Alla libreria Mondadori Multicenter di Palermo (Via Ruggero Settimo n. 16) alle ore 18 di oggi sarà presentato il libro Rosalia De’ Sinibaldi. Eremita per amore di Rosa Mingoia e Vincenzo Marrone. Ne parleranno Cinzia Billa, Giuseppe La Russa e Girolamo Mazzola; Filippo La Porta ne leggerà qualche brano e insieme metteranno in dialogo il passato e il presente nella parabola umana e storica della Santuzza, conversando sul significato contemporaneo e concreto della felicità. “Rosalia De’ Sinibaldi” è un romanzo storico che ha visto la luce lo scorso anno, quando per la prima volta nel luglio è stato pubblicato con i tipi di Edizioni People & Humanities, la casa editrice di questo giornale online e degli altri titoli che via via si sono aggiunti in catalogo nel corso dei mesi successivi. Ma questo aspetto, che in questa sede è senz’altro rilevante perché chi scrive vi è parte interessata in prima persona, non fa comunque velo alla possibilità di enuclearne adesso alcuni elementi e rilanciarli nell’attualità con il loro carico di valori e vicende.
Sì, perché stasera se ne vuole parlare facendo i conti con la dimensione semplice di una tradizione lunga secoli che raggiunge i nostri giorni e si rinnova riannodando i fili del tempo. Quella di Rosalia De’ Sinibaldi è la storia di un’esistenza legata a persone e cose precise di questa terra, contestualizza in luoghi e momenti intorno a cui ci sono fonti e racconti che ne costituiscono documentazione da interrogare con le domande adeguate. Questo è il punto di giudizio posto all’origine della decisione di mandare alle stampe un racconto che in diciotto brevi capitoli, ai quali si aggiungono una considerazione e alcune note storiche, riporta l’attenzione del lettore sulle traversie della Santuzza e ne avvicina la biografia agli angoli di Sicilia dove è presente per ragioni di fede e memoria.
Rosalia De’ Sinibaldi ha legato la propria vita a quella di Palermo. Il Monte Pellegrino sovrasta questa città e ne segna il profilo dando a essa il celebre timbro goethiano del più bel promontorio del mondo. Ed è anche su questo monte, dove la Santuzza conduce al termine i propri giorni terreni, che se ne conserva e rinnova la tradizione attraverso la compagnia religiosa e solidale di quanti si ispirano a San Luigi Orione.
Palermo, come accade ormai da diversi secoli, dedica alla Santuzza un evento di metà luglio, il Festino, che tra i suoi momenti solenni ha la declamazione “Viva Palermo, viva Santa Rosalia” pronunciata dal primo cittadino. E queste parole, anno dopo anno, sembrano dette all’unisono richiamando il legame radicato nei secoli della gente di questa città con una protagonista della propria storia. Vi si coglie, in fondo, la speranza di un bene vero capace di imporsi e sovrapporsi su ogni rovescio negativo personale e pubblico. La felicità giunge come parola che riempie di amore e valore l’esistenza, dando armonia perfino alle note stonate. Alla città di Palermo non mancano questioni aperte e criticità che in vario modo ne rendono difficile la vita quotidiana. Dalla vita della Santuzza, che di certo non è stata facile a dispetto della propria condizione familiare, arrivano ancora buoni motivi per cercare senza fermarsi mai il segreto della felicità nelle condizioni estreme e meno favorevoli.