(30 aprile 2012) - San Biagio Platani è un paese di fondazione seicentesca, come lo sono moltissimi altri in Sicilia. La sua storia ufficiale inizia nel periodo in cui per diverse e concomitanti ragioni socio-economiche e politiche si diffonde la concessione delle licentiae populandi. In questo paese situato nell’agrigentino tra vallate in cui scorrono i fiumi Platani e Turvoli ciò accade nel 1635, che è l’anno in cui la licentia populandi è concessa a Giovanni Battista Gerardi. I secoli seguenti della sua storia sono segnati dall’intreccio tra feudi e feudatari, contadini e lavoro nei campi, cioè da un sistema che secondo le misure del tempo e delle consuetudini aspirava alla costruzione di una comunità ordinata su concretezza e fatiche dell’agricoltura. Coloro che vivono del lavoro nei campi insegnano a tutti il rispetto che si deve alla natura, perché essa porta vita: il grano e gli altri prodotti della terra sono beni primari che la sostengono e divengono altra occasione di cultura, benessere, sviluppo.
Gli “Archi di Pasqua” raccontano questa e altre cose degne e meritevoli di essere viste e conosciute. Un museo cittadino è dedicato alla loro conservazione ed esposizione al pubblico lungo tutto l’anno.
Quando arrivi qui noti quanto siano rilevanti i segni del tempo sulla vita di una comunità. Quella di San Biagio Platani esprime bene gran parte di contenuti e dinamiche caratterizzanti la storia siciliana in età moderna. Lo si capisce anche dalle coltivazioni che hanno dato impronta al territorio; infatti, sono soprattutto oliveti, mandorleti, vigneti e, accanto al fiume Platani, agrumeti a contraddistinguere in modo inequivocabile il suo panorama. Esso è contestualizzato vicino a due corsi d’acqua: i fiumi Platani – da cui il comune ha preso il nome agli inizi della storia nazionale – e Turvoli – che del primo è un affluente –; accanto a entrambi sono vallate che danno fisionomia ai monti Sicani e in cui possono viversi esperienze naturalistiche interessanti e suggestive.
Ma l’identità dei sanbiagesi si è costruita intorno al frumento e ai prodotti che da esso provengono come beni primari della vita. Ed è il pane, naturalmente, la prima fonte con cui la vita è sostenuta e la parola metaforica con cui si indicano i motivi e le speranze che portano gli uomini a lavorare. Mai come in questo nostro tempo, del resto, la nota espressione “portare il pane a casa” è sentita con emozione e verità da ciascuno e da tutti. A San Biagio Platani, però, nei giorni della Pasqua accade qualcos’altro: il pane è portato fuori da casa in piazza. Lungo il corso principale, cioè in uno spazio pubblico, se ne fa elemento centrale di decorazioni fastose, diviene un bene messo in comune per sostenere la vita e rallegrare il cuore. Questo è un dato preciso, e di non poco conto, che si individua nella manifestazione degli “Archi di Pasqua”, che illustra al mondo la comunità di San Biagio Platani e il cui valore essenziale consiste nel fatto di essere espressione libera e autenticamente popolare.
Durante il periodo pasquale il corso principale del paese, corso Umberto I, diventa il palcoscenico di una manifestazione aperta al pubblico e il contesto dei riti pasquali che hanno radici lontane e cariche di significati attuali. Negli ultimi decenni essa ha raggiunto un livello sempre maggiore di organizzazione e notorietà. Le origini del gesto sono lontane nel tempo e dicono di una fede, di una devozione popolare cristiana che si è tradotta nei secoli che passano ripresentando, appunto, una tradizione che è riuscita a segnare il cammino di una comunità. Lo si deve, nella fattispecie delle composizioni che adornano il centro del paese, alle confraternite dei “Signurara” e dei “Madunnara”. A queste si deve l’allestimento degli archi che in forme nuove ogni anno esprimono simbolicamente l’impianto di una chiesa; gli archi ne rappresentano la facciata, la navata e l’abside; le immagini ne raffigurano i volti della devozione. La natura abbraccia la tradizione e fornisce il materiale (pasta, canne, olio, cereali, datteri e altri prodotti naturali intrecciati insieme al pane) per costruire archi, quadri, lampade e tutto il resto. Vista da vicino, ognuna di queste opere esprime il valore puro del lavoro e la bellezza vitale della natura.
Il tempo della Pasqua richiama la memoria di un Avvenimento che ha reso la storia il luogo della speranza e della vita. Gli “Archi di Pasqua” di San Biagio Platani lo ricordano tutti gli anni e lo descrivono con una manifestazione che vuole parlare agli uomini di un tempo, il nostro, in cui il pane e la vita sono ancora una volta le urgenze originali da mettere a tema perché un’esistenza sia veramente compiuta.
Nella photogallery sono contenute immagini che documentano gli "Archi di Pasqua" di San Biagio Platani. L'evento, che deriva da antica tradizione, si ripete ogni anno durante le quattro settimane del periodo pasquale e ha luogo lungo la via principale del paese, il corso Umberto I.
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