Da Bagheria a Palazzolo Acreide: visita alla mostra “Per armi lucenti. Guttuso e i pittori di carretto”

 

 

Tra il 1945 e il 1955 Bagheria, la splendida cittadina alle porte di Palermo famosa per le sue ville e i “mostri” in esse immortalati, poteva essere considerata una sorta di Torino della Sicilia occidentale, perché sede delle più grandi e importanti botteghe di carretti siciliani.

Nelle strade non asfaltate dell’epoca, con al centro i segni dei solchi in cui dovevano scorrere le ruote ferrate, i carri erano il mezzo di locomozione più efficiente e diffuso. Le diverse tipologie di cavalli adibiti al traino ne costituivano le varie diversificazioni, a seconda che si dovessero trasportare merci pesanti, oppure merci che dovevano essere recapitate con celerità o merci di particolare volume o dimensione. Ma la vera differenza era costituita dai carri, che si differenziavano in tre tipologie: lisci, mezzo intaglio, intagliati. L’intaglio era il nome con cui si indicava la decorazione che li differenziava. Più erano le parti intagliate, cioè scolpite o decorate, maggiore era il valore del carro. Non a caso i più belli erano quelli utilizzati al trasporto degli sposi il giorno delle nozze.

L’industria del carretto godeva, rispetto ad altre attività artigiane, di una sua peculiarità: per la buona riuscita del prodotto finale era necessario il concorso di un buon numero di altri artigiani specializzati. Insomma, una sorta di lavoro di équipe che aveva trovato tanti anni prima la consacrazione internazionale nella catena di montaggio di tayloristica memoria.

Come sarebbe accaduto poco dopo con le automobili, pur in presenza di un buon motore (il cavallo da traino) ciò che faceva la differenza era la carrozzeria, cioè la quantità e la qualità dell’intarsio e della decorazione. Così come dopo pochi anni sarebbero divenuti famosi Pininfarina o Giuggiaro, a Bagheria erano famosi gli intagliatori e i decoratori, che costituirono una vera e propria discendenza familiare. Ma la responsabilità di tutta la costruzione gravava sulle spalle dei mastri carratori, coloro che prendevano le commesse e curavano tutto l’iter della produzione che andava dalla scelta dei vari tipi di legno fino al montaggio dei masciddari, quelle che noi oggi chiamiamo sponde, il cui termine voleva indicare le mascelle della grande bocca costituita dal carro.

In quegli anni a Bagheria viveva e cresceva uno dei suoi figli più famosi: Renato Guttuso, il quale fu profondamente influenzato da questa attività artigianale e soprattutto dalla decorazione dei masciddari. Soleva ricordare e scrisse che “da bambino mi incantavo per ore davanti a un pittore di carretti la cui bottega si apriva sulla strada, in corso Butera, a Bagheria, di fronte alla casa in cui abitavo”.

Ed ecco spiegato, seppur in parte, il titolo di una mostra che per tutta l’estate sarà visitabile a Palazzolo Acreide (SR) all’interno degli spazi della Casa Museo Antonino Uccello: Per armi lucenti. Guttuso e i pittori di carretto. La mostra, infatti, chiude il 31 agosto (qui la scheda dell'evento).

Fortemente voluta da Calogero Rizzuto, il direttore della Casa Museo, e da tutto il suo personale, raccoglie carretti, o parti più significative di essi, sapientemente integrati con disegni di Renato Guttuso sui carretti siciliani e con alcuni dipinti che per varie ragioni (ma questo lo scoprirà il visitatore) hanno a che fare con l’arte dei maestri intagliatori e pittori.

L’iniziativa fa parte di un percorso turistico-culturale legato al Progetto FERS Sicilia 2007-2013 “Itinerari Guttusiani” attraverso una operazione di comunicazione che, come afferma il sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque, nel catalogo, “intende far rete, oltre che con importanti realtà istituzionali regionali e nazionali, anche con quelle legate al settore turismo”.

Proprio il catalogo è il valore aggiunto della mostra, i cui pezzi più significativi sono stati raccolti da tempo al Museo Guttuso di Bagheria. Attraverso il catalogo si può conoscere di più e meglio un pezzo di storia tanto recente quanto già dimenticato del nostro recente passato. Essa raccoglie non solo le foto di quanto esposto a Palazzolo, ma anche preziose testimonianze dell’opera e delle realizzazioni di quell’epoca, attraverso il racconto ad esempio dell’ultimo carratore in vita nel 2011, Giovanni Accomando. Altrettanto interessanti e appassionate sono le memorie di Michele Ducato, che ricostruisce l’epopea della famiglia Ducato, a partire dai due fratelli Michele e Domenico, capostipiti di una lunga discendenza, giunta fino all’ultimo dei sette nipoti, tutti dediti alla pittura e decorazione dei carretti.

La mostra è una occasione per ricordare o far conoscere un passato che seppur superato nella sua valenza tecnica, ha lasciato un segno profondo nella nostra cultura artistica siciliana. Un motivo in più per fermarsi a Palazzolo dopo la visita al teatro Greco e prima di concludere con la degustazione dei dolci tipici locali. 

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