, curato e fotografato da Claudia Magistro, architetto paesaggista che in cucina ha ritrovato il suo giardino, tra erbe aromatiche e spezie che solleticano il naso. Questa rubrica sarà percorsa da profumi, evocazioni e racconti in uno stile di vaga “camilleriana” memoria, fra tradizione, innovazione e l’amore per la buona cucina.
"Scorza d'arancia" è ogni domenica online su sicilypresent.it
(24 gennaio 2016) – Cambiare aria, volare in un altro luogo, spesso, induce a paragonare il posto in cui vivi con quello che ti ospita. U sacciu, dissi ‘n’ovvietà, un dato di fatto soprattutto ppìmmia che di viaggi, oltre l’Isola ne faccio pochi e niente.
In quattro giorni, a Parigi, di considerazioni ne fici assai, ma una domanda mi frullava in testa come i mulinelli di vento ghiacciato in metropolitana: cosa abbiamo noi siciliani, in meno dei parigini o dei francesi tutti?
Due conti mi fici, tra me e me e arrivai alla conclusione che di bellezza ne abbiamo da vendere; a tonnellate direi, anzi ne abbiamo d’avanzo. Regaliamo bellezza agli angoli delle strade, ne abbiamo ammucciata anche dietro le troffe di saggina. E allora picchì c’è tanta differenza?
Poi, ritornata in Italia, ho capito e capìa puru che non è nemmeno un’incertezza solo siciliana. C’è picca ‘i fari, di educazione si tratta; educazione alla bellezza, al rispetto, all’attenzione per le cose che abbiamo ereditato e per le persone che ci stanno accanto. Una disciplina metodica ci manca, dedicata al benessere dell’ambiente e al nostro simile; l’assenza di quel quid, quell’evoluzione della cultura e della società che non ci permette, secondo me, di essere un paese eccellente sotto tutti i punti di vista.
Io, per una mano, ‘zziccai in valigia ‘n’antichiedda di quel rispetto che mi piaciu assai, picchì le cose belle materiali o immateriali si devono condividere sempre, secunnu mia eh?
Torta con fichi secchi, pistacchi e arance di Sicilia
Difficoltà: facile
Tempo di preparazione 20 minuti
Tempo di cottura: 30-40 minuti
teglia da 19-20 cm
Ingredienti:
200 g di farina integrale di grano tenero
160 g di fichi secchi
40 g di pistacchi di Bronte non salati
2 uova
100 g di burro morbido
80 g di zucchero di canna
una grossa arancia non trattata
8 g di lievito chimico
8 bacche di cardamomo
Panna o latte se necessario
Zucchero a velo
Accendete il forno a 170-180°C
Grattugiate la scorza dell’arancia e ponetela da parte, tagliate in due il frutto e spremete il succo in una ciotola. Tagliate a dadini i fichi e ammollateli dentro il liquido. Procedete ponendo in una ciotola la farina con il lievito setacciato, la scorza dell’arancia e i semi di cardamomo pestati. Mettete dentro una ciotola il burro con lo zucchero, frullate fino a montare i due ingredienti, ottenendo un impasto gonfio e spumoso. Aggiungete un uovo alla volta, aspettando che il primo sia stato inglobato dall’impasto. Aggiungete il miscuglio di farina, i ¾ dei fichi preparati, il succo d’arancia e i ¾ dei pistacchi tritati grossolanamente a coltello. Verificate la consistenza dell’impasto, se dovesse risultare troppo duro, aggiungete un paio di cucchiai di panna o di latte, mescolate con la spatola e versate dentro la teglia precedentemente imburrata e infarinata, distribuite i pistacchi e i fichi avanzati, pressate leggermente e infornate per circa mezz’ora. Fate la prova stecchino prima di sfornare. Fate intiepidire la torta dentro lo stampo per qualche minuto prima di sformarla e farla raffreddare completamente su una gratella per dolci. Se volete spolverate con lo zucchero a velo.
Copyright © 2016 - Testo e foto CLAUDIA MAGISTRO - scorzadarancia.it