(23 gennaio 2014) – Il 2014 prende il via con Pino Caruso sul palcoscenico del teatro “Al Massimo” di Palermo, portando sulla scena una delle più celebri opere pirandelliane mai realizzate per il teatro: “Il berretto a sonagli”. L’opera scritta da Luigi Pirandello nel 1916 dapprima in dialetto siciliano per Angelo Musco fu successivamente, nel 1918, trascritta in italiano per essere rappresentata presso il Teatro Morgana di Roma.
Lo spettacolo rappresentato a Palermo dopo una lunga tournée, inizia con la proiezione di un breve filmato, prologo cinematografico che introduce il tema della serata, presentando in maniera inedita 2 personaggi: il Cavaliere Fiorica e la sua amante Nina; si spegne il proiettore, si apre il sipario, lo spettacolo inizia.
Pino Caruso interpreta magistralmente Ciampa, lo scrivano di casa Fiorica, il quale, suo malgrado, si trova al cospetto della signora Beatrice, moglie gelosa del ricco e potente Cavalier Fiorica, suo datore di lavoro.
Donna Beatrice, interpretata da Emanuela Muni, ha finalmente le prove del tradimento del marito con la moglie di Ciampa, ed è disposta a denunciarli al commissario Spanò, facendo esplodere un inevitabile scandalo e distruggendo irreversibilmente la rispettabilità del Cavaliere Fiorica e della sua storica famiglia.
La Fiorica è così sola contro tutti, contro la madre Assunta, il fratello, la governante e lo stesso commissario Spanò, pubblico funzionario che deve la sua fortunata carriera proprio a casa Fiorica. La signora è sollecitata dall’ambigua figura di Saracena, “una donna insieme alla quale in questa città è meglio non farsi vedere” e finalmente pone in essere la sua azione legale, che assume il carattere della vendetta nei confronti del marito, della sua giovane amante Nina Ciampa ed involontariamente anche verso Ciampa stesso, il quale si trova nella condizione morale di dover indossare il cappello a sonagli, il cappello della vergogna, esibendo in pubblico lo svelato intimo segreto.
Ma sarà proprio Ciampa ad evitare il terribile scandalo, suo e dei Fiorica; egli suggerisce che soltanto ammettendo una, seppur temporanea, follia di donna Fiorica si cancellerebbe l’onta rovesciata sull’onorabilità della famiglia, la cui immagine resterebbe sempre limpida in quanto le affermazioni di una pazza sono per definizione prive di verità. Ecco cosa propone ed alla fine ottiene: “Non capisce che ha svergognato il signor cavaliere, e che deve dare una riparazione di fronte al paese? Si dice: - È pazza! - e non se ne parla più! - Si spiega tutto! - Pazza, pazza da chiudere e da legare! - E solo così io non ho più niente da vendicare!”.
Il Ciampa di Pino Caruso appare al pubblico come un umile ma orgoglioso servitore, capace, senza perdere mai apparentemente la pazienza, di affrontare le invettive di Beatrice Fiorica, rispondendo, a volte con tono infastidito ed a volte sommesso, alle richieste della signora. Nell’arco dei 2 atti Ciampa/Caruso si muove tra le pieghe dell’ideologia pirandelliana argomentando alla sua interlocutrice, ed al pubblico stesso, la teoria delle 3 corde: “Deve sapere che abbiamo tutti come tre corde d'orologio in testa. La seria, la civile, la pazza. Sopra tutto, dovendo vivere in società, ci serve la civile; per cui sta qua, in mezzo alla fronte”.
In questo celebre brano vi è l’essenza stessa dell’uomo pirandelliano, uomo che appare e uomo che è, uomo “pupo” e uomo che muove il “pupo”, sia quello proprio che quello degli altri; e questa è la colpa principale, e forse l’unica, di donna Beatrice, aver mosso il “pupo Ciampa” senza preoccuparsi di cosa poteva accadere all’ “uomo Ciampa”.
Beatrice ha sfigurato il personaggio di marito rispettabile interpretato nella vita da Ciampa e così anche il suo animo, capace di amare con caparbia una donna, sua moglie Nina, con costanza e consapevole rassegnazione: “E che può saper lei, signora, perché uno, brutto, vecchio, povero - per l'amore d'una donna che non gli fa dire: - ahi! - che subito glielo spegne in bocca con un bacio; che può saper lei con qual doglia in corpo, con quale supplizio questo vecchio può sottomettersi fino al punto di spartirsi l'amore di quella donna con un altro uomo”.
Chiuso il sipario Pino Caruso si intrattiene sul palcoscenico con tutto il cast per circa 15 minuti denunciando al pubblico, con l’ironia e l’umorismo che lo caratterizza, come la cultura sia sempre più messa in disparte dalla politica, che purtroppo oggi è cattiva politica, capace di generare soltanto comoda ignoranza: “l’ignoranza è sì un diritto, ma per qualche politico è anche un dovere”; ed ancora “è vero che con la cultura non si mangia, ma senza di essa purtroppo si muore”.
Nei camerini degli artisti ho intervisto Pino Caruso, trovandolo particolarmente soddisfatto per la risposta calorosa ricevuta dal pubblico palermitano durante tutte le repliche dello spettacolo; mi ha raccontato della sua tournée a Roma e delle sue collaborazioni alla realizzazione del Festino di Santa Rosalia per conto del Comune di Palermo. A proposito di Palermo Caruso è addolorato del fatto che questa splendida città abbia delle potenzialità sociali e perfino climatiche che non siano amministrate con onestà e gestite con amore in quanto, se solo la politica volesse, questa Palermo potrebbe vivere autoalimentandosi di turismo e di cultura diventando una delle città più importanti d’Europa. Durante l’intervista dedichiamo un minuto per ricordare Arnoldo Foà che la mattina di sabato 11 Gennaio ci ha lasciati.
Dopo aver conosciuto il regista e gli altri attori finalmente stringo la mano ad Anna Malvica: cantante, grande attrice di testi di Martoglio e di Pirandello, per anni spalla di Turi Ferro, e protagonista di opere teatrali e cinematografiche: per il teatro fra le sue interpretazioni si ricordano La dodicesima notte, La figlia di Jorio, Elettra, L’aria del continente e San Giovanni decollato; al cinema nel 1984 fa parte del cast di Kaos dei fratelli Taviani; fra i musicals è stata protagonista, fra gli altri, di Pipino il Breve, La Baronessa di Carini e Lisistrata.
La Malvica interpreta la madre di Beatrice, la signora Assunta, e sin dalla sua prima apparizione il pubblico avverte la forte presenza scenica della grande attrice; il suo istrionismo riesce a rendere il personaggio di donna Assunta carico di simpatia ma al tempo stesso pregno di forza ed energia.
Una citazione a parte merita il regista Francesco Bellomo per aver reintepretato l’opera mediante gli originali inserti cinematografici proiettati durante la recitazione che integrano molto bene lo spettacolo senza modificarne né la trama né la dinamica.
Teatro Al Massimo: in scena a Palermo "Il berretto a sonagli"
(ph. Carlo Guidotti)
– Sicily Present