Venerdì 16 Settembre presso il Teatro Massimo di Palermo, all’interno della stagione lirica teatrale 2016, ha avuto luogo la“Prima” di “Madama Butterfly”, famosa opera lirica del compositore italiano Giacomo Puccini.
Sul palco, il coro diretto dal Maestro Piero Monti, il famoso soprano cinese Hui He ad impersonare la protagonista Cio-Cio-San (Madama Butterfly), il tenore americano Brian Jagde (B.F Pinkerton), il mezzosoprano Anna Malavasi (Su Zuki), il baritono Giovanni Meoni (il console Sharpless) e il tenore Mario Bolognesi (Goro), con la regia di Nicola Berloffa, le scene di Fabio Cherstich, i costumi di Valeria Donata Bettella.
La tragedia, ambientata nella città giapponese di Nagasaki, ha avuto come trama il triste destino di una giovane Geisha giapponese di nome Cio-Cio-San (farfalla in lingua giapponese) da cui il nome Madama Butterfly, la quale, sedotta e sposata per vanità dal luogotenente della marina americana B.F. Pinkerton, si toglierà la vita con il rituale giapponese del Seppuku. La tragedia, attualissima, è la storia di due mondi che si incontrano, quello piccolo ancora fresco e pieno di speranza del cuore della giovane quindicenne Madama Butterfly, ancora legato ad una dimensione di vita ancestrale basata sui valori dell’amore, dell’onore e soprattutto della fedeltà, e quello adulto di Pinkerton, moderno, occidentale e consumistico, dedito al consumo frivolo e leggero non solo della vita ma anche, a proprio piacimento, della persona umana. Due mondi che si incontrano e si scontrano decretando la fine tragica del primo, quello di Madama Butterfly.
Del resto, sin dal primo atto, i dialoghi tra il console americano Sharpless e il luogotenente Pinkerton esprimono bene cosa si sarebbe presto abbattuto sulla piccola Cio-Cio-San: una società vana, priva di legami veri e autentici e pronta a sciogliersi e slegarsi dalla fedeltà della “parola data”.
Ascoltando la lirica, infatti, sentiamo dire al luogotenente di «affondare l’ancora alla ventura finché una raffica scompigli nave e ormeggi, alberatura. La vita ei non appaga se non fa suo tesor i fiori d’ogni plaga, … d’ogni bella gli amor […] Così mi sposo all’uso giapponese […] Salvo a prosciogliermi ogni mese» (Atto I) e di seguito di voler rincorrere «se il furor m’assale» (Atto I) ogni «farfalletta […] se pure infrangerne dovessi l’ale», rispondendo quasi canzonatorio al console Sharpless, il quale denuncia il «facile vangelo» del luogotenente «che fa la vita vaga ma che intristisce il cor» (Atto I). Di contro, Madama Butterfly, rispetto alla vana personalità del tenente Pinkerton, si presenta con una statura umana composta e fedele pari a quella di un samurai, soprattutto nelle battute finali della tragedia. Infatti, sin da quando entra in scena, si mostra disponibile all’amore vero e sincero e soprattutto di credere in esso ripetendo più volte «io son venuta al richiamo d’amor!» (Atto I) e di rimanergli fedele, ormai abbandonata da tre anni con un figlioletto, rispondendo con risolutezza «Già è legata la mia fede…» (Atto II/I) alle richieste di matrimonio dello Yamadori.
Nella seconda parte conclusiva dell’Atto II, dopo una lontananza di tre anni, i mondi di Madama Butterfly e di Pinkerton tornano ad incontrarsi portando a termine la tragedia. Madama Butterfly, infatti, devota totalmente al luogotenente, che per codardia preferisce non farsi vedere dalla ragazza ingannata, con coraggio obbedisce affidando il figlioletto a Pinkerton e alla sua nuova moglie americana Kate e, con altrettanto coraggio, decide al grido «con onor muore chi non può serbar vita con onore» di togliersi la vita pugnalandosi con la stessa lama con la quale il padre tempo prima si era suicidato. In questo modo termina la tragedia di Madame Butterfly attraverso la quale Puccini sembra voler ricordare che quando il cuore è mosso da sentimenti autentici e profondi c’è in gioco la vita e pertanto il destino ultimo della persona, la quale può decidere se vivere fedele e all’altezza dei propri desideri, creando legami e rapporti autentici duraturi nel tempo, o mortificarli decidendo di vivere un’esistenza mediocre e frivola slegata da ogni possibile cammino di verità.
Lo sfondo scenico, in linea con l’ambientazione nipponica, ha visto la riproduzione dell’interno della tipica casa giapponese a soffietto “Minka” dentro la quale si sono svolte le scene più importanti della tragedia. Tuttavia, si è potuto assistere, alla fine della prima parte dell’Atto II, durante l’attesa del ritorno di Pinkerton, ad una contaminazione di epoche e società in quanto l’interno della casa oniricamente si è trasformato in un cinema anni ‘50 in cui sono stati riproposti i balletti acquatici del film The Million Dollar Mermaid con la famosa nuotatrice e attrice cinematografica americana Esther Williamche riproponeva la biografia della nuotatrice australiana Annette Kellerman.
Contaminazione di epoche, di società e di luoghi con la conseguente creazione di atmosfere oniriche che hanno accentuato il contrasto tra il mondo moderno occidentale, quello del sogno americano, tanto poetico quanto vano, e quello antico di società legate ancora a valori ancestrali e più umani. Contaminazioni che, quindi, hanno accentuato anche la solitudine di Madame Butterfly, solida e coerente Geisha giapponese, di fronte alla catastrofe incombente. Il pubblico, elegante e raffinato per l’importanza dell’evento, ha dimostrato di apprezzare con applausi entusiasti la regia di Nicola Berloffa, oltre che naturalmentel’ottima performance del giovane tenore Brian Jagde e l’interpretazione ancora una volta magistrale del soprano Hui He, i quali sono stati accompagnati dall’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo diretta dal Maestro Jader Bignamini. Un particolare merito e riconoscimento va alla dirigenza del Teatro Massimo che, con l’obiettivo di rendere fruibile l’opera lirica ad un pubblico più vasto, ha trasmesso lo spettacolo in diretta streaming sul sito del Teatro Massimo e sul sito di Repubblica.it. Inoltre, nell’ambito della manifestazione “Piazza Massimo”, ha trasmesso lo spettacolo anche in videoproiezione live all’esterno del Teatro in Piazza Verdi per una platea di mille posti al simbolico prezzo di un euro.