(5 marzo 2015) – “A mille ce n’è, nel mio cuore di fiabe da narrar… Venite con me nel mio mondo fatato per sognar”, così recitava la classica filastrocca che faceva da incipit alle fiabe sonore che hanno accompagnato l’infanzia di molti e che rievocano ancora oggi dolci momenti del passato.
La maggior parte di questi piccoli capolavori della letteratura ha dato vita ad una rassegna di personaggi divenuti immortali protagonisti di innumerevoli riduzioni teatrali e trasposizioni cinematografiche.
Fra i soggetti più celebri vi è senza dubbio un gatto molto particolare, un gatto che con la sua furbizia e il suo ingegno, dopo essersi salvato, riuscì a far arricchire sé stesso e il suo padrone: è la storia del “Gatto con gli stivali”.
La fiaba è stata presentata domenica 1° marzo al Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino di Palermo nell’ambito della rassegna “Teatroduemilaquindici”; lo spettacolo portato in scena presso il teatro annesso al museo è firmato da Gabriella Beninati che, oltre che regista, è anche la protagonista del racconto, interpretando proprio l’astuto ed elegante gatto che cambierà le sorti del suo padrone, un povero mugnaio, trasformandolo nel sedicente marchese di Carabas che, interpretato da Alessandro Quartararo, fra mille invenzioni riuscirà ad affermare il proprio titolo nobiliare, a divenire il proprietario di un maestoso castello ed a sposare addirittura la figlia del re.
Fautore di ogni successo del neo marchese è proprio il gatto che, indossando i caratteristici stivali, va a caccia di avventure utili a far arricchire il suo padrone, dimostrando come l’ingegno e l’astuzia possano portare a ricchezze ben maggiori rispetto a quelle percepite mediante eredità dai suoi fratelli.
La grande piuma rossa del cappello indossato dal gatto apre la scena e sin dalle prime battute si avverte che, a fianco della geniale creatura di Perrault, il protagonista della serata è proprio il pubblico: i tantissimi bimbi presenti in sala interagiscono attivamente con il fiabesco felino, interpretato magistralmente dalla Beninati con artistico istrionismo e coinvolgimento, intercalando, quando necessario, momenti di simpatica drammaticità dell’azione scenica, catturando così sin dall’inizio della narrazione l’attenzione di grandi e piccini.
Tanti sono stati i momenti in cui i giovani spettatori si sono avvicendati sul palco: la caccia degli animali nel bosco, la ricerca del topolino nel castello dell’orco, l’imitazione del modo di camminare di un gentiluomo e la scelta del nome da assegnare al marchese.
“Io ho grandi progetti per te”, promette il gatto con gli stivali al suo giovane padroncino, e “ti insegnerò a camminare e a danzare come un gentiluomo, ti insegnerò insomma ad essere un gentiluomo”.
Tutti i coprotagonisti dello spettacolo ossia la principessa, i soldati, il re e l’orco, sono raffigurati mediante grandi disegni e pupazzi animati dagli stessi attori in un’atmosfera comica ma avventurosa al tempo stesso scandita da una sapiente scelta delle musiche che, sulle note di Haru’s Chase crea un clima che rievoca le caratteristiche epopee cavalleresche: la musica diviene protagonista assoluta, infine, durante la scalata verso la cima della collina dell’orco, fra vento, fulmini, pioggia e neve, per assumere toni incalzanti e avvincenti nella concitata caccia del topolino.
E così, tra un’intuizione e una furberia, la vicenda prosegue dinamicamente fino all’epilogo contraddistinto dal classico lieto fine, in cui il marchese di Carabas sposa la Principessa, con gran vantaggio del gatto stesso diventato ormai un gran signore e che, secondo la classica traduzione di Collodi, “se seguitò a dar la caccia ai topi, lo fece unicamente per passatempo”.
Termina così l’interpretazione del celebre gatto donata da Gabriella Beninati, regista, attrice, insegnante di Teatro Danza ai bimbi del Centro delle Arti Teatrali e collaboratrice del grande Enzo D’Alò nell’animazione del film Pinocchio del 2012; con una grande foto ricordo di tutti i bimbi presenti e un grande abbraccio del gatto con gli stivali e del marchese di Carabas finisce la storia di un “gatto speciale e unico al mondo”, un gatto che armato di stivali e tanta astuzia riuscì a dimostrare al suo padrone, e quindi al lettore e allo spettatore, che “godersi in pace una ricca eredità, passata di padre in figlio, è sempre una bella cosa: ma per i giovani, l'industria, l'abilità e la svegliatezza d'ingegno valgono più d'ogni altra fortuna ereditata” o, citando Charles Perrault, “L’industrie et le savoir-faire Valent mieux que des biens acquis”.
SPETTACOLI - Simpatia, eleganza ed astuzia: "Il gatto con gli stivali" in scena al Museo Internazionale delle Marionette di Palermo
(ph. Carlo Guidotti)