Chiara Catanese, Biografia d’acqua, Youcanprint, Tricase 2015
Se tema centrale del nostro tempo è l’”io”, grande protagonista delle scienze moderne e di tutte le deviazioni inumane dell’attualità, occorre darne narrazione e lasciare che la sua voce, trovando le frequenze a lui proprie, si espanda fino ad affermarsi e decostruirsi, fino a riscoprirsi fragile e immutabile, immoto e tempestoso ad un tempo.
La giovane autrice Chiara Catanese (Agrigento, 1987), che compie in questi giorni il suo esordio letterario con la bella raccolta di poesie dal titolo Biografia d’acqua,prende le mosse proprio dal presupposto della liquidità delle nostre identità e, nel suo poetare, mentre mostra i cambiamenti incessanti degli attributi che afferiscono sia al vissuto interiore che a quello naturale, traccia il percorso di questo racconto biografico dato nell’elemento marino e profondamente mutevole dell’esperienza.
Ma se rendere contezza del vissuto rimane impresa ardua quando l’io viene, secondo le classiche visioni scientistiche tanto in voga, spogliato delle sue affezioni passionali ed attitudinali rimanendo per ciò stesso uno ‘spettro’ che ormai nessun soffio e nessuna luce potranno rischiarare e riportare in vita, rimane pur sempre possibile il gesto coraggioso di pensarlo, e con tutta la propria volontà, come immerso per intero nel mondo che lo costituisce e nell’amore che ne scandisce la pulsione desiderante più forte e fondamentale.
Questo salto, dall’astrazione all’amore, è la nota centrale del lavoro di Chiara Catanese che puntando su forme espressive differenti, si addentra verso il mistero della vita e delle sue possibilità per ridonarcene in modo mirabile gli echi e le meraviglie, o per dirla attraverso le sue stesse metafore, le onde impetuose.
Ma se una similitudine ci aiuta ad addentraci nello stile originale della raccolta, rimane pur sempre vero che la molteplicità dei contenuti che spaziano dall’ambito personale a quello più schiettamente sociale, si armonizza con la pluralità delle forme espressive offrendo in tal modo al lettore la pregnante occasione di trovare il proprio spazio di riflessione atto a favorire l’identificazione e il pensiero. Ciò rimarrebbe impossibile se l’autrice non facesse costantemente leva sull’elemento musicale e in una duplice accezione: per un verso esprimendo il proprio vissuto complessivo, e quello parziale dei singoli momenti rappresentati, attraverso la ‘colonna sonora’ delle emozioni e delle vicissitudini, nell’altro, riuscendo ad esprimere appieno quello stesso elemento armonico nella sua arte scrittoria.
Mediante il proprio modo di formulare e collegare i versi ed attraverso la sua capacità di brevità che sempre si traduce in intensità sorprendente ma pacata del contenuto, la poetessa e giovane studiosa in filosofia, raggiunge lo sguardo attento dell’interlocutore includendolo in un coinvolgimento mai meramente istantaneo, e fornisce al contempo prova di come la poesia divenga strumento sempre più adatto alla comunicazione di sé e della ricercata verità.
Coniugando temi filosofici, esistenziali ed afferenti alla meraviglia suscitata dal mondo naturale, l’autrice riesce inoltre a conquistare lo spazio per caratterizzare il proprio canto come narrazione di ‘genere’, laddove all’esaltazione del momento passionale amoroso fa da contraltare la consapevolezza di una specificità declinata al femminile di questa stessa impresa. Ciò senza mai oltrepassare il limite stesso dell’amore e del suo interrogare coinvolgente intriso di mistero ma, al contrario, ridonando eco al desiderio dell’altro, alla sua stessa fisicità e speranza.
Sembra così raggiunto uno dei compiti più complessi che un poeta possa dare a se stesso: quello di caratterizzare in modo universale le immagini ed i pensieri che le sue poesie contengono e che da queste sgorgano. Afflato, quest’ultimo, che rende in Chiara Catanese il momento letterario repertorio della vicenda umana – e del suo più alto domandare – ma, ancor di più, reale momento creativo non disgiunto dalle più pressanti esigenze, tristemente attuali, di declinare la nostra vita, come anche il nostro essere al mondo con gli altri, secondo il segno rischioso di quello stesso amore.