“Dante e il lavoro”. Franco Nembrini, profondo conoscitore del divin poeta, ha provato a spiegare l’attualità di questo nesso ai giovani di oggi

 

nembrini incontro dante 2

All’Auditorium dell’I.I.S. “Einaudi-Pareto” si è tenuto un interessante e seguitissimo incontro dal titolo “Dante e il lavoro” con il prof. Franco Nembrini, promosso dalla Cooperativa Parsifal, in collaborazione con People Help the People e il Centro Culturale Il Sentiero. L’occasione di questo evento è stata il progetto “Interaction. Aumentare le competenze per combattere la dispersione scolastica”, di cui era presente il referente Giuseppe Labita, che vede impegnata la Cooperativa Parsifal in percorsi di lettura e fruizione degli spazi della biblioteca e di orientamento e alternanza scuola-lavoro con gli studenti dell’I.I.S. “Einaudi - Pareto”.

“Invitare Franco Nembrini, - ha spiegato Elisa Barraco, referente di Parsifal, - è stata una grande opportunità per approfondire la questione del lavoro e delle aspettative dei ragazzi. È possibile oggi, - ha proseguito - nel tempo della comunicazione on line, incontrare un autore come Dante e farsi provocare, aiutare, accompagnare dai suoi versi dentro le vicende concrete della vita?”.

Dante può dare un contributo alle domande dei giovani?, Il tema dell'incontro è stato davvero una provocazione per tutti in un tempo in cui il lavoro è sicuramente un problema da tanti punti di vista e i giovani possono sentirsi demotivati, perché non vedono realizzati i loro desideri, perché, come ha precisato la Dirigente Scolastica, Maria Rita Di Maggio, nelle sue parole introduttive, “i giovani sono fragili perché hanno un futuro incerto e non c’è nemmeno la certezza di un lavoro che sia coerente con il proprio titolo di studio”.

Franco Nembrini, insegnante per tanti anni e rettore fino al 2015 del Centro Scolastico La Traccia, è un conoscitore appassionato delle opere di Dante. Innumerevoli sono le sue lezioni sull’autore in giro per l'Italia e in altri paesi, la sua lettura della Divina Commedia è stata protagonista anche di un ciclo di trasmissioni per Tv 2000 dal titolo “Nel mezzo del cammin”. Ultimamente la passione per Dante lo ha portato alla pubblicazione per la casa editrice Mondadori del volume “Inferno” con il suo commento ai canti, le illustrazioni di Gabriele Dell‘Otto e la prefazione di Alessandro D’Avenia.

Chi più di lui, educatore e profondo conoscitore di Dante, poteva raccogliere la sfida di spiegare quanto i versi del poeta possano ancora avere qualcosa da dire, possano rappresentare una guida nello smarrimento in cui spesso i giovani, e non solo, si trovano nel fare esperienza che spesso la realtà è lontana dalle aspettative del cuore?

Nembrini ha proprio sottolineato come spesso il lavoro può non essere quello dei propri sogni e desideri perché la vita è fatta di imprevisti e di ostacoli, ma questo non deve fermare perché il problema vero e fondamentale è capire qual è il “Compito della vita”. Se si capisce questo allora ogni compito può andar bene, anche se non viene incontro alle attese, può corrispondere lo stesso alla vocazione di uomo, in qualsiasi circostanza. Che si può essere protagonisti in tutte le circostanze e che Dante ci può aiutare in questo, Nembrini lo ha capito molto presto, quando ancora ragazzo, per aiutare in famiglia, lavorava durante le vacanze e salendo e scendendo scale sotto il peso di pesanti casse da scaricare ad un tratto gli è venuta in mente la famosa terzina del canto di Cacciaguida: “Tu proverai sì come sa di sale / lo pane altrui, e come è duro calle / lo scendere e ‘l salire per l’altrui scale”. C’era, infatti, - ha raccontato - una corrispondenza evidente tra la sua pesante condizione e quella del poeta che viveva la dolorosa circostanza dell’esilio.

Ecco, Dante con le sue parole non descriveva solo sé stesso ma anche la vita di un ragazzo a una distanza infinita di tempo. Allora Dante è attuale quando scopriamo che ci può descrivere e così facendo ci rivela una parte di noi, ci aiuta a crescere, può essere un maestro, una guida a comprendere che la direzione della vita dipende da noi e non dalle circostanze, dipende dalla posizione che decidiamo di assumere. È la libertà che si mette in gioco e le circostanze, qualsiasi esse siano, sono occasioni. “Funziona così – ha detto Nembrini - nella vita il limite può essere un gradino verso il basso o verso l’alto, tanto il limite c’è, a parità di condizioni qualcuno di una circostanza anche faticosa ne fa un trampolino di lancio per un salto in avanti, altri ne fanno la fossa, la stessa difficoltà può portare in alto o in basso, dipende da noi”.

Nell’incontro si è parlato di lavoro in modo diverso, come ha sottolineato Giuseppe Lupo, presidente del Centro Culturale Il Sentiero. Spesso, infatti, nel dibattito contemporaneo il lavoro è “mal trattato” perché si fa fuori il soggetto e la possibilità che in qualsiasi contesto lavorativo si possa esprimere pienamente. Allora “ripartire con la voce e lo sguardo di Dante vuol dire ripartire senza far fuori l’umano, ripartire spalancando la finestra alla realtà, a 360°”. Dante insegna proprio questo, ha ricordato Nembrini rivolgendosi ai giovani presenti: “Nelle circostanze della vita, corrispondenti o meno al cuore, non bisogna accontentarsi di meno che del mondo intero, altrimenti è poco. Siate grandi, abbiate un respiro grande, qualcosa da fare c’è sempre”.

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