Si aprirà sabato 9 aprile alle ore 18.00 a Villa Magnisi, sede dell'Ordine dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Palermo, la mostra-evento “Origine” che ripercorre undici anni di attività e di ricerca pittorica dell'artista palermitano Tommaso Chiappa. La mostra, a cura di Vera Agosti, resterà aperta fino al 6 maggio (visite: martedì e giovedì ore 15.00-18.00, gli altri giorni su appuntamento).
Tommaso Chiappa classe 1983 dopo gli studi artistici compiuti a Palermo si è trasferito a Milano dove si è laureato all’Accademia di Brera, per dare pieno compimento alle istanze più profonde della sua personalità, imboccando sentieri inediti e originali della pittura contemporanea, che lo hanno portato in breve tempo a numerose esposizioni in varie città d’Italia, a partire da Roma.
Lo incontriamo mentre sta curando gli ultimi dettagli della mostra che si aprirà sabato 9 aprile.
Attorniato da un valente staff di collaboratori dall’accento non proprio palermitano gli chiediamo:
Sei ancora palermitano o ti senti già milanese, seppur di adozione?
La risposta sta nelle mie opere: si vede subito l’ambientazione e il ricordo della mia città, dove sono nato ed ho vissuto a lungo. Ma Palermo è anche un po’ Milano, per i palazzi, le strade e soprattutto le persone.
Proviamo ad andare oltre. Nel catalogo della mostra Road tenutasi a Roma, la curatrice Mariapia Bruno ha scritto: «È sempre dal nostro nido che dobbiamo partire, il trampolino da cui spiccare il volo, un posto fisico e mentale, che può avere una o più porte, una o più finestre, che può essere un muro di cinta o un’intera città, un paesaggio urbano o bucolico, un luogo che non lascia mai da parte la natura, ma la ingloba e la rende protagonista, come un polmone che si mimetizza all’interno di un corpo a cui concede il respiro e che non potrà mai scomparire dal posto in cui è nato». Insomma, Palermo è sempre il nido da cui partire?
Certo non posso dimenticare né dove sono nato né dove ho vissuto gran parte della mia vita. Dove sono nati i rapporti più importanti, a partire da quelli familiari, e si è in qualche modo forgiato il carattere. Ma dal nido poi tutti voliamo via ed io ho deciso di volare verso Milano.
Ma dove ti piace stare?
Ho vissuto gli ultimi dieci anni della mia vita a Milano; ora il lavoro mi riporta a Palermo. Ma per quelli della mia generazione tutto ciò conta poco. Abbiamo ormai da tempo superato il campanilismo delle generazioni che ci hanno preceduto. Per un artista è importante cogliere le suggestioni che vengono dalla realtà e saperle tradurre con il proprio linguaggio. Questo si può fare ovunque e può farlo chiunque, se ne è capace.
Quindi poca differenza tra Milano e Palermo?
Vado in giro e quasi sempre giro per le città, da nord a sud, e tutte le opere vengono, di volta in volta, schizzate da me in persona. Ci sono tele legate all’universo siciliano e altre che nascono dall’osservazione di altri mondi. La mia è una pittura passionale, violenta, veloce e istintiva, ma allo stesso tempo molto lavorata e dettagliata. Si avvicina molto alla fotografia, ma quella che rappresento non è una realtà fotografica, bensì una realtà che cerco di fissare attraverso l’uso dei monocromi che vengono interrotti solo da brevi tocchi di colore, come il rosso, con cui sottolineo un aspetto che mi interessa, una persona o qualsiasi altro dettaglio.
E veniamo allora alla tua produzione e al termine “monocromo” che hai usato. Che cosa è, e perché ci tieni tanto?
Innanzitutto è un tecnica che consiste nel dipinge con un solo colore a olio o ad acrilico su uno sfondo bianco zinco. Ma la tecnica serve per esprimere altro.
E cioè cosa?
Questa tecnica mi serve per indicare ciò che mi interessa di più far risaltare. È come usare un evidenziatore per leggere un libro: non cambia il contesto, ma richiama subito l’attenzione su quello che riteniamo più importante. Spesso, come ho detto prima, riguarda solo un dettaglio, ma i dettagli servono sempre per indicare meglio la particolarità del contesto.
Ma le tue opere hanno anche una forte valenza per così dire sociale. È così?
Un altro elemento importante è quello che Darwin chiamava la lotta per l’esistenza. Io analizzo più il fattore spirituale della sopravvivenza e mi accorgo di vivere in un mondo arido, poco “coltivato”. Specie dotate di qualche naturale vantaggio prevalgono su altre più deboli e indifese. Siamo sicuri che queste tendenze non possano cambiare, che il nostro viaggio stia proseguendo nella direzione scelta? Nelle mie opere esprimo anche il desiderio di cambiamento attraverso la rappresentazione di luoghi ed animali e la ricerca di fonti energetiche a cui fare riferimento.
Quindi, oltre la mera rappresentazione delle città, ti muovi verso una rappresentazione della natura e dei rischi della sua distruzione?
Mi sta particolarmente a cuore questo tema, che non a caso è stato oggetto niente di meno che di una Enciclica papale. Bisogna andare ad un ripensamento del rapporto tra l’uomo e la natura, intesa come sorgente di spiritualità universale. Non a caso nella mostra del 2012 fatta a Firenze, che aveva questo tema predominante, dal titolo: “Cambiamento della specie” vi era una colonna sonora tratta da alcuni brani dell’album “Animals” dei Pink Floyd che mi hanno ispirato durante la realizzazione delle opere.
E adesso veniamo alle persone, ai personaggi delle tue opere. Chi sono e perché sono sempre ritratte di spalle?
Innanzitutto a me interessa “catturare” angoli, dettagli, elementi isolati di strade, giardini, case protette da mura, siepi e cancelli, grandi alberi, insegne, tabelloni e passaggi metropolitani. Le figure umane che talora abitano o attraversano questi luoghi non sono attori inseriti in una scenografia minimalista di bianco e colori pop, ma soggetti fuori dal tempo e da ogni apparente logica, in una dimensione di astrazione urbana, intoccabili, in cerca di una possibile direzione. I monocromi sono interrotti solo da brevi tratti di colore, con cui sottolineo un aspetto, una persona o un dettaglio che mi colpisce.
Rimane il fatto che nella descrizione delle tue metropoli, le strade affollate rappresentano lo scenario delle visioni e delle contraddizioni proprie della civiltà urbana spinta alla sua massima espressione: uomini e donne trasformati in figure anonime, spersonalizzate, senza volto.
Non esattamente. Non sono uomini senza volto perché privi di personalità. Sono ritratti talvolta di gente che vive in spazi multiculturali, periferie in abbandono, non luoghi; ma anche di persone che vivono in parchi e giardini urbani, spazi verdi sottratti o sopravvissuti al cemento.
Torniamo alla mostra palermitana. Perché “Origine”?
Perché è un piccolo ritorno alle origini che ho voluto fare non per un ricatto sentimentale, ma per ripercorre la strada fin qui fatta. Non a caso le prime opere sono grafite su carta: è un legame affettivo con il materiale, perché mio nonno aveva una cartiera nel cuore di Palermo, vicino al mercato del Capo. La costruzione dello spazio e dell'immagine è monocromatica, poiché così è l'essenza del disegno. Poi dal solo unico colore inizia l'evoluzione del passaggio alla pittura e oggi, anche nei lavori più recenti, non dimentico mai da dove sono partito.
E quindi siamo tornati da dove siamo partiti, al tema del nido.
Forse ma solo per certi versi. Non sono tornato a Palermo per compiacermi del percorso già fatto, ma per comprendere meglio quello che devo fare. Palermo è quindi una tappa, magari una sorta di “torna alla casella di partenza”, come nel gioco dell’oca. Ma certamente per riprendere la strada.
In occasione del vernissage sarà presentato al pubblico e alla stampa il catalogo della mostra realizzato dalla storica casa editrice Prearo di Milano, con un saggio di Vera Agosti e una nota introduttiva di Nicola Salvatore. Nel saggio la Agosti - critico e storico dell'arte - racconta con una prosa elegante e penetrante il viaggio di Tommaso Chiappa «dal disegno alla pittura, dal Sud d'Italia al Nord e al mondo», che sono poi le direttrici lungo le quali si sviluppa il percorso espositivo della mostra.
La mostra è realizzata con il patrocinio del Comune di Palermo e dell'Ordine provinciale dei Medici e il contributo di Elenka s.p.a. di Palermo, di C.e.i.f s.r.l. di Bagheria (PA) e HBB s.r.l di Rovellasca (CO).
Nell’immagine: Tommaso Chiappa, Sfumature Sociali, 132 x 100 cm, acrilico su tela, 2016.