(5 gennaio 2013) – I rapaci sono animali capaci di suscitare intense emozioni, affascinanti ma anche inquietanti, simbolo di saggezza e di potere ma nel contempo oggetto di pregiudizi e persecuzioni come per secoli è accaduto al grifone (Gyps fulvus), un maestoso avvoltoio con una grande apertura alare (3 mt. circa), nonché importante elemento ecologico. Presenta un piumaggio bruno-fulvo (da qui il nome scientifico); la testa e il collo ricoperte da un piumino bianco alla cui base è visibile il caratteristico collarino di penne con una colorazione spiccatamente marrone, rosso chiara nei più giovani e biancastra negli adulti; la coda è corta e squadrata; il becco ricurvo e tagliente; la vista aguzza utile all’individuazione del cibo nel territorio circostante; le zampe grigiastre con grandi artigli, inadatti però alla cattura di prede vive come capita invece in altri rapaci.
Il grifone è un necrofago, si nutre cioè esclusivamente di animali morti rinvenuti nelle aree che vengono raggiunte durante le perlustrazioni giornaliere, anche a grandi distanze dai dormitori. Il particolare tipo di alimentazione rispecchia proprio la morfologia dell’animale; testa calva e collo lungo gli permettono di nutrirsi “scavando” nelle carcasse. Per cui questo rapace non solo non arreca danni agli allevatori, come si è creduto per secoli, anzi eliminando in breve tempo le carogne evita il diffondersi di epidemie svolgendo così il ruolo di “spazzino” naturale.
Vive in colonie numerose in prossimità di pareti rocciose inaccessibili dove le coppie nidificano. I grifoni divengono sessualmente maturi intorno al 4°-5° anno di vita (nella specie non esiste dimorfismo sessuale). Le femmine depongono un uovo tra gennaio e marzo che viene covato per circa 52 giorni. La costruzione del nido, la cova, nonché la cura del piccolo è gestita da entrambi i componenti della coppia. Il giovane grifone, nutrito con cibo rigurgitato durante la permanenza al nido, si invola dopo 100-115 giorni dall’avvenuta schiusa.
L’areale del grifone comprende il bacino del Mediterraneo dalla Spagna alla Turchia fino in Asia centrale. In Italia, a parte qualche colonia superstite in Sardegna, si era totalmente estinto, quasi sempre per mano dell’uomo. Di recente grazie a progetti di reintroduzione è tornato in diverse aree, ristabilendo l’equilibrio ecologico che per decenni è venuto meno.
In Sicilia la popolazione di grifone nei secoli scorsi era alquanto consistente. Il mutare delle condizioni nel settore agricolo e zootecnico ed il rarefarsi di animali allo stato brado, hanno portato, nei primi decenni del ’900, a una progressiva diminuzione della sua popolazione. Il colpo di grazia è stato dato da una sconsiderata campagna contro i nocivi (volpi in particolare) condotta con l’ausilio di bocconi avvelenati. L’ultima colonia di grifoni siciliani che abitava le Rocche del Castro nei pressi di Alcara li Fusi è stata cancellata definitivamente nella metà degli anni ’60. I “vuturuna” (nome locale dei grifoni) per anni sono rimasti vivi soltanto nel ricordo di chi ha avuto la fortuna di vederli volteggiare.
Alla fine degli anni ’90 il Parco dei Nebrodi e la Lipu, in collaborazione con l’associazione iberica GREFA, avviano un progetto di reintroduzione con giovani avvoltoi importati dalla Spagna installando una voliera di ambientazione alla base della Rocca Traura, sito storico dei grifoni in Sicilia.
I grifoni liberati ad Alcara li Fusi, dopo un periodo di ambientamento, hanno immediatamente occupato i luoghi un tempo occupato. Le prime nidificazioni si sono avute nel 2005 con l’involo dei primi avvoltoi “siciliani” a tutti gli effetti. Un evento straordinario verificatosi dopo 40 anni.
Nei periodi successivi le coppie nidificanti sono aumentate con l’involo sempre crescente di piccoli, che insieme ad altri esemplari progressivamente rilasciati hanno incrementato la colonia, che oggi vanta oltre 60 componenti. Il successo riproduttivo costituisce un passo importante nella riuscita del progetto anche se è ancora presto per cantare vittoria.
Da tempo l’ente Parco ha allestito un sito di alimentazione (carnaio), nei pressi della voliera di acclimatazione, per garantire agli avvoltoi un adeguato supporto alimentare dopo il rilascio. Il carnaio serve anche a rifornire il resto della colonia con una dose di cibo complementare data l’insufficienza di carcasse reperibili nell’ambiente circostante.
Il personale del Parco esercita un monitoraggio continuo sulla colonia per la sorveglianza e per valutare gli spostamenti degli animali, aiutati in questo lavoro dagli anelli distintivi applicati alle zampe di ciascun esemplare. I grifoni come grandi uccelli veleggiatori, capaci di sfruttare le correnti ascendenti di aria calda per mantenersi in volo con il minimo sforzo, si allontanano spesso dal sito del rilascio intraprendendo un viaggio alla ricerca di nuove colonie. È capitato che grifoni rilasciati ad Alcara sono stati avvistati altrove (Calabria, Abruzzo, Francia, Spagna), così come alcuni esemplari “stranieri” hanno spesso frequentato la colonia nebroidea.
Oggi, nonostante le buoni intenzioni con i tanti progetti di reintroduzioni in diverse parti d’Italia e d’Europa, il grifone come altri avvoltoi (capovaccaio, avvoltoio monaco, gipeto), continua ad essere seriamente minacciato. I cambiamenti ambientali e sociali delle campagne, più che in passato; la crescente urbanizzazione; le norme sanitarie che obbligano la rimozione delle carcasse animali; le uccisioni illegali; il saccheggio dei nidi; l’impiego illecito di bocconi avvelenati; la diffusione degli elettrodotti e ultima la diffusione delle torri eoliche; l’uso massiccio di prodotti chimici in agricoltura, influiscono tutti negativamente sulla sopravvivenza della specie.
Per un successo definitivo del progetto sui Nebrodi è fondamentale la formazione di altre colonie in aree vicine (Madonie, Calabria) al fine di favorire lo scambio di esemplari e collegamenti genetici con altre popolazioni presenti nel resto del Mediterraneo.
Il progetto grifone ha riportato nei nostri cieli questo splendido rapace ed è diventato anche, con il coinvolgimento delle scolaresche e dell’intera comunità, occasione per avviare campagne di sensibilizzazione sulle tematiche ambientali. Non da ultimo, la sua presenza è anche un modo per portare la popolazione a credere nelle proprie risorse per produrre reddito in condizione di sostenibilità ecologica e sociale.
Il grifone è tornato, è necessario rafforzare l’impegno di tutti per evitare che perisca una seconda volta.
REPORTAGE – L’Avvoltoio Grifone in Sicilia. Nella rassegna di immagini è documentata la presenza in Sicilia del grifone attraverso esemplari fotografati intorno ad Alcara li Fusi sui Nebrodi.– Sicily Present
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