(4 giugno 2012) – Un gioco di sottili rimandi. Proviene dall’“informale” l’evoluzione artistica di Cordici, dalla seduzione di linee e superfici indefinite e infinite, che corrono, senza soluzione, avvolgono in spire, contornano, sfuggenti e carezzano piani e spazi, costituendo, più che forme, materializzazioni di puro pensiero.
La suggestione degli stimoli culturali avanguardistici pienamente vissuti nell’esaltante esperienza milanese, si stempera però nella riappropriazione di una cultura non lasciata alle spalle ma sempre internamente custodita, rivisitata dunque e valorizzata dopo un catartico “ritorno” in cui l’esperienza di ricerca e personale interpretazione, condurrà l’artista alla consapevole riscelta di quella Cultura, che non è pratica intellettuale ma realtà coinvolgente, autentico punto di partenza e bagaglio per potersi dire soggetto accreditato nel contemporaneo dibattito artistico.
Riacquista quindi Cordici il colore materico e solare delle terre mediterranee, la violenza dei passaggi tonali che esprimono lo scontro di acque e vapori sospinti da energie furiose, i caratteri duri e fieri della gente isolana, le contraddizioni di una società dove si esprime intensamente (quasi un linguaggio gridato ed insistente), il mondo interiore di un pittore non appagato di contemplazione ma vocato ad essere coscienza e voce di un sentire universale. La veemenza del suo graffiante parlare è ancora lì, in quello aggressivo e provocante colore, nei suoi enigmatici soggetti: siciliani, femminili, naturalistici, inconicistici, in quello stile proprio e personale in cui riverberano echi di pulsioni e furori quali quelli che furono di Van Gogh, Schiele, Kokoschka , in un tempo di smarrimento come quello che sembrava ancora caratterizzare il presente inizio di Millennio.
A voler cercare infatti un antecedente nella pittura europea che mostri tale espressività misteriosa o drammatica, si pone un verosimile parallelo ed una escursione tra la forte carica espressa dalle “Bagnanti” di Cèzanne e l’esperienza pittorica della Secessione berlinese culminante, nelle situazioni di particolare intensità emotiva dell’inquietante produzione del norvegese Munch. L’ultima serie di opere che Cordici propone appare però incline ad un enigmatico e impercettibile simbolismo, elusivo più che esplicitato, in un gioco di sottili rimandi che non sono nuovi in pittura ma che qui sottendono al bisogno per l’artista di non ostentare certezze, ma di avere occasioni per confessare dubbi.
Nella photogallery è contenuta una rassegna di immagini di dipinti che documentano la cifra artistica di Pietro Cordici. Le opere del pittore siciliano, per sua precisa scelta, non recano titoli e altre didascalie. La sua produzione pittorica è in parte conservata ed esposta presso la Galleria d'Arte "Il Capitello" (Via S. Giuseppe n. 52 - Sant'Agata Militello).
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