(27 ottobre 2015) – Dal 21 al 27 ottobre 2015 il Teatro Massimo ospita la celebre opera mozartiana “Die Zauberflöte” (titolo originale del “Flauto Magico”, come da cartellone). Parole chiave del successo che in questi giorni si sta realizzando sono: regia coinvolgente, scene sorprendenti, cast che mette in scena artisti palermitani di altissimo livello.
Cominciamo dalla prima: la regia, ideata dal celebre regista, sceneggiatore e scrittore palermitano Roberto Andò, è realizzata eccezionalmente non solo sul palco, ma in buona parte direttamente in platea, con personaggi che entrano dalle entrate principali, che camminano tra gli spettatori e interagiscono con essi (dall’unire le mani di alcune coppie presenti, ad un bacio chiesto ad una bella donna, all’abbraccio al direttore d’orchestra…), coinvolgendo e divertendo in modo sempre nuovo. Anche il libretto in sé è arricchito di intercalari divertenti che, differentemente da quanto si possa pensare, avvicinano indubbiamente alla personalità di Mozart: egli amava ridere, scherzare su ogni cosa, creare nomignoli e parole strane, “giocare” con la musica; il mondo di Mozart è il mondo della leggerezza, del riso, in una cornice classica che da forma e ordine al tutto. Il pubblico esce divertito, conscio di come il teatro sia ancora e sempre fonte di vitalità, pur riprendendo opere settecentesche.
Continuando con le sorprese della rappresentazione, abbiamo le scene (di Gianni Carluccio): nell’ambientazione di un Egitto fantastico, dove è pensata la storia, il sipario si apre con un enorme ed inquietante serpente che fluttua per tutto il palco, minacciando l’incolumità del protagonista, il principe Tamino (Paolo Fanale) che verrà salvato dalle tre Dame della Regina della Notte (Cornelia Goetz). Esse gli racconteranno che Pamina (di cui Tamino si innamora subito non appena visto un suo ritratto), ovvero la figlia della loro signora, è stata rapita da Sarastro: giunge così la Regina della Notte (scena molto suggestiva, come in una visione) che lo incarica di salvarla. Intanto Tamino ha conosciuto lo strano uccellatore Papageno, personaggio più ilare della vicenda, che lo accompagnerà per tutta la sua avventura; a loro vengono donati un flauto magico e dei campanelli che li proteggeranno durante il cammino. Ad indicargli la strada, tre angelici fanciulli, interpretati da tre bambini del Coro di Voci Bianche del Teatro Massimo.
Giunti al tempio di Sarastro (Andrea Mastroni), Tamino scoprirà che gli intenti della Regina sono invece malvagi (imponente la rappresentazione del tempio, con le sue tre porte “Natura”, “Sapienza”, Ragione”), e che Pamina (Laura Giordano) è proprio dalla madre che deve essere salvata. I due giovani si incontrano e subito si innamorano. Sarastro sottopone Tamino ai riti di iniziazione e per dimostrare la sua virtù dovrà superare quattro prove: la prova del silenzio (un po’ come nella gluckiana “Orfeo ed Euridice” in cui il protagonista non doveva guardare l’amata fino a che non fossero usciti dagli Inferi, qui il silenzio , straziante, è rivolto a Pamina), la prova del digiuno, e le prove dell’acqua e del fuoco (che i due innamorati affronteranno insieme). Anche Papageno, dopo svariate prove affrontate più o meno malamente, riceverà comunque il dono di una Papagena (scena molto divertente del loro primo incontro, celato da un travestimento, per poi ritrovarsi in seguito). Un nuovo attacco della Regina della Notte al Tempio viene sventato, trionfando così l’amore, la virtù e la saggezza.
Un percorso di purificazione e di innalzamento che porterà Tamino a diventare da giovane debole e ingenuo a uomo saggio e forte, capace di cambiare il suo giudizio sulle cose (il bene e il male, incarnati rispettivamente nei due regni, di Sarastro e della Regina); un percorso che si realizza parallelamente ad un mondo più genuino e “popolare” che è quello rappresentato da Papageno: una trama dal significato profondo e dalle varie interpretazioni, con chiari riferimenti anche alla massoneria (quali il rito iniziatico) nonché all’Illuminismo (i frequenti riferimenti a “ragione” e “saggezza”).
A rendere il tutto estremamente godibile, il cast di eccezionale levatura di matrice interamente palermitana: i bravissimi e di ottima presenza scenica Paolo Fanale (tenore) e Laura Giordano (soprano), che dalla loro natale Palermo hanno portato il loro talento in giro per il mondo, ri-offrendolo di tanto in tanto, come in questo caso, anche alla loro città.
SPETTACOLI - "Il flauto magico" in scena al Teatro Massimo
(ph.el)