Giorgio Paolucci, Se offrirai il tuo pane all’affamato… Oltre lo scarto: la rete di carità del Banco Alimentare, con un intervento di Papa Francesco, Guerini e Associati, 2015
Il libro di Giorgio Paolucci Se offrirai il tuo pane all’affamato… (ed. Guerini e Associati, pag. 127) è certamente un libro originale, perché riesce a coniugare il valore della testimonianza, attraverso i racconti che vi sono riportati, l’importanza sociale dell’azione che il Banco Alimentare porta avanti in Italia da oltre 25 anni, e l’appello alla carità e alla missione, espresso attraverso il testo del discorso pronunziato da papa Francesco il 3 ottobre del 2016 in occasione dell’udienza concessa ai circa 25.000 volontari giunti in sala Nervi a Roma da tutt’Italia.
La storia del Banco Alimentare in Italia riportata nel testo comincia alla fine degli anni ’80 con Danilo Fossati, proprietario della STAR, un uomo mosso sempre da un grande desiderio di sostenere i poveri, in ciò guidato dalla memoria dell’esempio della madre.
Il modo concreto, come il desiderio possa attuarsi, gli si chiarisce nel corso di una conversazione con don Luigi Giussani, il fondatore di Comunione e Liberazione, conosciuto attraverso alcuni suoi dipendenti che gli avevano parlato dell’esperienza spagnola del Banco de Alimentos. Fossati vola in Spagna per vedere di persona come la cosa funziona, ne è affascinato e nel 1989 costituisce a Milano la Fondazione Banco Alimentare. Nel primo anno di attività vengono recuperate 200 tonnellate di cibo, rifornendo 20 strutture caritative ed assistendo 2.000 persone. Passo dopo passo...fino ad oggi. Dal desidero di fare del bene dell’imprenditore milanese e il genio educativo del sacerdote brianzolo nacque in breve tempo e si sviluppò velocemente una rete di assistenza su tutto il territorio nazionale i cui dati più significativi raccolti nel libro sono: 8.000 strutture caritative associate attraverso cui si raggiungono 1.600.000 poveri. Questo risultato è ottenuto recuperando 75.000 tonnellate di cibo e producendo 1.100.000 piatti pronti.
I dialoghi fra il sacerdote milanese e l’imprenditore, riportati nel libro, rivelano il dna di un’opera descritta così dall’attuale presidente della Fondazione, Andrea Giussani: «Il cibo è un’esigenza primaria», «condividerlo con altri ci induce a cogliere che c’è qualcosa di più grande e di profondo che ci unisce agli altri e a capire che tutti abbiamo bisogno di un significato per vivere».
La lettura degli incontri descritti aiuta a comprendere che ci troviamo di fronte a persone con storie tutte diverse. Non dobbiamo pensare allo stereotipo del clochard. Sono cinquantenni che han perso il lavoro, imprenditori falliti, padri separati, anziani soli, schiavi del gratta e vinci, drogati dell’azzardo. Sono le povertà nuove, di persone fragili, dei tempi di crisi, che si aggiungono a quelle vecchie. E poi... il numero crescente dei migranti che ormai popolano le nostre città.
Nel libro vengono poi raccontate le vicende dei volontari la cui carità ha contagiato intere città e quelle delle ventuno organizzazione locali che aiutano la fondazione.
Ampio spazio è poi riservato alla esperienza della Colletta Alimentare che dal 1997, ogni anno si svolge in tutta Italia. Migliaia di volontari (135.000 nel 2015) all’ingresso dei supermercati invitano a far la spesa per chi non la può fare. Le loro casacchine gialle sono ormai famose. L’iniziativa incontra nella gente un diffuso desiderio di bene e di condivisione. A donare sono anche i più poveri, sono gli immigrati, sono i carcerati. Alla Colletta alimentare hanno aderito l’anno scorso 21 penitenziari, detenuti per cui è importante non essere definiti solo dal male che si è commesso: scontare la pena deve condurre anche a un punto di ripartenza. Per tanta gente è un gesto di educazione alla gratuità. Alla Colletta partecipano pure tante scuole, ragazzi di ogni età. Durante la giornata della Colletta alimentare vengono raccolte più di 9.000 tonnellate di cibo presso 11.000 punti vendita. La distribuzione del cibo alle persone più bisognose mette in gioco un’ulteriore rete di carità. Attraverso i bisogni fondamentali, il cibo tra questi, si incontra un bisogno umano più grande. Quello di sentirsi accolti come persone, di essere aiutati a ripartire, di aver riaccesa una speranza per andare avanti. Per questo spesso tra chi dona e chi riceve ci si guarda negli occhi, scatta un’amicizia, perché ci si trova accomunati da uno stesso desiderio, uno stesso destino.
Legati al Banco Alimentare sono nati programmi come Siticibo, che raccoglie gli alimenti eccedenti della ristorazione, ormai attivo in 370 città italiane, mentre sono oltre un centinaio le aziende donatrici, che ci ricordano che lo spreco alimentare non è solo un costo sociale ma anche economico e dal forte impatto ambientale.
“In un tempo che ha smarrito il valore infinito della persona concreta, perché ha dimenticato la tradizione cristiana, siete chiamati a rinnovare lo spettacolo della condivisione gratuita del destino dei fratelli uomini...”. In questa frase di don Luigi Giussani sta sinteticamente il valore dell'avventura del Banco Alimentare italiano e ciò che lo rende un unicum nel panorama delle Food Bank mondiali... tratto dalla prefazione di Giorgio Vittadini al libro Se offrirai il tuo pane all'affamato. Oltre lo scarto: la rete di carità del Banco Alimentare di Giorgio Paolucci (Guerini e Associati, 2015).
I proventi dei diritti d'autore sulle copie vendute, saranno devoluti al Banco Alimentare.