Sabato 25 giugno il palcoscenico del Teatro Savio di Palermo ha ospitato “La notte è dei miracoli”, rappresentazione scenica che su un testo scritto da Noemi Sollievo e da Antonio Sposito fa da scrigno che custodisce le preziose perle costituite dalle esibizioni di danze orientali curate dalla stessa Noemi Sollievo che, titolare dell’Oriental Studio, prepara le sue allieve all’elegante arte della danza.
La recitazione è stata affidata, oltre che alla Sollievo, ad Antonio e Nunzia Sposito, reduci dei successi ottenuti come Compagnia delle Fiabe, che rispettivamente interpretano un autore teatrale e la sua produttrice, impegnati in una sorta di “spettacolo nello spettacolo”, un “palcoscenico nel palcoscenico” dove finzione e realtà diventano un tutt’uno e dove la recitazione viaggia su due corde parallele.
L’obiettivo dello scrittore, ossia il protagonista maschile, è di realizzare un’opera che sul plot ricavato da “Le Mille e una notte”possa raccontare tante storie diverse tra loro, legate insieme dall’amore per il teatro e per la vita e fuse insieme dalle affascinanti coreografie eseguite dalle ballerine della maestra Sollievo.
Si susseguono quindi le tante storie classiche riproposte in stile orientaleggiante dove le protagoniste si esibiscono in sensuali danze del ventre secondo le esigenze dettate dal copione.
Sulle note di “Cenerella”, ad esempio, appaiono i dolci topini interpretati da due bimbe che allegramente danzano al centro del palco mentre tessono il vestito di Cenerentola: i topiniadesso non indossano più il classico tutù ma vestono abiti tipicamente non occidentali, che aiutano Cenerentola a cucire il classico vestito, mentre appaiono le perfide e vanitose sorellastre sulle musiche della canzone Worth It.
Ma gli intenti dello scrittore non convincono per nulla la produzione che tra un alterco e un confronto non riescono proprio a condividerne le finalità e le motivazioni di questa innovata spettacolarizzazione proposta nel copione in quanto l’arte da proporre dovrà essere sempre seria, per lei, ed improntata ad un rispettoso omaggio nei confronti del dolore e delle avversità che lei stessa ha dovuto affrontare e superare rimanendone sì fortificata ma forse non proprio serena nell’intimo del suo travagliato animo.
Ma ecco un’altra trovata: inserire nello spettacolo le vicende del sovrano dei Sasanidi sulle note di un altro lungometraggio disneyano, Fantasia.
La Pastorale si fonde con una melodia country dando origine ad una danza che richiama un clima di sapore tutto western e che nel suo essere molto coinvolgente, attira uno spontaneo e frenetico battimano del pubblico.
Ma sulla scena la protagonista diviene lei, Noemi Sollievo Naimi Salwa, che dona al pubblico un saggio della sua esperienza di maestra di danze orientali, improvvisando scenicamente un’approfondita lezione alle sue allieve sulle note di un valzer, al termine della quale sorprende ed incanta tutto il pubblico in una leggiadra danza sinuosamente volteggiante tra le pieghe di un velato mantello colorato di un caldo arancio.
E con il colore di queste emozioni non può che emergere il calore dell’amore, amore che tutto può e tutto muove, amore che è il vero motivo ispiratore, fine e mezzo, del sognato spettacolo che con difficoltà si sta provando e con altrettanta difficoltà si porterà in scena: “Forse sono un pazzo, ma non mi importa niente, so cantare e quando canto è mia tutta la terra e tutto il mare… ti amo!”; così Antonio Sposito in un appassionato canto rivolto all’amore.
Ma le prove dello spettacolo nonostante tutto vanno avanti e nel copione viene proposta la rappresentazione coreutica di una leggenda cinese che vede un filo rosso indistruttibile che lega ogni persona con la sua anima gemella e che presto o tardi ad essa lo legherà per sempre; certo questo filo rosso può essere ingombrante e può creare tanti problemi nella vita quotidiana ma esso è indistruttibile e alla fine porterà a compimento lo scopo della sua esistenza; anche questa leggenda dell’estremo oriente viene rappresentata magicamente dall’affascinante corpo di ballo.
E dopo “So close” e “Darigh Nagam” ci sarà spazio per presentare ancora dei classici per l’infanzia quali Alice nel paese delle meraviglie e Mary Poppins in chiave orientaleggiante, danze tribali e financo lo swing, per cimentarsi, dopo la pausa, nell’interpretazione di melodie più classiche con sfarzosi costumi dorati, per assaporare un clima di contemporaneità prima di immergersi nuovamente nel clima epico delle vicende legate a Shahrazad, figlia del gran visir che con uno stratagemma salvò la vita sua e di innumerevoli altre donne, vittime destinate ad essere uccise dal re di Persia Shahryar come vendetta per il subìto tradimento da parte della moglie.
Shahrazad ogni sera narrava una storia al re ma alle prime luce dell’alba la interrompeva, costringendo il sovrano ad accoglierla la sera successiva per ascoltare dalla sua dolce voce la continuazione dellavicenda che, su idea della ragazza, perdurò nella narrazione per mille e una notte, fin quando il persiano Shahryarse ne innamorò e la sposò, salvandole la vita e perdonando così tutto l’universo femminile per una colpa non commessa.
Nelle calde movenze coordinate dalla Sollievo emerge tutto l’esercizio di purificazione dell’anima che si conclude, con una tensione senza fine, verso la vita.
Bene, le prove dello spettacolo stanno per ultimare e siamo giunti così al giorno della prova generale, fra dissensi e dissapori tra i due protagonisti che sempre in procinto di litigare mettono a rischio la realizzazione stessa dello spettacolo: “tutte le notti in bianco non ti fanno ragionare, dai andiamo, evitiamo il disastro”.
Prima dell’onirico e leggiadro assolo interpretato da Noemi Sollievo, le sue ragazze interpretano sulle musiche di Fawkesakes e dell’opera 64 di Sergej Prokofiev l’immortale storia d’amore nata nel contrasto tra le rispettive famiglie appellate Capuleti gli uni e Montecchi gli altri.
È forse questo uno dei momenti più sublimi e simbolici dello spettacolo tutto: è proprio con Romeo e Giulietta che si tocca il vertice sommo del concetto di amore, vero ed eterno, che non conosce né limiti né tempo ed è proprio l’amore che muove il protagonista scrittore a voler caparbiamente portare in scena la sua opera magna, la sua creazione che parla di amore proprio perché è creata con amore, lo stesso appassionato amore di cui sono pregne le parole, i versi e le strofe cantate da Antonio Sposito.
E così, dopo un breve ripensamento, ecco che lo spettacolo va in scena ed esso è “una rivincita sulla vita che mi ha insegnato a rispettare chi ha insegnato a rispettarti. Questa è la sera dei miracoli, una ritrovata felicità, un biglietto per la libertà”, così canta recitando Sposito nella parte conclusiva dell’opera.
In essa come ulteriore ed ultima coreografia vi è l’incantevole danza dei candelabri dove dieci ballerine si esibiscono su musiche orientali indossando un copricapo sormontato da un candelabro a dieci candele fiammanti, su ritmi ora poderosi ora dolci prodotti dal tintinnio melodico dei numerosi cimbali suonati con le dita.
Finiscono così le prove generali dello “spettacolo nello spettacolo” e termina con gli interminabili applausi del pubblico, lo spettacolo vero, una serata magica, dove la recitazione sposa il canto, l’oriente si fonde con l’occidente e dove la protagonista è la danza che mediante le armoniche movenze ritmiche e sinuose delle belle e brave ballerine, crea una riuscita commistione di stili che ne esaltano la ricchezza e il fascino.
I maestri coreografi a fianco di Naimi Salwa, che ha diretto la serata, sono stati Rossana Ponente, Ester D’Angelo, Kate Fox, Giovanna Mineo, Rosalina Sapienza, Valeria Casisa Bellydance e Gika Drums Yusuf Kalisti; audio e scene di Danilo Zisa; luci di Ciccio La Monica.
Una notte dei miracoli insomma, dove il misticismo e la sensualità divengono insostituibili strumenti per condividere l’amore per la danza, per l’arte e per la vita.
SPETTACOLI - 'La notte e' dei miracoli', al Savio di Palermo Oriente ed Occidente si fondono per esprimere l'amore verso la danza e il teatro
(ph. Carlo Guidotti)